Accadeva nel mese di maggio

La testimonianza di Maria Pina sulle passate tradizioni dedicate al mese della Madonna
Tutto è nato parlando della cappelletta di Santa Croce, quella posta “sopra San Marco”, ormai inghiottita da case, piante e traffico, e perciò sconosciuta ai più. Nella foto d’epoca (in allegato) si può invece vedere la posizione predominante e l’importanza che allora rivestiva. Piero Rizzi Bianchi la cita anche nella sua preziosa tesi di laurea e riferisce: “…la tradizione vuole che fosse eretta nel punto in cui, agli inizi del ’600, si fermò, appena prima di Bedonia, un’imponente frana di questa parte del Pelpi, ancor oggi ricordata nel nome della località sovrastante, appunto la Libbia (a lübbia è il nome dialettale di "frana").

Con la nostra narratrice Maria Pina si parlava appunto del “Mese di maggio” e di quanto fosse ricco di funzioni e processioni fino alla fine degli anni ’60. La prima in calendario era quella del giorno 3, ricorrenza della Santa Croce, seconda festa dell’anno liturgico dedicata al SS. Crocifisso. Si partiva alla buonora (7.30), al termine della messa per raggiungere in processione l’omonima cappella di Sopra San Marco. Aprivano il corteo gli iscritti alla Confraternita del Sacro Cuore: Megàn, Calanbèrtu, Pansétta, Fanga, Fredàn e altri bedoniesi; dopo di loro, venivano le donne con i bambini, le ragazze, il parroco con la croce e, da ultimo, gli uomini.
Lungo il tragitto si pregava a voce alta e si cantavano le litanie: “Sancta Maria, ora pro nobis; Sancta Virgo virginum, ora pro nobis… …”, ovviamente recitate in un latino dal tono alquanto cantilenante. Nell'aria, c'era un non so che di mistico e misterioso che si spandeva tutto all’intorno.
I contadini, nei giorni precedenti, si premuravano di mettere nei campi delle croci in legno con avvolto un rametto di ulivo benedetto, un gesto per proteggere i raccolti e rafforzato dalla menzione del celebrante: “A peste, fame et bello libera nos, Domine!”

C'erano poi le Rogazioni, tre giorni prima dell'Ascensione, e anche queste si svolgevano al mattino alle 7,30 con i confratelli e tantissimi fedeli. Una mattina si andava su dal “Cristo”, un’altra alla cappella del Serpaglio o a quella di Santa Croce.
Ogni tanto il corteo si fermava: il parroco leggeva una preghiera in latino (in pochi la capivano), dava la benedizione ruotando la croce ai quattro punti cardinali e poi, sempre cantando e pregando in latino, proseguiva nel suo percorso rituale. Nel frattempo si erano fatte le 9 e si tornava così alla chiesa parrocchiale. A conclusione di queste rogazioni, nella giornata di giovedì, si faceva la processione dell'Ascensione per le vie del paese.

Maggio è però soprattutto celebre come il mese della devozione alla Madonna. S’iniziava alle 20.30 con una novena nel Vecchio Santuario e le strade che portavano a San Marco erano frequentate ogni giorno da parecchi fedeli e devoti. Alle ragazze era persino consentito di salire al colle con le amiche, senza il controllo delle mamme o delle suore. Questa era una delle poche occasioni per andare fuori di sera senza la “scorta”: “Eravamo sì devote, ma uscivamo molto volentieri perché nel piazzale antistante c'erano tanti seminaristi, e tra questi ce n’erano di attraenti e non votati al sacerdozio”. Al termine del rosario, quegli stessi giovani, per farsi notare, seguivano le ragazze e tiravano loro i rospi, allora abbondanti nei prati o a bordo strada. Una maniera curiosa per avvicinare quelle signorine sbraitanti e nello stesso tempo “tranquillizzarle”; e se poi ci scappava anche un bacio, non era certo un peccato mortale, perché già il giorno dopo sarebbe stato redento...

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FOTO: una panoramica dei 'Brugnei' e della cappellina oggi



6 Commenti
  1. Isa

    Grazie a Maria Pina per questo tuffo nella storia bedoniese...ci vorrebbe una rubrica settimanale per tutte le storie che ha da raccontarci! I miei mesi di Maggio a Bedonia hanno inizio negli anni 90 quando da Anzola mi trasferii in via Monte Penna...Rosario alla cappellina di Pansamora...padrona di casa la Gina Bonici circondata dalle altre signore e bimbi del quartiere ...eravamo davvero in tanti. Ma la parte più interessante e divertente erano le chiacchierate pre e post rosario. Quanto ho imparato sui bedoniesi da quelle amabili signore!

