Che fine ha fatto la fusione dei Comuni?
L'obiettivo del Comune Unico è quello di mantenere e migliorare tutti i servizi ai cittadini residenti, ma in Alta Val Taro nessuno ci sente
Nel frattempo, la situazione socio-economica della valle non è certo migliorata, anzi. Se la pandemia, lo smart working e la ricerca di contesti meno affollati, aveva fatto pensare ad un'occasione per rilanciare la montagna, la successiva crisi economica ci sta riportando alla dura realtà di un sistema centripeto che vede nella periferia un costo da tagliare.
Al calo demografico e all'invecchiamento della popolazione, trend che non hanno visto inversioni, si sono aggiunte la crisi del commercio, schiacciato dalla concorrenza del web, e quella della pubblica amministrazione locale, che ha visto uscire tante risorse umane e competenze che non sono state rimpiazzate. Così oggi ci ritroviamo con comunità più anziane e povere, con un tessuto economico ridotto all'osso, e con amministrazioni comunali sprovviste di risorse umane ed economiche.
A questo quadro desolante, si deve aggiungere l'insuccesso conclamato dell'unica forma di condivisione amministrativa che è l'Unione dei comuni, anch'essa priva di personale e competenze, nonché povera di funzioni.
È in questo contesto che muove il nostro rinnovato impegno sul tema fusione. Come movimento civico Borgotaro in Comune, di cui sono portavoce, abbiamo deciso di rilanciare la discussione sulla possibilità di fondere i 5 comuni dell'Alta Valtaro, portando argomenti solidi, basati su dati economici e su esperienze già in essere.
Il dato, tanto inconvertibile quanto clamoroso, da cui siamo partiti riguarda le entrate aggiuntive che la fusione porterebbe nelle casse del nuovo ente: 2 milioni di Euro di fondi statali per 15 anni e oltre 500 mila Euro di fondi regionali per 10 anni, per un ammontare complessivo di 35 milioni di Euro.
Cosa si potrebbe fare con questi soldi? Lo hanno illustrato il Sindaco e l'Assessore al bilancio del Comune nato dalla fusione di Sorbolo e Mezzani: scuole, progetti di efficientamento energetico, ciclovie, infrastrutture sportive e polifunzionali. Con quei soldi si può partecipare ai bandi cofinanziati senza paura di non avere i soldi, una volta vinti.
Con quei soldi si può investire 100 e avere indietro 500. Con quei soldi si può progettare il presente e il futuro, attirando l'attenzione delle imprese e delle giovani coppie. Con quei soldi, e grazie all'allentamento dei vincoli sulle assunzioni, si può rimettere in moto la macchina comunale, assumendo personale altamente qualificato, aumentare il livello dei servizi abbassando le tasse. In sostanza, la fusione può innescare un circolo virtuoso, di cui Sorbolo Mezzani ne è un esempio tangibile.
Come movimento civico vogliamo ripartire da qui, da questi dati e dall'esperienza di chi l'ha già fatto, per rilanciare la discussione e cercare di rompere quel muro di gomma che nel passato ci ha fatto desistere. Non sarà affatto facile, ma noi sentiamo il dovere morale e politico di provarci, perché la nostra amata valle non merita di suicidarsi. PDF - Alcuni esempi amministrativi attuati da Sorbolo Mezzani PDF - Previsione contributiva legata ai nostri 5 Comuni
Marco, intanto grazie per continuare a perorare la causa e a non mollare la presa.
Come ben sai, la mia prima visione, nonchè battaglia, sui benefici della “fusione” amministrativa dei Comuni dell’Alta Valle è datata 2011. In dodici anni sono stati scritti fiumi di parole, ma in compenso non ho visto un solo segnale di cambiamento in modo da migliorare la vita e le tasche dei cittadini valtaresi.
Venerdì scorso ero presente all’incontro di Borgotaro e nell’ascoltare Nicola Cesari e Gianmaria Fava, Sindaco e Assessore al Bilancio di Sorbolo Mezzani, oltre alla benevola esortazione ad agire di Antonello Barbieri, Presidente Fusioni Comuni Coordinamenti Nazionale, mi sono convinto ancor più sui benefici che una fusione porterebbe ai nostri cittadini: non si parlava di teoria, ma di solide realtà.
Ho ascoltato parole decise, di idee già realizzate, di progetti in corso e soprattutto di futuro. Tutti argomenti che non trovo spesso sulla bocca dei nostri Amministratori.
Un vero peccato, ma senza stupore, riscontare la non presenza all’incontro di Amministratori locali e dei nostri cinque Sindaci. Cinque Sindaci, appunto… in caso di fusione ne resterebbe uno solo.
