The Wall

Quella data la ricordo benissimo. I telegiornali non parlavano d’altro, l’impero dell’Europa dell’est si sgretolava di giorno in giorno, fino a che non diffusero la notizia dell’apertura del confine tra Germania Ovest e Germania Est. Il muro perdeva pezzi, cadeva sotto i colpi di piccone di cittadini liberi, con lui si disintegrava l’ideologia comunista e la contrapposizione storica tra Stati Uniti e Russia.
A Berlino, per motivi di lavoro, ci andai più volte nell’inverno del 1990, e ricordo che mi rimase impresso l’aspetto delle due città. Bastava fare un centinaio di metri a piedi per vivere in due realtà totalmente differenti. Nella parte ovest vetrine ammalianti, case e palazzi ristrutturati, Mercedes e BMW, strade illuminate a giorno; nel lato est si potevano ancora osservare negozi scarni e bui, palazzoni sgangherati, enormi e tutti uguali, mentre per le strade, rischiarate da lampioni malinconici, solo Trabant dai colori pastello.
Oggi tutto è cambiato, Berlino è tornata la capitale di un tempo, una città moderna e simbolo della rinascita post comunista.
Di quel muro ne posseggo un pezzetto, lo staccai e lo portai a casa come testimonianza reale di un periodo storico. È là, sulla libreria, ogni tanto lo prendo in mano e soppesandolo penso a quello che ha simboleggiato per milioni di persone, per quasi trent’anni.