Peppino Serpagli
Oltre ad essere un bedoniese "doc", classe 1941, era un amico, una persona gradevole e nel contempo quello che si dice "un personaggio"
Era veramente innamorato del suo paese, e aveva saputo conservarne un dialetto arcaico, mantenutosi integro nel tempo, lo stesso di quando, una sessantina d’anni fa, se n’era andato dopo aver terminato gli studi.
Aveva anche un debole storico per le vicende accadute alla Principessa “Sissi”, tant’è che scrisse un centinaio di pagine e le pubblicò su un sito internet dove gli furono cancellate senza preavviso; e così, non avendole precedentemente “salvate”, andarono purtroppo perdute. Dell’argomento connesso a Elisabetta d'Austria -e del suo assassino “nostrano”, l’oriundo albaretese Lucheni- si possono comunque leggere suoi contributi in questo blog, così come altri articoli che egli scrisse, ispirati alla “bedoniesità”.
Mancheranno anche i suoi preziosi e puntuali commenti (l’ultimo risalente al 9 febbraio scorso), poiché aggiungeva sempre qualche rilevante particolare alle storie narrate. La sua ultima email, inviatami qualche mese fa -uno dei suoi tanti stimoli- aveva per oggetto “Le castagne della Costa”:
"Caro Gigi, ho fatto un sogno, forse più impossibile da realizzare che vincere al Superenalotto. Tornare a Bedonia verso metà ottobre e andar nei boschi a raccogliere castagne (anche pagando il pedaggio ai padroni dei boschi). Non pretendo le castagne favolose che c'erano sulla Costa un tempo (ancora non troppi anni fa, come mi diceva il compianto Bortolo Mocellin), ma qualche chiletto che non siano proprio tavelle. Tanto per fare un po' di baletti. Pare incredibile che -tra tante iniziative (e tanto bla-bla-bla) volte a rilanciare il turismo (è una storia che sento da almeno 50 anni)- nessuno pensi a mettere nei boschi i bachi buoni che mangiano quelli cattivi che impediscono ai frutti di formarsi. O la castagna non è abbastanza “bio”, da tornare di moda? Eppure in Emilia Romagna sono bravissimi a “marciarci”, col bio!
Omaggi. Peppino Serpagli – Milano”
Nei giorni scorsi ho chiesto a Remo Ponzini, suo coetaneo e amico di lunga data, di proseguire in questa mia breve premessa.
Chi era Peppino Serpagli? Senza dubbio una persona gentilissima, educata, sensibile, colta.
La sua scomparsa non mi ha eccessivamente sorpreso, poiché ero a conoscenza delle sue precarie condizioni di salute. Lo sentii al telefono una quindicina di giorni fa. Si trovava da circa un mese in una struttura pubblica sita in Piemonte, ma ebbi la netta impressione che fosse stanco di vivere.
Era solito venire saltuariamente a Bedonia, nei fine settimana e nel periodo estivo, anche se, negli ultimi anni, le capatine si erano fatte sempre meno frequenti. Viaggiava in treno da Milano e, quando arrivava alla stazione di Borgotaro, se non c’era la corriera per Bedonia, si appoggiava a qualche persona gentile che lo andasse a prendere. Ci frequentavamo spesso, perché ci legava un’amicizia di vecchia data.
Il suo animo era improntato a bontà. Non l’ho mai sentito esprimere cattiverie nei confronti di alcuno. Era solo incuriosito dei fatti delle persone che aveva conosciuto qualche decina d'anni fa: da quando lasciò la sua “Pieve” per andare in giro per il mondo, e poi fermarsi a Milano, città in cui viveva il nipote Ermanno Cavalli e il carissimo amico Luciano Serpagli.
Ricordo quando, finiti gli studi con buoni voti, venne subito richiesto dal “Monte dei Paschi di Siena”, con la prospettiva di inserirlo nella filiale di Pontremoli, anche se a questa ottima opportunità non volle dare seguito. Nei successivi suoi spostamenti andò anche in Germania, essendo stato assunto dalla “Deutsche Bank”: ma, anche in questo caso, diede prontamente le dimissioni. Aborriva i lavori d'ufficio.
Nel 1978 andò in Algeria dove stavano costruendo un impianto per la lavorazione del gas. Poco tempo dopo gli venne offerto un lavoro di tutt’altro genere, e così si trasferì in un'altra Regione del Nord Africa per conto di un’azienda di occhiali. Qui, non avendo la patente di guida, si affidava ad un autista locale e ricordo ancora bene quanto mi raccontò in proposito: “Era un tipo un po’ svitato, in macchina andava sempre velocissimo e i miei richiami neanche li sentiva, fino a che, un bel giorno, inevitabilmente finimmo fuori strada. Ce la cavammo entrambi, senza conseguenze”. Forse si trattava di un pretesto, fatto sta che poi decise di tornarsene in Italia.
