Carpano Carpani, un uomo tutto d'un pezzo
Un simpatico ricordo di una storica figura bedoniese
Carpano Carpani era uno dei tanti componenti della storica famiglia bedoniese dei Carpani, la prima a entrare nel business dei trasporti locali per mezzo delle corriere, poi l’attività venne assorbita negli anni settanta dalla parmigiana TEP. Carpano allora si mise in proprio, mantenendo una corriera gran turismo per gite e lunghi viaggi, dopodiché passò all’attività di taxista.
Ma questo non è quanto vorrei raccontare di lui. Come dicevo il suo nome si ricorda spesso, nonostante sia scomparso da ormai una ventina d’anni. Era proprio un uomo deciso, di poche parole e fiero delle proprie azioni. Anche il fisico non era da meno, era il vero omone, proprio di quelli “ben piantati per terra”, tant’è che ancora oggi è usato bonariamente come unità di misura di riferimento: è alto come Carpano; è il doppio di Carpano; è la metà di Carpano; grande e grosso come Carpano; è forte come Carpano ed infine, non poteva mancare: "L'ha detto Carpano".
Memorabile la storia, ma a questo punto potrebbe anche essere una leggenda, di quando andò per funghi e si perse nel bosco. Incredibile ma vero… uno come lui che si perde?
Eppure quel giorno non fece ritorno a casa, si perse davvero nella foresta del Monte Penna. Quella notte imperversava un temporale da paura, così la Croce Rossa e il gruppo Alpini organizzarono subito le ricerche, credo che sia stata anche l’ultima volta che a Bedonia rintoccò la campana a martello. Una decina di persone partirono nottetempo alla ricerca del nostro fungaiolo, ma di lui non si ebbe traccia fino al giorno dopo, a pomeriggio inoltrato.
Lo trovarono infatti che gironzolava ancora nei boschi, pacifico e soddisfatto del proprio “bottino”, proprio come se niente fosse successo. Nulla era valso spiegargli che il paese era preoccupatissimo per la sua sorte e che erano ormai venti ore che i volontari lo cercavano.
Fu così che il nostro Carpano, piuttosto di ammettere che si era perso e di essere stato ritrovato, disse fieramente ai primi che gli andarono incontro: “ E cusse fei chì ? ”…
Ehh sì, quando si dice un uomo tutto d’un pezzo!
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Carpano me lo ricordo ancora benissimo, me lo ricordo arrivare con il suo taxi che se non ricordo male era almeno dove arriva la mia memoria, una pegeout grigia.
Ricordo quando arrivava e parcheggiava, proprio davanti al negozio dei miei genitori, dove era situata la sua postazione che nessun altro taxista osava toccare, poi si dirigeva al bar sport.
Era un uomo tutto d'un pezzo di poche e misurate parole, che aveva conquistato il rispetto di tutti. I miei sono ricordi di bambina, è scomparso che avro' avuto una decina di anni, ma di sicuro non l'ho scordato.
Grazie GG per averci ricordato Carpano e stato bello anche rivederlo in foto.
grazie gigi bel ricordo un vero uomo di cui essere fieri di provare ad essere come lui
Rivivo volentieri questo viso e il suo modo di fare burbero.
Lo ricordo davanti al bar Botti che era la postazione per anni del suo taxi.
E' una persona indelebile per il paese di Bedonia.
ciao Gigi,
che bell'uomo Carpano, mi dicevano ammirato dalle donne e invidiato dagli uomini (il buon Delpippo in testa). Un omone grande grande è morto che ero una ragazzina, ma a me ricordava gli attori dei film americani, col suo sigaro. Mi sembrava John Wayne..... un' altra frase tipica legata alla famiglia carpani, non solo a Carpano, mia mamma me la dice, per parlare di mezzi di trasporto un po' traballanti: Hoimè me père de iessi settè int'inna curriera de carpani.... (scusate gli accenti e il dialetto non proprio preciso). Una bella parte di storia di Bedonia
Io purtroppo non lo ricordo ma come hai detto tu spesso ne sento parlare...
Purtroppo negli anni sono mancati tanti personaggi tipici bedoniesi ma è comunque sempre bello ed interessante ricordarli, penso che Carpano e molti altri facciano parte della storia Bedoniese. Chissà perchè il passato sembra sempre più bello del presente. Bravo GG e grazie
Splendidi racconti su Carpano, non dovremmo farli noi che lo abbiamo conosciuto fino alla nostra adolescenza e poi è mancato... ma da quel poco o tanto che ricordo, o dai racconti di chi lo ha conosciuto meglio, rivedo caratteristiche del suo carattere che ritrovo pari pari nell'amico (suo nipote) Michele, competente all'ennesima potenza nelle cose che lo appassionavano (a dimostrazione che spesso buon sangue non mente), o facevano parte del suo lavoro.
