Boris dei Pesos

Ricordo di un personaggio borgotarese noto per il suo lungo lavoro, ma soprattutto per le sue passioni: funghi, calcio e amici
Un paese non si fa con il numero di abitanti, ma bensì con le singole persone, è ciò che lo rende tale, e così quando diciamo “il mio paese”, è implicito inserirci anche i “personaggi” che lo forgiano. Boris Bozzia era uno di loro, una personalità così spiccata e forte che il “Borgo” ne sentirà il vuoto, un po’ come la tessera mancante in un puzzle. Non ci sono dubbi, si è capito fin da domenica scorsa, leggendo commenti e ricordi, veramente tantissimi, lasciati sui social.

Era sufficiente pronunciare il suo nome – il cognome era decisamente superfluo – per sapere chi era il soggetto di cui si stava parlando. Non c’era infatti persona, anche non borgotarese, da Fornovo a Cornolo, da Bardi a Tarsogno, che non lo conoscesse. Quasi quarant’anni come infermiere all’ospedale Santa Maria, le escursioni nei posti più impensabili in cerca di funghi, sia porcini che prugnoli, e le sue infinite scorribande con i Pesos lo hanno reso popolare.
Eh sì, la compagnia goliardica dei Pesos… una sorta di “Amici miei” allargata, era stata fondata nel 1979 insieme all’inseparabile amico Valerio Brugnoli, tanto da divenirne poi il loro marchio di fabbrica.

Per tutta la lunga durata della combriccola dei Pesos, quasi nessuno era riuscito a gettarli giù da quelle cariche onorarie di Presidente e Vice Presidente, nemmeno il “Mister” Eugenio Bersellini, il membro più celebre dell’allegra brigata, era riuscito a spodestarli. C’è anche da dire, ad onor di cronaca, che era la norma trovare nell’urna 100 schede, nonostante i votanti fossero la metà, quindi ogni mezzo era lecito pur di non pagare l’onta della sconfitta. Nel video allegato si può vedere un'elezione, anche questa con esito scontato, avvenuta nel 1983, presso la trattoria “da Elena” a Brunelli.

Pronunciare il nome Boris era dire “Borgotaro”. Boris era dire “funghi”. Boris era dire “Valtarese Calcio”. Boris era appunto dire “Pesos” e pertanto dire Boris era anche dire “Valerio”. Due persone che, per i borgotaresi, sono sempre state considerate come inscindibili, tranne che nel calcio, ma solo perché Valerio non giocava. Per lui, tuttavia, il “pallone” è sempre stata una grande passione, giocando quindici anni nella A.S. Valtarese. A questo proposito, l’amico Claudio Mazzadi, ci racconta qualche storico episodio calcistico, testimonianze, anche fotografiche, riportate nel primo commento e nelle immagini allegate.

Tornando alla coppia "Valerio e Boris" li possiamo considerare una sorta di Tom & Jerry, Bud Spencer e Terence Hill, Totò e Peppino: due inseparabili amici, uno la spalla dell’altro, talmente in simbiosi che non era pensabile pronunciare il nome di uno senza accostare quello dell’altro.

Anche don Angelo, nella sua omelia, è riuscito ad inquadrare perfettamente il personaggio “Boris”: “Sono queste le persone vere di un paese, quelle che lo compongono, quelle che non conoscono l’invidia o la cattiveria, che non mostrano mai risentimento, qualunque sia il contendere. Sono poi anche le stesse persone che spiccano e restano nel cuore della gente proprio per la loro perspicacia, per l’amicizia incondizionata, per un sorriso istintivo e l’assenza di rancore. La bontà d’animo è il loro lasciapassare, un po’ come favorire il “passaggio” al centravanti per il gol determinante in una partita. Non dimentichiamoci di loro, rendiamogli omaggio e cerchiamo di trasmettere al prossimo la loro umanità. Sono anche persone come Boris i rappresentanti privilegiati del microcosmo di un paese”.

Nel 2014, per ricordare Valerio ad un anno dalla sua scomparsa, scrissi un post a lui dedicato, è quindi inevitabile essere qui, stasera, a scriverne uno destinato a Boris. Non vorrei mai essere io l’oggetto di un loro possibile contendere, magari avvantaggiando uno a dispetto dell’altro, anche perché, ne sono certo, da qualche parte, la coppia si è nuovamente ricomposta e con loro le interminabili dispute: “Oggi ho trovato cinque chili di funghi, guarda come sono belli e sani” … “Anch’io ci sono andato, ma ne ho trovati dieci chili, uno più bello dell’altro”.

Ha collaborato a questo post:

2014 - Valerio dei Pesos

1983: cena dei Pesos per l'elezione del presidente


Il foto-album di Boris Bozzia



1 Commenti
  1. Claudio M.

    Il mio ricordo di Boris Bozzia è legato al calcio per avere giocato con lui nel lontano 1972, durante un torneo notturno (da poco il campo Breia era stato munito di riflettori), nella squadra del Bar-Ristorante “Luisa” (meglio noto come “Dalla Santa” a Isola di Compiano), composta da calciatori borgotaresi, bedoniesi e compianesi.

    Boris portava nella squadra allegria, “humor” e grinta. È stato un piacere e un onore giocare con lui e con quei calciatori. Boris era un centravanti “rapinatore” di gol, rocamboleschi. Dove arrivava il pallone Boris c’era sempre e lo metteva molto spesso in rete, in modi inaspettati, con il suo tempismo, la sua astuzia, il suo fiuto del gol e col suo sapere stare in campo nel posto giusto, al momento giusto.

    Segnava di testa e di piedi: di collo piede (una volta si diceva “shoot” - fucilata), di punta della scarpa, di tacco; di rovesciata volante e in acrobazia. Non per nulla segnò quasi un centinaio di gol con la titolata “Valtarese”.
    Dopo tanti anni di Boris alla Valtarese, il presidente dell’A.S. Bedonia, Dott. Gian Franco Gandi, acquistò, nell’estate 1972, il “Bomber” della nostra vallata: Boris Bozzia.

    E la prima partita di Boris al “Breia” avvenne nell’agosto del ’72, in amichevole con la squadra del Parma, in ritiro a Bedonia, davanti ad un folto pubblico. Noi giovani sapevamo che quando Boris era in partita la poteva risolvere in qualsiasi momento, magari con gol inventato come per magia. Era bello vederlo in quei momenti incantati, quando il pallone entrava in porta e faceva frusciare la rete, dopo la cannonata o la spizzata o la capocciata di Boris, vederlo esplodere in un grido e in un sorriso, a mani alzate verso l’alto, quasi volesse decollare.

    E così, caro Boris, ti voglio ricordare specie quando mi hai fatto vincere quel “Torneo dei bar”, nell’estate del ’72, insieme a: Aberto Bianchinotti, Piero Capitelli, Fausto Binacchi, Renato Molinari, Antonio Mocellin, Mario Mocellin, Giorgio Scagliola, Guglielmo Piscina, Luigi Cattani (detto “Cedro”) e a Mariani (detto “Campanòn”).

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