Milano

Una tre giorni milanese. Per la precisione tra la fine del 2006 e l'inizio 2007.
Non so per quale motivo, ma in questa mia ultima trasferta milanese mi è sembrato di vivere scene già viste, magari come quelle tratte da un film. Sì, ma non per aver passeggiato tra le guglie di un Duomo rimesso a nuovo o per essere rimasto estasiato davanti alle tele cinquecentesche della Pinacoteca di Brera o per aver passeggiato, ripeto passeggiato, tra le vetrine extra lusso di Via Montenapoleone, no la scena da film è stata la cena di fine d'anno.
I pronostici la davano come incantevole se non seducente, ma oltre ai pronostici esistono i presagi, e questi ultimi non li ho mai sottovalutati, infatti il segno premonitore che ho rivissuto per l'intera serata non è stato disatteso.


I festeggiamenti proseguirono con una grande festa nella villa in collina dei conti Serbelloni Mazzanti Viendalmare. I quali, oltre ai soliti principi e altri potenti, estesero l'invito a tutti gli impiegati, Fantozzi e Filini arrivarono con due micidiali frac presi in affitto. Filini sembrava un mutilato. Fantozzi, praticamente in bermuda. Ad attenderli all'ingresso il cane dell'Arciduchessa: Ivan il Terribile Trentaduesimo. Discendente diretto di Ivan il Terribile Primo, appartenuto allo Zar Nicola, leggendario campione di caccia al mugiko nella steppa e fucilato come nemico del popolo durante la Rivoluzione di ottobre sulla Piazza Rossa. Nonostante l'allarmante ferocia della "guardia del corpo" riuscirono a sedersi a tavola. La pietanza: riso al forno con pomodorini di guarnizione. I pomodorini avevano una tragica caratteristica: fuori freddi, dentro palla di fuoco a diciottomila gradi... e questo, me lo pappo io! Ma l'avventura non finisce quì... Successivamente il rag. Filini, fresco di serate mondane, volle organizzare il veglione di capodanno per tutta la truppa aziendale: ovvero una cenetta a lume di candela accompagnata da un sottofondo musicale. Ma l'orchestra, che doveva andare ad altri veglioni ben più vantaggiosi economicamente, spostò l'orologio del salone avanti di due ore, facendo festeggiare agli impiegati creduloni la mezzanotte, quando in realtà erano le dieci, per poi svignarsela rapidamente. Nel tornare a casa, nell'orario che credevano essere le due di notte (mezzanotte in realtà), Filini e Fantozzi si stupirono di vedere ancora tutta quella gente festeggiare, sparando grossi petardi e buttando dalle finestre le cose vecchie, tra cui una stufa regolarmente finita sulla 'bianchina' del nostro caro ragioniere.

La mia macchina è ancora intatta, ma la sensazione che il nostro ristoratore 'Giannino' abbia attinto a questa geniale idea non mi ha ancora abbandonato.