Io ricordo che a Roma in taxi bisognava andarci con Carpano: "perchè u sa tutte e strèe per surti da Rumma sensa traffico" e a me e al mio amico Flavio aveva anche fatto da guida turistica...(oddio poi qualche incrocio lo avevamo anche sbagliato... ma con la scritta taxi nella corsia preferenziale si rimediava...) poi quando lo sentivi nominare, era come la Cassazione... lo ha detto Carpano... (o "U la dittu u Carpano"!!!).
Ho memorizzato una frase sentita da lui forse prima di una partita di Coppa Campioni... Inter (nomino questo nome solo per dovere di cronaca...) - Real Madrid... "Gli Spagnoli credono che il calcio si giochi solo da loro, fanno quel gioco di passaggetti e non difendono... ve lo dico io che là ci sono stato tante volte e li conosco bene". CASSAZIONE allo stato puro... "U gheiva ragion u Carpano!!!"
Grande Alpino Carpano,
era già iscritto quando mi hanno eletto Capogruppo e Vi dico che la prima volta che gli ho parlato e chiesto se rinnovava la tessera, avevo qualche piccolo timore, alto, imponente, sguardo severo, non ci conoscevamo molto, era plausibile averne.
Poi dopo avermi saldato la quota e ritirato il "bollino" mi ha chiesto "interessato" alcune cose sulla vita del Gruppo, spiegandomi il perchè della sua poca partecipazione alla vita Associativa.
Da allora ha sempre risposto in modo cortese ai miei saluti.
Grazie Gigi
Per non dire: Ha due spalle come Carpano!
Che bello rileggere questi ricordi! Grazie
Da appassionato di vicende locali del periodo bellico 1940/45, credo non si possa parlare di Carpano senza ricordare i suoi trascorsi nella resistenza della Val di Taro.
Fu fra i primi ragazzi che scelsero la montagna dopo l'8 Settembre ed in breve tempo si distinse per capacità organizzativa.
La sua innata personalità lo portò in breve a divenire un capo partigiano.
Si ricorda, fra i vari episodi di quegl'anni, l'assalto alla caserma dei carabinieri di Santo Stefano d'Aveto, dove un drappello di pochi uomini al comando di Carpano, entrarono nel paese, presero la caserma e fecero vari prigionieri fra gli alpini della Monterosa a guardia della stessa.
L'operazione, non concordata con i comandi superiori della resistenza valtarese, fu voluta e diretta da Carpano come rappresaglia verso i militari della Repubblica Sociale di Santo Stefano che il giorno precedente catturarono e uccisero un partigiano dello stesso gruppo di Carpano.
Oltre che per l'ardimento di questa azione preferisco ricordare Carpano per le scelte successive e conseguenti questi fatti.
Gli alpini catturati vennero smistati fra i quattro gruppi partigiani che operavano nella zona del bedoniese fra il Penna, l'alta Val Taro e l'alta Val Ceno.
Ogni gruppo aveva appunto un comandante diverso e Carpano era a capo di uno di questi.
Dopo un paio di mesi, tentati alcuni scambi di prigionieri non andati a buon fine, si imponeva la necessità di decidere le sorti degli alpini repubblichini.
Il comando superiore decise venissero giustiziati come esempio per quanto accaduto al partigiano morto a Santo Stefano.
In realtà le reali responsabilità di quella morte non erano di questi poveri ragazzi ma del comando militare e politico superiore che prese le decisioni su quel fatto. Sicuramente non di giovani militari, alcuni di leva, che ebbero la sfortuna di essere di guardia alla caserma.
Carpano, uomo tutto d'un pezzo, fece la sua scelta e si rifiutò di fucilare i due prigionieri a lui affidati, senza conoscere le reali ed oggettive responsabilità dei medesimi.
Stessa cosa fece un altro comandante mentre i due rimanenti eseguirono l'ordine uccidendo i prigionieri a Casamurata ed a Calice.
In quest'ultimo posto un condannato riusci a scappare nottetempo mentre veniva condotto al patibolo; calciando la lanterna e precipitandosi scalzo nella boscaglia ed è testimone vivente di quelli che si ricordano come I fatti di Calice.
Ho voluto ricordare questo episodio perchè credo sia rappresentativo dell'uomo che viene ricordato in questo post.
Una cosa e sparare in battaglia, altra è fucilare un inerme alla schiena.
Carpano scelse!
Contro molti, anche contro i suoi superiori e dal mio punto di vista fu la scelta di un uomo tutto d'un pezzo.