  2. Maria Pia

    Non ho l'abitudine di commentare, soprattutto cose che mi riguardano da "vicino", ma bellissimi ricordi del mese di maggio, certo più recenti e forse meno poetici li ho anch'io. Il mese di maggio si svolgeva nell'ex cappellina presso l'asilo Bellentani. Lo animavano le suore, Suor Angelica e Suor Maria. A noi bambini era affidato il compito di cominciare ogni decina, che emozione... e di cantare e suonare una canzone dedicata alla Madonna all'inizio ed alla fine della semplice preghiera. Le lunghe e luminose serate di maggio erano l'occasione per riunirsi,pregare, ma certamente approfittare per stare un po' fuori dopo cena, giocare davanti all'asilo, finché la zia Palmira, che mi accomapagnava a tutte le funzioni, non ci richiamava all'ordine per tornare a casa, vabbè però tanto si erano fatte le 9.30....... e pace se il giorno dopo si faticava ad alzarsi da letto per andare a scuola...

  3. Dolores

    Come sempre il nostro Gigi, fa rivivere momenti indimenticabili della nostra tradizione, dando modo di far riaffiorare ricordi...
    Anticamente, tutte le sere del mese di Maggio, la popolazione scopolese, si trovava alla Cappellina della Costa, nella strada dei Lavajèn che portava alle frazioni sopraelevate: Zucconi-Casello-Manoli-Firèn-Violoni e la più grande tra queste Pilati. Qui, con le altre frazioni "basse": Galli, Franchi e quelle vicine al Ceno: Mulino, Pon da Sèn, Pissè e Lecca di qua del ponte, recitavano il rosario sotto lo sguardo della Madonna col bambino, racchiusa nella Cappella e posta ai piedi del cocuzzolo dove stava un'alta croce di legno (ora illuminata).
    A chiusura del mese mariano, la recita del rosario proseguiva fino ai Pilati con un trionfo di fiori e luci in case e cappella che si trovava in fondo al paese e affacciata sullo splendido panorama delle valli bardigiane.
    Quindi i fedeli tornavano nella propria frazione con fiaccole e candele agli scoppi di mortaretti, mentre i bambini portavano i fiori benedetti alla loro mamma....

  4. Teresa

    Volevo aggiungere solo qualche parola, la parola della gioia. San Marco e Santa Croce sono luoghi consacrati, un luogo dove hanno convissuto seminaristi e religiosi, e dove oggi convivono religiosi, religiose e tanti giovani... ...oggi come allora c’è sempre gioia! La gioia nasce dagli incontri, dallo stare insieme!
    “Tu sei importante per me, ti voglio bene, conto su di te”. Con queste parole di Papa Francesco abbiamo iniziato anche questo mese di maggio all'insegna della gioia e della Madonna.

  5. Peppino Serpagli

    Ma la cappelletta più bella rimane quella di Fanga sulla strada da Bedonia a Cavignaga. Poi ci sarebbe quella "misteriosa" al bivio della strada per Montevacà verso il rio Merlino. Si diceva che fosse frequentata dagli spiriti dei morti di Spagnola nei primi anni Venti del secolo scorso.
    Da piccoli, il compianto Riccardo Alessandrini (futuro Don) ci portava talvolta a fare "processioni" verso le chiese di Roncole, Momarola e Monti. Quando si dice la vocazione sacerdotale! Peppino Serpagli - Milano

  6. Dolores

    (Tratto da...) Le nostre zone delle valli CENO e TARO, avevano disseminate nei crocicchi e passaggi obbligati 'allora strada provinciale' che univa i paesi, innumerevoli Cappelline, Oratori, Lapidi votive, Piccoli tempietti, Edicole, Maestà, Chiesette, Sacelli, Chioschetti, Tabernacoli e capitelli dedicati alla Madonna o a Santi. Contenevano piccole o grandi statue, quadri o bassorilievi in cornice d'arenaria o pietra, alcuni terminanti a cuspide dello stesso materiale o a volte a vela o a botte con piccole abside e colonnine... In alcuni dei quali, si celebrava anche la Santa Messa.

    A Scopolo erano tre le cappelline: 2 con cancello e statua della Madonna col Bambino (alle 4 strade della Bertiera tra Manoli e Violoni e l'altra alla Costa della Croce nella strada dei Lavajèn (quella nominata nel precedente messaggio)) e una con una quadro rappresentante la Sacra Famiglia (ai Galli).
    Ai tempi nostri quella della Bertiera, non esiste più, ma in compenso è stata eretta vicino al cimitero una cappellina con statua del Bambino di Praga e una a Pressutàn, con la statua della Madonna, vicino al bivio di Scopolo.
    Da qualche anno poi, quasi ogni famiglia ha la sua miniatura di materiale vario davanti casa. Antiche o nuove, grandi o piccole, sono state erette con fede, come vigili sentinelle sul trascorrere della vita degli uomini ed ora talvolta spuntano tra il verde delle campagne, quasi abbandonate, ma mai, mai dimenticate....

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