Ravenna e Delta del Po

Aprile 2011 - Ravenna; Comacchio; Sant'Alberto; Ferrara.

Ebbene sì, ce l’ho fatta. Nonostante sia andato a Ravenna per dieci anni, almeno un paio di volte al mese, non mi ero mai preso il tempo di visitare il suo centro storico. Ok, ci andavo per lavoro e a quel tempo i problemi erano altri, così le tombe monumentali di Teodorico, Galla Placidia e Dante, le due chiese di Sant’Apollinare, la Basilica di San Vitale o il Battistero Neoniano, subivano sempre l’ennesimo rimando: “Tanto la prossima volta ci vado…” 
Dall’ultima volta che mi sono ripetuto questa frase sono passati però dodici anni, ma lo scorso weekend sono riuscito a colmare questa mia mancanza.

Mi sono anche reso conto che Ravenna si può considerare un tesoro artistico semisconosciuto ai turisti italiani e stranieri. Sarà senz’altro oscurata dalle altre città d’arte come Firenze, Roma, Venezia, però conserva ben otto monumenti inseriti nella lista dell’UNESCO, dove è possibile osservare il più ricco patrimonio di mosaici dell’umanità risalente al V e VI Secolo.


 
Dopodiché mi sono spostato per una visita alla vicina Comacchio, bella cittadina lagunare ma che non ha mancato di farmi considerare il poco sfruttamento e la scarsa cura di un luogo così caratteristico e rinomato, dove, aldilà dei canali e dei ponticelli, regna inaspettatamente l’incuria.
 
Poco più in là, invece e per fortuna, l’uomo non ci ha messo mano. È il Delta del Po, una vera e immensa oasi naturale, dove la funzione positiva apportata del Parco la si nota ovunque… e pensare che, a differenza nostra, riescono a sfruttare economicamente un territorio (anche questo UNESCO) dove regna un caldo che strozza la gola alle rane, dove le zanzare prendono persino il nome di un ristorante e dove il freddo, l’umidità e la nebbia sarebbero da aggiungere alle fatiche di Ercole.