Mi ripeto: credo sia questa la vera e unica chiave di lettura di un fallimento che pesa sulla vita dei cittadini come un macigno. Non c'è peggior sordo di chi non vuole ascoltare.
Caro Marco,
apprezzo molto il tuo sforzo e quello del movimento civico che rappresenti col quale cercate di rompere vecchi schemi e pregiudizi duri a morire.
Se il "campanile" ha contribuiti a creare la meravigliosa diversità che connota il nostro Paese, dall'altra è stato anche ostacolo a quel cosmopolitismo necessario a portare benessere diffuso e riduzione delle disuguaglianze. Difendere storia e originalità dei luoghi non può significare chiusure e separatismi anacronistici.
I confini comunali hanno subito moltplici variazioni nella storia: dall'ordine medioevale a quello delle giurisdizioni.
Gli aggregati territoriali nascono e si trasformano, o addirittura muoiono in funzione degli interessi locali e nazionali. E' evidente che, in valli chiuse, con bassi scambi e modesta "contaminazione" con le comunità vicine, tutto tenda a stagnare a diventare conservazione. Ma il mondo cambia. Cambia l'idea stessa di centro e di periferie, in un contesto politico ed economico a geometrie variabili. Dunque la madre di tutte le domande è: oggigiorno, la struttura amministrativa, i confini attuali, rispondono alle esigenze della popolazione che vi è inclusa?
Se ci diamo degli indicatori, come:
- attività economiche
- produzione di PIL
- qualità dei servizi
- struttura demografica della popolazione
- inclusione sociale
- qualità dell'ambiente
- opportunità per le giovani generazioni
- servizi alla persona e, in particolare agli anziani
E altri ancora, vediamo come oggi l'impegno maggiore dei decisori dei singoli comuni corrisponda all'imperativo: "resistere". Resistere per esistere. ll che è un concetto asfittico, attendista; come se, col passare degli anni, arrivasse qualche novità miracolistica a sanare il declino che stiamo vivendo. Nè serve ritenere che basti qualche "santo in Paradiso" o consigliere in Regione , per portare a casa, in termini di finanziamenti, quanto il territorio non riesce a generare motu proprio, grazie alla sua efficienza e capacità di generare ricchezza.
Il fatto stesso che l'economia delle due valli sia essenzialmente basata sui servizi e che, attività prima importanti, come l'agricoltura, zootecnia siano in forte regresso, la dice lunga. Il vecchio muore e il nuovo non si intravvede. Si sopravvive. Il che è l'esatto contrario dell'idea del governare criticità e problemi.
Io ritengo che la fusione dei comuni non sia una panacea. Mettere insieme tante povertà, di per sè non costituisce una ricchezza, ma, il fare le cose insieme, fare squadra, attrezzarsi con nuovi strumenti e maggiore efficienza ad apparecchiare al nuovo, questo si, le fusioni lo possono fare.
Dunque la questione delle fusioni va viste in funzione di una ripartenza vitale per le aree interne.
Ripartenza che sappia adottare un deciso cambio di paradigma. La montagna è ricca, ricchissima di servizi ecosistemici. Dobbiamo parlare di neutralità carbonica, essere parte attiva nel progetto provinciale perchè l' Alleanza che sta nascendo tra una pluralità di soggetti politici, economici e di interesse sappia costuire una nuova economia: sostenibile, ambientalista e, al tempo stesso, che sappia generare posti di lavoro. Si, perchè i posti di lavoro sono la chiave della rivitalizzazione della vita nelle due valli. La scommessa sono le Comunità Energetiche Rinnovabili, i Contratti di Foresta e tutte quelle innovazioni che solo un territorio coeso, robusto e che si muova in modo unitario può progettare e realizzare.
Non sono per nulla sorpreso nel leggere che la platea è rimasta priva di Amministratori: il tema era se mantenere o no il loro status. Scelta quindi, a loro avviso, plausibile e ben motivata.
Un “capo villaggio” dovrebbe raffigurare il meglio del e per il suo popolo, apportare nuove forme amministrative, procurarsi finanziamenti per rendere più efficiente la pubblica amministrazione e apportare nuovi servizi essenziali (evitando di gravare il gracile bilancio con nuovi mutui).
Però accade l’esatto contrario, così almeno avviene nel mio paese natio, poiché, se tutto cambiasse, gli stipendi andati in fumo sarebbero due.
Non fare scelte coerenti e al passo con i tempi è una realtà incontestata.