Mi rendo conto che sulla vita di Peppino ci sarebbe quasi da scrivere un romanzo. E se fossi un bravo narratore, vista la singolarità e amabilità del personaggio, lo farei anche; ma purtroppo sono solo un semplice scribacchino. Sono qui poiché sollecitato dall’Esvasante… mi ha chiesto di parlarvi un po’ di Lui e così ho fatto. Riposa in pace, amico mio.
Hanno collaborato a questo post:
Mi dispiace molto, ogni volta che tornava alla pieve si fermava sempre a fare due chiacchiere.
Nooo! Che brutta notizia Gigi.
Ciao Peppino, mi mancherà fumare quella sigaretta insieme.
Rip. Sentite condoglianze a Ermanno
Caro Peppino, pace all'anima tua nella terra del padre che in questi anni hai imparato ad amare unitamente a tua madre, alla sorella Iride e indimenticabile nonna Bettina.
Ho mancato di essere presente alle esequie solo perchè anche io ero ricoverato in un ospedale milanese da cui sono stato dimesso proprio il giorno del tuo funerale.
La tua morte in una casa - nota bene non di ricovero ma di convalescenza - anche se abbastanza prevista, mi ha colpito come una stilettata.
Immediatamente il mio ricordo va al lontano passato quando - dodicenne come te (nascita lo stesso giorno, stesso mese, stesso anno) divenimmo amici e tali saremmo rimasti tutta la vita.
Il ricordo più indistruttibile resta leggere un libro di Salgari insieme seduti sul gradino della tua bottega paterna per poi parlarne trasognati.
Mille episodi della tua incredibile vita sono stati tratteggiati dagli amici di Bedonia che poi sono diventati anche miei.
Potrei rivedere qualche particolare ma nulla cambierebbe della sostanza: spirito libero eri e così sei rimasto sempre anche negli anni della tua magra pensione.
So che amavi Milano e tutte le grandi città dato che offrono un senso di compagnia ma anche di completo anonimato.
Eri educato, sensibile, determinato nei tuoi pensieri e un po' timido; persona nella quale mi rivedo molto.
Sapevi di inglese, francese e, soprattutto tedesco; ti invidiavo ma spesso scambiavamo qualche frase in francese e così ti sei rivolto alla madre dell'architetto che cambio' il Seminario in albergo e lei pensava che la prendevi in giro. Incredibile.
Addio Giuseppe Serpagli detto Peppino, aspettami, e mi rivedrai presto e andremo berci un caffè in qualche bar del centro di Milano.
Luciano Serpagli
Caro Peppino,
quanti bei ricordi di te, di tua sorella Iride e di tua mamma Edvige, se penso al vostro negozio, in via Mons. Checchi, dei saponi (Raggio di sole), dei detersivi (Tide, Ava e Lip) dove venivo volentieri con mia nonna Genoveffa a comperare quei prodotti e per poter vedere con occhi da bambino le sorprese (abbinate a quegli articoli igienici) che poi erano i miei giocattoli agognati (il palombaro, il soldato, i primi razzi).
Profumo di pulito e il campanello che suonava sulla porta quando aprivamo... accolti dal sorriso di tua mamma e di tua sorella.... e, qualche volta, dal tuo accompagnato da qualche battuta simpatica in dialetto bedoniese.
Grazie.
Claudio M.
Non ti ho conosciuto ma leggendo quanto hanno scritto le persone che ti hanno conosciuto dovevi essere una persona molto speciale anch'io vivo da molti anni via da BEDONIA ma il ricordo è sempre presente. La settimana prossima a Udine ci sarà l'adunata degli alpini verrò a vedervi per sentire il dialetto bedoniese. Grazie per le vostre cronache mi fanno sentire a casa.
Bravo Eddie e’ bello leggere il breve racconto di un uomo ke ha vussuto la vita seguendo il suo istinto piuttosto che ke opportunita’ di lavoro controvoglia. Nn ho conosciuto Peppino ma mia Mamma Mirca Oscar Fefuccia kissa’ Antonietta o Alice si’, mi unisco a tutti voi che qui lo ricordate e lo salutate con stima e affetto. Ciao Peppino riposa in pace. Vik
Giuseppe, je n'avais plus de nouvelles de toi depuis quelques années et le hasard me fait découvrir ce blog qui m'apprend que tu nous as tous récemment quittés.
Nous étions amis depuis 1978. Rencontrés sous les torchères d'Hassi r'Mel en Algérie. Sans doute qu'avec toi je découvrais le pouvoir positif du pessimisme mais toujours dans la bonne humeur.
Triste nouvelle mais en même temps heureux de savoir où tu reposes.
-----------------------------------
Giuseppe, non ti sentivo da qualche anno e per caso ho scoperto questo blog che mi dice che ci hai lasciato tutti da poco.
Eravamo amici dal 1978. Ci siamo conosciuti sotto i bagliori di Hassi r'Mel in Algeria. Senza dubbio con te ho scoperto il potere positivo del pessimismo ma sempre con il buon umore.
Notizie tristi ma allo stesso tempo felici di sapere dove tu riposi.