La zia Mina

I suoi cento anni trascorsi divinamente e i miei ricordi vissuti da nipote, alcuni dei quali veramente buffi
La zia Mina. Una presenza costante, a tutti gli effetti. Abitiamo in due vie diverse, ma in casa mia c’è sempre stata, esattamente come il portone d’ingresso, la pianta di serenella in giardino o la statuetta di marmo bianco, quella sul comò con su scritto Mignon.
I suoi due fratelli Pinédu e Balàn non ci sono più, ma lei è ancora qui, con le radici ben piantate a terra. La considero una donna che è rimasta immutata nel tempo – sia nel fisico che nello spirito – e poco importa che siano passati tanti anni: così era allora e così la percepisco oggi. Ma non solo: ho anche avuto la fortuna di poterle fare degli auguri speciali, quelli dei cento anni.

Emma Cavalli, ma in casa e le amiche l’hanno subito chiamata Mina, è nata il 21 settembre 1922. Dalla sua Bedonia non si è mai mossa, se non una volta, nel 1952, per il viaggio di nozze, con destinazione Roma, oppure per andare qualche volta a La Spezia per la fiera di San Giuseppe o a Chiavari per quella di Sant’Antonio.

Proprio qualche mese fa, chiacchierando, le chiesi se avesse avuto, prima di sposarsi, qualche altro moroso che magari conoscevo: “Macché murusi e murusi…”. Così si sposerà con Aldo Serpagli, professione barbiere, nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino. L’11 febbraio del 1952 era un lunedì: giorno di riposo delle barberie e celebrazione della Madonna di Lourdes. Essendo lei devota alla Madonna, mi ricordo anche di tutte le volte che mi portava con lei nella chiesetta di Monti, ovviamente a piedi, proprio nel giorno di questa ricorrenza.

Poi il viaggio di nozze a Roma, in treno, via La Spezia. Partirono il giorno stesso, ma al venerdì sera erano già di ritorno: “Al sabato c’era il mercato e Aldo doveva aprire la bottega, lo aspettavano per farsi fare la barba. Avevamo scelto la ‘vacanza romana’ perché in quel periodo c’era la mia amica Ida (Delgrosso) – lì aveva trovato lavoro come commessa in una pasticceria in via del Corso – e nel tempo libero ci accompagnava sempre nei posti più caratteristici della città. Siamo andati anche sulla carrozzella… adesso ti faccio vedere le fotografie”.
Al ritorno abitarono tre anni nella “Contrada” di via Vittorio Veneto, nella casa du Cucü (di fronte au Strassè) – dove nacquero Giorgio, Andrea e Maurizio – in attesa che terminassero le case popolari di via Divisione Julia, dove poi entrarono nel 1962.

Mina è anche depositaria delle tipiche ricette bedoniesi, veramente una tra le ultime donne a conoscere dosi e metodo per preparare le tradizionali torte: riso, riso e zucchini, patate, castagnaccio, remes-ción e l’ormai rara pessê. Qualche anno fa la invitarono al Corso di Enogastronomia per insegnare agli studenti la preparazione di queste torte salate, così come la consultano tutt’ora gli autori dei vari libri indirizzati alla cucina parmense. Conserva ancora il suo primo e unico ricettario, quello di una novella sposa, tante pagine scritte a mano e sulla copertina l’etichetta: “Ricette - 1952”.

La “cucina” è senz’altro un suo asso nella manica, nel senso che non si è mai privata di nulla, ha sempre cucinato e mangiato ciò che le piace. Non ha mai visto un ospedale, nemmeno per fare nascere i tre figli, anzi quattro (il primo, Giorgino, morì dopo pochi mesi).
Si può permettere di vivere ancora da sola, quindi fa ciò che le pare e piace: alle 11 il pranzo e alle 18 la cena. Poi a letto, mezz’ora di telegiornale e “buona notte al secchio”! A quell’ora stacca il telefono e il citofono: “Si sa mai che qualcuno sbagli numero o chèrche fiuràssu c'u faga u luccu…”. I piatti che più spesso menziona, in pratica le sue prelibatezze, sono sanguinacci, cotechino e trippa, il tutto accompagnato dall’immancabile bicchiere di Gutturnio. Sarà forse questo uno dei suoi segreti allungavita?