Non illudiamoci, la sterzata è inevitabile e quando accadrà sarà troppo tardi.
Da sant’Agostino: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Da questo comportamento si intuisce chi lavora a beneficio dei propri cittadini (vedi comuni della nostra Bassa) e chi pensa solo a tagliare nastri e a partecipare ai buffet, tralascio lo stipendio per non essere additato di populismo.
Caro Gigi,
rispondo ai vari commenti, compreso il tuo relativo all'"udito" degli amministratori sordi.
E' ovvio che di seguito esprimerò il mio solo pensiero personale.
Ho appreso dell'evento a giochi fatti; se fosse stata concordata la data, avrei potuto assicurare la mia presenza e non avrei certo disdegnato, com'è mia abitudine, di trasferire il mio pensiero sull'argomento.
Purtroppo è stato fissato in autonomia e altri impegni assunti in precedenza non mi hanno consentito di presenziare.
Lancio una proposta: perché non viene programmato un altro incontro in data da concordare?
Io ci sarò e mi sarà gradito condividere con la platea presente la mia opinione.
Cari saluti,
Marco Moglia
Caro Marco,
l'evento è stato pensato come momento di ascolto di esperienze virtuose, e l'abbiamo organizzato sulla base delle disponibilità dei relatori e l'abbiamo promosso per tempo. Se avessimo dovuto verificare anche la disponibilità degli amministratori locali non l'avremmo mai tenuto.
Abbiamo già in cantiere di organizzare altri momenti informativi e di discussione sull'argomento, e non mancheremo di invitarvi ufficialmente, ma più che esporre buoni propositi che non sembrano mai essere trasformati in efficaci forme di governo del territorio, chi amministra potrebbe iniziare a fare qualcosa di concreto: la Regione finanzia lo studio di fattibilità sulla fusione. Perché non predisporlo?
Caro Marco,
io l'ho saputo una settimana prima, quando da tempo erano organizzati i vari altri eventi.
Mi spiace che tu non abbia contezza dei tanti buoni propositi che si sono trasformati in azioni concrete.
Quanto vuoi ci confrontiamo e te li illustro.
Ribadisco, io ci sono, quando volete, per programmare un altro incontro in tempo utile.
Cari saluti.
Caro Marco,
Abbiamo organizzato l'evento sulla base delle disponibilità dei relatori e, visto il taglio diverso rispetto alle iniziative già in programma, abbiamo deciso di non procastinarlo ulteriormente.
Mi rincresce che tu abbia preso sul personale una constatazione che non riguarda il lavoro della tua amministrazione ma si riferisce a quanto accaduto in passato sul tema: di fusione ne parliamo da almeno dieci anni e di iniziative ne sono già state organizzate tante, anche in presenza di amministratori, ma di concreto non si è mai visto nulla. La Regione finanzia lo studio di fattibilità, e allora perché non sedersi intorno ad un tavolo e provarci?
Caro Marco,
non ho affatto preso "sul personale" i commenti.
Mi spiace solo di non aver potuto partecipare, tutto qui.
Sarebbe stata una utile occasione di confronto.
Lavoriamo insieme per ogni possibile sviluppo, anche con il coinvolgimento della Regione.
Noi ci siamo.
Marco
Bene, allora restiamo sull'argomento e proviamo ad delineare un percorso. Abbiamo la disponibilità del sindaco di Sorbolo Mezzani e della associazione Fusione Comuni Coordinamento Nazionale a darci una mano e in autunno possiamo iniziare a lavorarci tutti insieme.
Molto bene Marco. Ringrazio quindi il Sindaco di Borgotaro, Marco Moglia, per aver espresso la disponibilità ad aprire un confronto sul tema. Restiamo quindi in attesa di altri possibili sviluppi.
Bene. Importante è riprendere l'iniziativa. Ci abbiamo provato circa 10 anni fa con alcuni amici ed alcuni giovani portando anche l'esperienza della fusione dei Comuni della Valsamoggia. Abbiamo discusso in assemblee pubbliche nei territori, realizzato spot sulla TV locale, con proposte concrete (c'era la possibilità tra l'altro, e forse c'è ancora, di chiedere alla Regione, gratuitamente, la realizzazione di un progetto di fattibilità da sottoporre alla cittadinanza (i pro e i contro delle fusioni), ma purtroppo non se ne è fatto nulla. Nel frattempo in molte località si procede, anche gradualmente, ma si prova. E i dati delle anagrafi comunali, come rispondemmo ad un Sindaco allora, sono lì ad inchiodare la nostra responsabilità. Buon lavoro, quindi. Luciano Allegri