Pizzi, ricami e vecchi merletti

Grazie al rinvenimento di una targa metallica scopriremo un mondo oggi scomparso
Ricevere un regalo è già di per sé una gioia, anche se si trattasse di un sassolino. È sempre il gesto a fare da garante, non l’oggetto. È un atteggiamento semplice che ti lega alla persona donante, un’azione che racchiude molti fattori legati all’amicizia, alla stima, alla considerazione. Mi riferisco in particolare ad uno, a quello ricevuto nel giorno della vigilia di Natale dall’amico Paolo Salini: una targa in ferro smaltata e bombata, bianca e nera, proprio come quelle in uso negli anni quaranta/cinquanta. Per molti potrebbe essere “ferraglia”, per me, appassionato di ricordi, lo considero un pezzo importante della nostra storia bedoniese, proveniente, tra l’altro, dall'intrigante solaio di casa Salini.

A tenere tra le mani questa insegna si è quindi manifestato in me il desiderio, dopo tre settimane di ozio, di scrivere il primo post dell’anno. Perciò, per meglio comprendere il senso della targa, della sua dicitura, c’è da riavvolgere il nastro di qualche decennio. Gli anni sono quelli del dopoguerra, quando cucire e rammendare era considerata, per una donna di quel tempo, una qualità fondamentale. Una vocazione appresa principalmente all’asilo, erano fatti le suore a insegnare alle bambine l’arte del ricamo e del merletto: Punto Catenella, Margherita, Erba, Palestrina, Spina, ecc.

Ma è con l’avvento delle prime macchine da cucire elettriche che i corsi di ricamo e cucito entrano nella quotidianità delle ragazze, non tanto per uso personale, ma anche per impartire lezioni a chi ne faceva richiesta. I corsi di cucito venivano, infatti, promossi e incentivati proprio dalle case produttrici: Singer, Pfaff e Necchi, le quali ricercavano sul territorio giovani e volenterose ragazze predisposte ad aprire una “Scuola di taglio”, l’intento era duplice: guadagnare qualche soldo con l’insegnamento, ma soprattutto riuscire a vendere all’apprendista una macchina da cucire. Il negozio di Ebe Conciatorti era uno di questi.

Ora però veniamo al nome indicato sulla targa “Ada Vassallo”. Niente è come sembra e nulla è come appare. È proprio il caso di dirlo. Dalle ricerche che ho fatto nessun indizio porta però a quell’Ada Vassallo "ago e filo" qui indicata, ma a quella persona che noi tutti abbiamo conosciuto e apprezzato. A confermarmelo sono diverse persone che la conoscevano bene, tra queste Maria Pina, Carla e Francesca: “Che io sappia, Ada non ha mai cucito, non ha mai tenuto corsi di taglio o venduto macchine da cucire”. Nemmeno all’anagrafe del Comune di Bedonia, grazie alla solita gentilezza di Giovanna e Susanna, risulta una zia o una parente omonima: “Sappiamo però che la famiglia Vassallo era originaria di Genova ed era giunta a Bedonia nel 1945”. Un bel mistero!

Nulla però avviene per caso, anzi, questa può essere la giusta occasione per conoscere più a fondo le qualità che contraddistinguevano la Prof. Ada Vassallo e la sua famiglia. A presto dunque.

Hanno collaborato a questo post:


FOTO: Ada Vassallo



4 Commenti
  1. Fed Ro

    Ada Vassallo è stata un'anima angelica.
    Ciò che so di lei e della sua famiglia risale ai tempi della Seconda Guerra: prima di arrivare a Bedonia, i membri di quella istrionica e colta famiglia rimasero a Illica, fuggiti da Genova, per proteggersi dalle ultime derive dei Repubblichini e dele loro atroci scorribande.

  2. Trilussa

    Piccole storie che rendono grande l'umanità e la vita pulsante del paese.

  3. Peppino Serpagli

    Molto pirandelliano stavolta Gigi! Bel mistero sul perché una targa come quella della scuola di taglio "Ada Vassallo" sia finita "intu suree mortu du Giuvita (Salini)". A me pare che i caratteri e il linguaggio della targa siano precedenti agli anni '50 del secolo corso. Prob. la Ada Vassallo della targa in questione era un'ava della gentilissima prof. Ada Vassallo che abbamo conosciuto noi.
    Ricordo vagamente che anche il padre di quest'ultima era Professore, ma non so in che materia. Se ben ricordo aveva sposato una delle sorelle Mazzocchi, la più nota delle quali era la Maria, moglie del geometra comunale Federici e molto impegnata nella DC ai tempi in cui tutti (ovviamente non quelli che aspettavano Baffone!) correvano in Chiesa per sentire le bellissime prediche del compianto Don Sanguinetti.
    Quanto ai tagli di vestiti da uomo e prete, ricami, lavori a maglia con le Lane Rossi vendute dalla Lucinda Mutti, madre della Sonia, sarei troppo noioso se parlassi di tutto quello che si faceva in casa mia. Anche i calzettoni di lana per ripararsi (non sempre con successo) dai geloni ai piedi.
    Peppino Serpagli - Milano

  4. Cecilia

    Ada Vassallo era la mia nonna materna. Purtroppo non l'ho conosciuta perchè è morta nel 1946.Ciò che so me lo ha raccontato mia madre.
    La nonna aveva fondato a Genova, dove era nata e viveva, una scuola di taglio che si ispirava ad un metodo nuovo da lei creato e brevettato. Il periodo in cui diresse la scuola risale a prima degli anni quaranta. Le allieve che frequentavano, a fine corso sostenevano un saggio ed acquisivano il diploma di sarta.
    L'attività si interruppe quando, durante la guerra, Ada sfollò, insieme alla sua famiglia, ad Illica di Bedonia.
    Chi ha avuto modo di avvicinarla,me ne ha detto un gran bene. Mi fa piacere ci siano
    ancora tracce di lei e che qualcuno ne parli.

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