Ogni mattina Messa alle nove, puntuale e sacrosanta, pioggia, neve o Covid che sia: “È che ormai siamo rimaste in poche, in sei o sette… de Bedonia ghe semma mi e a Carla de Garìn”. L’unica lamentela è che quando va a fare spesa non conosce più nessuno, le sue amiche più care non ci sono più e le poche viventi hanno qualche complicazione: “Te vèidi bèn a Teresina de Giülian e a Lisetta de Valla!
I suoi ricordi ricorrenti vanno ancora oggi ad Antonina Biasotti, l’amica fedele e del cuore, che le manca nonostante non ci sia più dal 1980. È la stessa che le dedicò anche delle poesie, alcune nel loro amato dialetto: A Mina a se spusa, Al piccolo Giorgio”.

Nella vita di una persona, lunga o corta che sia, ci sono dei punti fermi, forme mentali che si mantengono immutate nel tempo, che tu abbia trenta, cinquanta o cento anni. Anche la zia Mina ne ha, e da sempre mi fanno sorridere. Qualche esempio? La zia non ha mai contemplato l’uso della sua sala: per nessun motivo e nessuna occasione, neppure prime comunioni, cresime, matrimoni, battesimi, tanto meno per l’occasione del suo centenario.
Il salotto è perciò lì, da sessanta lunghi anni, perfettamente conservato, regolarmente spolverato e lucidato, così come la temperatura che tanto ricorda quella di una cella frigorifera. Praticamente non è cambiato nulla, la stanza è esattamente come allora, quando nel 1969 andò ad abitare nella casa nuova in via Mons. Checchi: carta da parati, tre quadri di natura morta, un tavolo con sei sedie, lampada a stelo e il mobile bar… Nella sua vetrinetta illuminata, quasi fosse un tabernacolo consacrato, sono giustamente e gelosamente custoditi i liquori dell'epoca: Rosso Antico, Vecchia Romagna, Punt & Mes, Cynar, Strega, Stock 84, Amaro Cora, Mandarinetto Isolabella, Vov, Fernet Branca, J&B e il Nocino Benvenuti… tutti ovviamente con tappo intonso e contornati da bicchierini cerchiati d’oro e tazzine da caffè di rara fattura.

Ma non è finita. Un altro particolare davvero curioso, riguardante la sua adorata sala, sono gli immacolati “tendoni” … Da quando ho tredici anni, nel periodo pasquale, mi chiama per cambiarli: “Ma zia, sono puliti… e poi qui non ci entra nessuno, nessuno li vede e nessuno li sporca”. Niente da fare, ogni anno, a metà marzo, arriva la telefonata: “Passa de chi, che te gh'ê i tendón da mette sü… Te farô ina bella turta de risu”. E poi sulla porta d’ingresso, ancora oggi, proprio come quand’ero un ragazzino, tutte le volte che la vado a trovare, nel momento del saluto, mi fa una raccomandazione: “Ciao neh… e sèra bèn a pórta, ché gh'è in giru i stròleghi!”.

Poi mercoledì 21 settembre c’è stata la sua festa, organizzata presso il ristorante La Pergola, dove ha ritrovato i tanti parenti e gli amici di una vita. Lì sono sopraggiunti i saluti del Sindaco di Bedonia e la benedizione papale consegnata da don Lino, il tutto tra un’infinità di omaggi floreali, sorrisi, ricordi, aneddoti, fotografie e strette di mano. Nel momento di spegnere le candeline, Giovanna ha poi letto A Mina a se spusa, proprio la poesia dialettale che le dedicò l’amica Antonina quando si sposò.

VIDEO: A Mina a se spusa


FOTO: il pomeriggio a La Pergola



12 Commenti
  1. Nico

    Gigi…che meraviglia! Mi sembra di essere entrata in casa della zia… ti sei superato, ma forse era l’unica cosa che potevi fare con una protagonista così!

  2. Emanuele

    Mina è sempre stata la vera nonna bedoniese !! La mia nonna la ricordava sempre !! Chissà cosa pensa a vedere dove siamo arrivati con questo mondo !!
    Tanti tanti auguri cara Mina !!

  3. Virgy

    Amo la Mina! Per me fa parte della mia famiglia. RIcordi? Tanti, passati, presenti, mi auguro che mi accompagnino con lei per tanto tempo ancora Grazie Mina. E grazie a te Gigi, per aver condiviso con noi questi bellissimi momenti ❤️

  4. Lorella

    Che bel post. C'è dentro tutto l'amore di nipote. Complimenti, complimenti a te e naturalmente a tua zia Mina! Sono letture che riempiono il cuore

  5. Micol

    Le "paturnie" delle nonne sono sempre le stesse, che vivano in città o in montagna. Il tuo racconto mi ha fatto veramente sorridere, lo leggerò a mio babbo perché sono certa che vi ritroverà tantissimi episodi famigliari di mamma, esattamente come ricorda a me la casa di nonna nei mesi d’estate. Un abbraccio sincero alla Signora.

