Le leggende di Giannino
Due delle tante leggende composte da Giannino Agazzi
Giannino è stato un precursore ambientale illuminato, che, nella sua esistenza, ha sapientemente trasmesso "a piene mani" la conoscenza della sua valle, gli aspetti culturali e la consapevolezza di possedere un raro tesoro.
In questo amichevole ritrovo è emersa, nuovamente, la percezione di essere stati destinatari della sua "eredità", di quella sua parte intima che ha dapprima seminato e poi ognuno di noi ha raccolto, eredi inconsapevoli di quell'emancipazione ambientale che l'ha da sempre caratterizzato.
Con l'occasione sono state lette otto delle tante leggende che compose, tutti racconti mescolati a religiosità e credenze popolari, una sorta di favole ambientate in boschi, monti e luoghi tra i più caratteristici della nostra parte di Appennino, in questo caso il monte Pelpi e il monte Penna, due montagne molto care ai Valtaresi e allo stesso Giannino.
La leggenda dell’acqua solforosa
Tanti e tanti anni fa, un diavolo dispettosissimo, aveva stabilito che il territorio delle sue scorrerie dovesse essere il versante sud del Monte Pelpi. Gli abitanti dei vari casolari di queste pendici subivano spesso uccisioni di pecore, agnelli, vitelli, cavalli. I montanari non sapevano più a che santo votarsi.
Una delegazione di capi/famiglia decise di interpellare il vecchio eremita che viveva a “Pian dell’era”, immerso nella preghiera e nel lavoro in quella vasta e fertile prateria del monte. L’eremita disse che l’unica via di scampo era la Madonna. I montanari si raccolsero presso le varie cappellette dedicate a Maria per rivolgerle pressanti e devote preghiere. Le suppliche non rimasero inascoltate. La Madonna decise di scendere sulla cima del Pelpi e cominciò a percorrere i sentieri della montagna.
In un giorno afoso di luglio si trovò ad attraversare i boschi di Monti. Assetata giunse in prossimità di una freschissima sorgente. Sul sasso che ancora si trova di fianco alla fonte, era seduto quel dannato diavolo. Alla vista della Madonna che teneva in braccio il Bambino, il demonio si buttò a capofitto per sfuggire a quell’insopportabile concentrato di santità.
Una fenditura si aprì nel terreno e, in un attimo, quel “diavolissimo” fu inghiottito. La spaccatura nel terreno si richiuse per sempre.
La montagna fu finalmente libera da tanto flagello. Ma l’acqua della sorgente porterà per sempre la puzza di zolfo lasciata dalla creatura infernale. La Madonna però, nella sua benevolenza, volle che l’acqua solforosa fosse benefica per quanti si fossero dissetati a questa sorgente.
Per secoli i montanari sono venuti qui ad attingere acqua per curare tutti i loro acciacchi. A ricordo di questa sosta benedetta di Maria e di suo Figlio, chi si reca quassù, intreccia piccole croci e vede la pianta attorno a quella parte della sorgente che rimase priva dell’odore caratteristico di zolfo. Qui, secondo la leggenda, dopo aver liberato il territorio, Maria e il Bambino si dissetarono prima di ripartire per il cielo.
La leggenda di Groppo e Groppetto
Un tempo lontanissimo, sotto l’imponente parete delle Trevine, viveva un gigantesco mago. Aveva una grande passione per il suo giardino che si estendeva nella vasta conca, a sud-est del Groppo del Penna. Qui, faggi giganteschi, grandi prati fioriti e due perle di laghi, arricchivano il giardino incantato.
Mille e mille anni fa, due fratelli, Groppo e Groppetto, trascorrevano il tempo a pascolare i loro greggi sulle praterie del monte Orocco. Il fratello maggiore allietava le giornate di Groppetto raccontando bellissime fiabe e leggende. Ma un triste giorno, i due fratelli, immersi nel mondo fantastico dei loro racconti, non si accorsero che le pecore del gregge si erano allontanate dai pascoli dell’Orocco e avevano invaso il giardino del mago gelosissimo delle sue stupende fioriture.
Quando i due ragazzi giunsero nel grande giardino, devastato dalle pecore, li accolse il mago infuriato che, senza ascoltare le loro ragioni, li afferrò e li precipitò in fondo ai due laghetti gridando: “Non vedrete mai più la luce del sole!” E staccando due enormi massi dalle pareti incombenti del Penna, coprì i due laghetti facendoli scomparire per sempre. Oggi al loro posto si ergono il Groppo e il Groppetto.
Passò tanto tempo e i due ragazzi, scavando con le mani, riuscirono a giungere attraverso due cunicoli alle caverne dei due massicci rocciosi. Per una misteriosa coincidenza, entrambi uscirono dall’imboccatura delle grotte nello stesso istante. Era una notte limpidissima, un plenilunio di primavera. I fratelli rapidamente raggiunsero la cima delle due alture. Groppo, per rincuorare il fratello, cominciò a raccontare bellissime storie del nostro Appennino. Poi, prima che il sole apparisse all’orizzonte, i due tornarono nelle viscere della terra.
Da allora, ogni anno nella notte del plenilunio di primavera, i due riemergono per raggiungere le vette del Groppo e del Groppetto. Se qualcuno si reca lassù, in quella notte, può ascoltare, in profondo silenzio, il sussurrare dei racconti dei due sfortunati fratelli.
Ha collaborato a questo post:
Seminario Ambiente Borgotaro Ricordi/Storia Cultura Monte Penna Giannino Agazzi Tradizioni Religione Persone Bedonia
Grazie Gigi, non conoscevo Agazzi né le sue leggende che ho letto subito alle bimbe. Esiste una pubblicazione?
Buongiorno Cristian.
Segnalo che esistono pubblicazioni sugli scritti di Giannino Agazzi e ne segnalo solo tre:
1) "Anima di una montagna " Autori vari (tra cui Giannino) edito dal Gruppo Culturale Val Zirana nel 1979 (qualche copia è ancora in vendita all'edicola Delucchi a Bedonia, via Aldo Moro).
2) " Ho vertu inna purtissa" ( "Ho aperto una chiudenda") edito da detto Gruppo, nel 1980 (e reperibile presso la Biblioteca Civica di Bedonia, in Parco Cattaneo, oppure in Biblioteca del Seminario , via Don Raffi a Bedonia).
3) "E parolle di nostri vecci" (dizionario dialettale Bedoniese -Italiano , scritto da Giannino Agazzi e e Sara Lusardi Raffi) edito da Centro studi Card. Casaroli (anno 2013/2014) in vendita a Bedonia nella predetta cartoleria.
Aggiungo che molte leggende scritte da Giannino sono state pubblicate nel mensile "Araldo della Madonna di San Marco" dagli anni 1980 in poi, in apposita rubrica e sono reperibili presso la predetta Biblioteca in San Marco, a Bedonia.
"Giannino è sempre con noi e in noi con i suoi insegnamenti".
Saluti.
Claudio M.