Langhe III
Langhe 10 ottobre 2014
La campagna senza la nebbia ha persino una forma, tra le vigne prevalgono i riflessi del giallo e del rosso dell’autunno, si distinguono anche le Alpi e il bianco del Monviso spicca tra le poche foglie superstiti.
I paesi invece si mostrano sempre uguali, se pur conosciuti in tutto il mondo e ormai patrimonio dell’Unesco sono vuoti e silenziosi. Sembra un paradosso, invece è la realtà, quasi come se quella gente non avesse tempo da perdere in giro o al bar. Per le vie di Neive, Barolo, Monforte, Barbaresco o a La Morra regna ogni volta la calma, nessuno cammina per la strada e se capita di cercare una cantina bisogna confidare sul navigatore o ancor meglio nel sesto senso, sì perché per quelle strade s’incrociano solo macchine con la targa straniera: Svizzera, Germania, Austria.
Che a quei viticoltori il lavoro non manca te ne accorgi quando entri nel podere, le cantine si mostrano floride e in alcuni casi opulente, i mezzi agricoli e le attrezzature sanno sempre di “nuovo”, ma poi basta pensare a vignaioli come Altare, Faletto, Aldo Conterno, Piero Busso, Correggia o Giacosa il “Burbero”, tutti uomini che sotto alle scarpe hanno sempre avuto il fango, per capire che la manna non scende dal cielo e che il successo se lo sono conquistato sul “campo”.