  6. MAURIZIO

    Complimenti a Gigi per il bellissimo e dettagliato racconto scritto con emozione, coinvolgimento ed ironia.
    Complimenti a mia mamma per avere completato il suo primo secolo di vita, arrivandoci fisicamente in salute e ancora lucida mentalmente.
    Speriamo di poterne festeggiare ancora tanti altri di compleanni, belli e in allegria, come quello di ieri.

  7. Peppino Serpagli

    Auguri vivissimi alla simpaticissima Mina. Quante ne ha viste in un secolo! E a quante elezioni avrà votato! Probabilmente ricorderà quando nelle elezioni del 1948, il Vaticano diceva "Nel segreto della cabina elettorale, Dio ti vede, Stalin no".
    Peppino Serpagli

  8. Isabella Leonardi

    Mia zia Maria Leonardi che di anni ne ha 95, si ricorda tutte queste persone citate nell'articolo e le ha sentite nominare con tanto piacere. Chissà se la zia Mina si ricorda della Maria de Landin de Buriu?

  9. Claudio M.

    "Cara Mina,
    quando stamattina sono sceso a piedi giu' in piazza non tenevi aperta, come al solito, la tua finestra su via Checchi. Sicuramente per il freddo. E non ho potuto farti gli auguri del centesimo tuo compleanno e le solite quattro chiacchere. Farteli al campanello e alla buonora mi è sembrato fuori posto.

    Coetanea ed amica di mia mamma (ho davanti agli occhi la fotografia del 1927 dove siete insieme e tra tanti alunni nella vostra classe delle elementari con il maestro Rossi e il direttore Lacara) sei stata anche una seconda Mamma per tuo nipote Gigi dal quale, oggi, si apprendono tante tue notizie di lunga e autentica vita.

    Grazie per la tua amicizia. E grazie per le ricette suggerite a Bettina (torta d'erbe, remes-cion, ecc.) che si unisce per farti anche lei gli auguri.
    Grazie perchè tieni viva la bellezza del dialetto e per i tuoi modi di fare sempre affabili, cordiali; rappresenti i valori del nostro dialetto che è "Una bandiera" di identita' come sostenevano la Sara Lusardi e l'Antonina Biasotti e, come ha lasciato trasparire nella sua lettura della poesia a te dedicata 'A Mina a se spusa', la Giovanna Fiduciosi.

    Un bacio da me e Bettina. Ma poi veniamo a trovarti. Ciao".
    Claudio

  10. NDM

    Fantastico! Un salto indietro nel tempo per tua zia, ma oggi circondata da tante persone che le vogliono bene.

  11. Andrea Serpagli

    Con un voluto ritardo, per dare tempo a tutti di esprimersi, mi è grato ringraziare tutti coloro (parenti, amici e conoscenti) che, tramite Esvaso o in presenza, hanno voluto manifestare il loro affetto e vicinanza a mia madre in un giorno per lei, e per tutti noi familiari, tanto importante.

    Un grazie di tutto cuore a coloro che con la loro presenza hanno trasformato la festa di compleanno in un vero evento per il paese. Mi riferisco naturalmente a Don Lino e Don Attilio, ma pure al Sindaco Gian Paolo, ai dottori e farmacisti (peccato mancasse la cara Anna, che son comunque sicuro si sarà fatta quattro risate anche da lassù in cielo) che nel tempo hanno aiutato la mamma a superare le sue (poche, in realtà) magagne, a Gigi per la colonna sonora e servizi fotografici ed alla Mariangela per le sue strepitose torte salate e dolci.

    Infine, immensa gratitudine vorrei esprimere ad Angela e Betta, che con la loro professionalità, generosità e simpatia hanno reso questo compleanno davvero memorabile (per mia mamma, per noi della famiglia e, ne son sicuro, anche per molti dei partecipanti). L'affetto ed il supporto che manifestano da sempre per "la loro Mina" (come a loro piace dire) va ben al di là di ogni possibilità di ringraziamento. Un sentito grazie pure a tutto il personale di supporto della "Pergola", che con la loro solerzia e cura dei particolari hanno reso questa location ancora più speciale di quanto già non sia.
    Enfin ...........che Dio ci conservi la mamma Mina per tanti anni ancora!

  12. Dolores

    Ma che bel 'articolo' carico di affetto... Calore... Ricordi! Mi sono sentita ospite in quella bella festa benaugurante! Mi sono sentita seduta a tavola come 'una parente'... a non perdermi nessuna scena, nessun discorso... Incantata anche dalla poesia in dialetto. Sei ricco di ricordi Gigi e ti auguro ogni bene da estendere anche alla tua zia. Un abbraccio

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