Altri, fra i quali il tristemente celeberrimo D'Artagnan , fecero altre considerazioni e di sicuro non hanno la mia stima ne per questo ne per altri fatti che malauguratamente contraddistinsero quel periodo.
Gli avvenimenti narrati sono nella memoria di quei pochi anziani che ancora vivono e ve ne è testimonianza nel libro Al pian scenderem per la battaglia di Ferruccio Ferrari ed anche in Racconti di guerriglia in valtaro di Sara Raffi Lusardi.
La prima cosa che mi é rimbalzata in mente leggendo di Carpano (classe 1922) è stato il suo stile di vita basato su due capisaldi solidi ed imprescindibili.
Ovvero le belle DONNE e i MOTORI rombanti.
Il classico binomio che era l'oggetto di desiderio di tutti i "masculi" ma che lui riusciva a praticare senza faticare e senza ...dover chiedere.
Quello che per altri era un sogno per lui era pane quotidiano.
Gli cascavano ai piedi e lui le coglieva. Non abbisognava dei lunghi e faticosi corteggiamenti in uso a quei tempi.
Era colui, giusto per intenderci, che soleva mangiar pesce a mezzodì senza doversi alzare alla quattro del mattino per andarlo a pescare.
Come non ricordare, fra le tante donzelle che ebbe, la celeberrima Isabella S. che ora vive negli Usa ???
Una donna di una bellezza incomparabile, dotata di una classe, di una femminilità e di uno charme senza pari.
Era scontato che anche questa mirabilia della natura capitolasse di fronte al fascino di Carpano. Lui.. poteva. Era bello, con un fisico corpulento/imponente e disponeva di autovetture scoppiettanti, ultimo singhiozzo della moda, che, negli anni 50/60, erano riservate a pochi eletti.
Appariva come il classico bonario/bonaccione, dal carattere eternamente fanciullesco, che dava l'illusione alla donne a cui si approcciava, di poter essere facilmente conquistato e soggiogato. Ed invece rifuggiva dagli impegni gravosi e dalle responsabilità proprie dei comuni mortali.
Il termine "matrimonio" non era confacente con i suoi concetti ed i suoi parametri. Lui era improntato al gioioso svolazzo di fiore in fiore ed amava succhiare nettare ...femmineo.
Era solito gigioneggiare ma lo faceva con modi accattivanti ed anche le sue smargiassate venivano accettate con benevolenza, simpatia, comprensione.
Ebbe poi anche una fidanzata del Borgo che pazientò per decenni di essere impalmata. Costei, forse, sperò che, con il passare degli anni, si arrendesse, che calasse l'ancora, ma attese invano e tutto fu inutile.
Ci sarebbe da scrivere un romanzo su questo eterno pacioccone estremamente divertente che andavamo a ricercare nei bar per trascorrere momenti di relax
e di piacevole svago. Oltretutto con il suo girovagare per l'Europa, alla guida del suo pullman extra lusso, aveva sempre qualcosa di divertente da raccontare.
Caro Carpano, se per caso mi stessi a sentire da lassù o da laggiù, non indispettirti per le cose banali e futili che ho narrato. Anche quelle fanno parte della nostra esistenza. Che tu fossi una persona degna e con una elevata dirittura morale, ce lo ha illustrato "Luigiotto il Dotto" (ns. storico locale e figlio del tuo amico Pino Battoglia) raccontandoci dell'episodio in cui tu, come capo partigiano, salvasti la vita a due ragazzotti imberbi, colpevoli, esclusivamente, di indossare una divisa dell'esercito italiano. Mi chino e ti esprimo la mia ammirazione.
Ciao.
E' un obbligo civile ricordare Carpano dopo la felice idea di Gigi-cacciatore di ricordi.
E' un obbligo civile innanzitutto perchè il "personaggio" era di quelli che lasciavano comunque una traccia e poi perchè l'avevo frequentato fin dagli inizi degli anni sessanta. Allora ero entrato a far parte di una numerosissima combriccola bedoniese che aveva una caratteristica speciale: ci entravano tutti, dai ragazzi di sedici anni alle persone quarantenni o cinquantenni che facevano, diciamo, i "ciceroni" e noi li stavamo a sentire ( quanti racconti... )invidiandoli un poco e tutti orgogliosi di essere in un certo modo i loro figli: le serate e i pomeriggi al bar Mellini, le merende e le cene fuori paese, le balere, le estati alla Chiusa, le notti trascorse a giocare a poker....
Carpano, quando tornava da uno dei suoi Tours europei munito sempre di qualche aggeggio d'avanguardia che puntualmente metteva in bella vista al bar Mellini facendo finta che non fosse suo, sigaretta perpetua che penzolava dalle labbra, gli occhi volutamente assenti ma le orecchie prontissime a intervenire con chi giudicava il suo orologio comperato a Mosca o la radiolona a transistors presa in un emporio di Barcellona eccetera. Alcuni del gruppo, gli sfrontati, per iniziare la discussione sempre più animata che poteva durare anche due mesi sulle "meraviglie di Carpano", mettevano in scena telenovele che la Rai d'allora se le sognava... e giù risate e falsi battibecchi che Carpano non solo accettava di buon grado, ma che, con i suoi silenzi sornioni, aizzava perchè quei teatri lo riempivano di soddisfazione.
Tale e quale al bambino che aveva avuto il giocattolone in regalo che nessuno aveva!
Ah, la simpatia di Carpano nascosta spesso sotto il mantello burbero della sua timidezza da eterno giovinastro che non voleva crescere poichè crescere è fatica!
Uno spasso, una meraviglia, una voglia matta di sederglisi accanto, lui che, per esempio, conosceva tutte le speci animali del creato, che teneva fucili e altre diavolerie militari o piscatorie nel bagagliaio delle sue macchine spropositate che amava almeno quanto le bellissime donne che gli andavano a genio ma che non portò mai all'altare... perchè non poteva e perchè per lui, grande e grosso, la vita tranquilla tanto come il lavoro di autista "transiberiano" erano le sue beatitudini faticose da uccello migratore.
Glielo si leggeva nello sguardo di aquila del Penna e nella bontà d'animo che talvolta rivelava un'innocenza sorprendente.
Il ricordo di Lui che ancora mi brucia è questo.
Lo incontro una mattina sulla piazza del Pelpirana. Mi viene incontro e mi dice che deve andare all'ospedale per un delicato intervento ai polmoni.
Io già lo sapevo ( queste storie fanno subiro il giro del paese ) e cerco in tutti i modi di fargli apparire lieve quell'impegno.
- Stia tranquillo, oggi fano miracoli... - gli dico quasi vergognandomi di una tale banalità.
Lui, dopo qualche esitazione, mi stringe la mano e mi dice:
" Non lo so se ci vedremo! "
Una coltellata che mi aveva lasciato senza parole e intontito.
Ma Carpano aveva visto lontano col suo sguardo di aquila. Fu operato, tornò a casa, si chiuse nella stanza buia in cui non ricevette nessuno e un giorno le campane della chiesa suonarono a morto.
Se n'era andato con l'orgoglio di chi non può accettare una simile sconfitta e io, ancora oggi, lo stimo come fosse Achille o Ettore o quei giganti che lasciano per sempre le impronte del loro passaggio.
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a "colorare" la vita di questo nostro bedoniese a cui tutti eravamo affezionati, particolare gratitudine a Arturo, Remo, Luigi
Ieri ero nel Piacentino con l'amico Sergio R. e durante una piacevole cammimata mi ha raccontato l'episodio capitato a suo padre Riccardo R., marito della Sara.
Nel periodo resistenziale, Riccardo R. , mentre raccoglieva i "Lanci" paracadutati dagli alleati nelle nostre vallate, venne circondato da alcuni "Sbandati" slavi che volevano impossessarsi del"Lancio".
Era notte e buio pesto....; provvidenzialmente dalle frasche del Monte Penna emerse, come un Ercole, il Carpano Carpani che con la sua sola prestanza mise allo sbando i maleintenzionati... salvando il nostro "Riccardino" R.
L'episodio fa il paio con il racconto di Luigi e conferma quanto ripeteva mio zio Marco su Carpano e sulla bella amicizia che legava loro due fin dall'infanzia.
Claudio m.
Sono cresciuta ascoltando i suoi racconti al bar ero prima bambina e poi ragazzina e lui era come un orso buono, il mio tassista personale perchè innumerevoli sono sate le volte in cui perdevo la corriera per andare a scuola e lui mi accompagnava, non voleva facessi l'autostop, mi manca ancora.
Me lo ricordo, da bambino, con il suo pullman granturismo bianco.Eravamo andati in gita a Chiavari con le Giannelline e lui era di una simpatia immensa.
Da bambina mi faceva un po' paura, me lo ricordo burbero e sempre con un meraviglioso profumo, lo stesso che pervadeva la sua camera. Da adulta l'ho scoperto buono, tenero e molto protettivo. Caro....
Carpano è stato il simbolo di una Bedonia irripetibile e magica che, chi non l'ha vissuta, anche ragazzo, come me (allora), non potra' mai raffigurarsi. La sua generosità, il suo "candore" erano pari al fascino leggendario del più bell'uomo dell'intera provincia: di tale rango lo gratificavano (e non solo a parole) ragazze meravigliose.
Sono stato suo amico e rimarrà per sempre nella mia affettuosa memoria.