Il Dancing Las Vegas
La storia dell'ormai leggendario locale di Bedonia: da bar a gelateria, dalla balera alla discoteca
Il Bar Stazione fu costruito negli anni '30 dal Cav. Lino Carpani per dare un ulteriore servizio ai viaggiatori che sostavano nel piazzale antistante, quello destinato alla partenza delle sue corriere: l'acquisto del biglietto, possibilità di bere un bicchiere o mangiare qualcosa al caldo. Negli anni '50 lo diede poi in gestione a Giuseppe Serpagli "Peppino-Cilàn", diventato poi celebre per i suoi gelati artigianali. Successivamente, questa volta con licenza intestata a Carpano Carpani, cambiò nuovamente gestione, e subentrò Celestina Bettoni, coadiuvata dal marito Davide Berni, al contempo bigliettaio delle Autolinee Carpani.
Fu proprio della coppia Bettoni-Berni l’intuizione di creare, per abbinarlo al bar-gelateria, un dancing e chiamarlo Las Vegas -per quel tempo una visione veramente all'avanguardia e moderna. Lo realizzarono in maniera "spartana", come si usava allora: quattro muri di mattoni intonacati, qualche tendaggio oscurante (comprese le frasche di castagno), pavimento con mattonelle di graniglia, copertura con travi di ferro, cartone pressato per il controsoffitto e lamiera ondulata per il tetto, mentre gli interni, in questa prima versione, erano realizzati con sedie richiudibili e tavolini quadrati, tutto rigorosamente in legno.
Il Dancing Las Vegas è stata senza dubbio la prima struttura nell’Alta Valle del Taro, ma anche la più grande sala da ballo dell’epoca, ad essere opportunamente creata per accogliere tantissimi giovani all’insegna della musica, del ballo e del divertimento. In quell’ampio spazio potevano trovare posto oltre cinquecento persone.
Successivamente, nel 1969, tutto cambia: le file di lampadine colorate vengono sostituite dalle luci psichedeliche, i capelli si allungano, le gonne si accorciano e scompaiono anche le mamme dalla sala. Le orchestrine cedono il passo ai nascenti gruppi rock, primi tra tutti i Dinosauri, ma anche alle diverse band giovanili che propongono i successi del momento: i Messangers di Franco Felisa e La nuova follia di Fiorello Biacchi.
Sul palco, fino a quel momento riservato alle orchestre, compare l’attrezzatura da discoteca, acquistata usata da Gianfranco Berni alla Davoli di Parma: l’impianto consisteva in due giradischi, quattro casse acustiche e da un mixer amplificato a valvole e senza preascolto.
Unitamente ai dischi di vinile, arrivarono le poltroncine in pelle, l’immancabile palla di specchi, i muri della sala trasformati in coloratissimi murales, in perfetto stile "Blues & Country", per mano dell’istrionico Arturo Curà, così come i suoi due grandi quadri in "bianco e nero" (foto in allegato) appesi alle pareti della più tranquilla "parte di sopra", quella destinata alle coppiette.
È proprio da quel momento che iniziò la leggendaria storia del Dancing Las Vegas di Bedonia. Gli avventori provenivano da tutti i paesi del comprensorio: Borgotaro, Bardi o Parma, da Pontremoli a Varese Ligure, da Sestri Levante a Chiavari, tanto da rappresentare un’epoca per un paio di generazioni: "Anche oggi sono ancora in molti a dirmi che venivano a Bedonia per andare a ballare a Las Vegas".
Il primo disc jockey fu il sedicenne Giancarlo Neri, ma dopo qualche anno fu sostituito, in occasione di una sua vacanza a Londra, da Fausto Moglia: "Era il 1973 e mi ricordo che quando Giancarlo tornò eravamo contenti -con me alla consolle c’era anche Alberto Egaddi- poiché ci portò dei 45 giri introvabili in Italia, oltre a tre mitici album: The World of Ike & Tina Turner Live, Jesus Christ Superstar e Ring-Ring degli Abba".
Il Dancing Las Vegas divenne così la meta preferita dei giovani, soprattutto al sabato sera e nei pomeriggi di ogni domenica, un appuntamento sicuro, desiderato per tutta la settimana. Tutti lì, dopo aver pagato 1.000 Lire per l'ingresso alla domenica pomeriggio (diventavano 5.000 Lire o 10.000 Lire per altre occasioni, tipo Ferragosto o per i veglioni di carnevale o ultimo dell’anno), ad avvicendarsi tra scatenanti balli mossi "shake" e ambitissimi balli "lenti"... seguiti poi da un’incredibile pausa di qualche minuto, occasione d’oro per fumarsi una sigaretta senza bruciare i vestiti di chi ti passava accanto oppure spostarsi al bar per bere una Batida de Coco o un J&B "Baby", servito dall’onnipresente Giulio (Bettoni), il classico barista in giacca bianca e cravattino nero.
Era davvero il luogo ideale per incontrarsi, ridere e divertirsi, lì si formavano spesso coppie e in alcuni casi matrimoni, ma fu anche il "nido" delle leggendarie scazzottate tra bedoniesi e borgotaresi. Sono in molti a menzionare quel periodo di "gloria", quasi a mo’ di leggenda, attraverso molti aneddoti, uno è senz’altro quello che riguarda la Celestina, ricordata a far la spola, tra la cassa d’ingresso e il retro del bar (un’odorante cucina), con "borsate" di soldi, così come al lunedì mattino quando portava alla "Banca Popolare" l’incasso del fine settimana dentro ai sacchetti del pane.
I più giovani, i ragazzini come me, lo ricordano invece per un’altra circostanza, in occasione del "Veglioncino per bambini", nella domenica del carnevale, in pratica si andava una sola volta all’anno. Ci ritrovavamo tutti lì a saltare, a rompere fialette puzzolenti e a tirarsi manciate di coriandoli. Quel meraviglioso e fantasmagorico pomeriggio terminava poi con la classica foto ricordo, in piedi sul tavolino, scattata dal fotografo Pino Battoglia.
Il Dancing Las Vegas ha resistito fino al 1974, ovvero con la fine del monopolio valtarese, anche se cercarono di "far ballare" fino al 1977/1978. Sono questi gli anni in cui il locale dette l'ultimo colpo di coda, in pratica ricominciò a proporre il "liscio" e riacciuffare così una parte di pubblico, ospitando orchestre altisonanti come Raul Casadei, Castellina-Pasi e Borghesi, mentre i nuovi DJ, assoldati per la "Disco music", furono Pier Carlo Sghia ed Ermanno Cavalli.
I locali che nel frattempo aprirono in Valtaro, vere e proprie discoteche, quelle buie e con la musica forte, la pista luminosa e i fari stroboscopici, sono: nel 1975 lo "Snoopy" a Gotra di Albareto, nel 1976 il "Samantha" a Borgotaro, nel 1978 "La Piramide" a Bedonia (sotto al Bar Mellini), nel 1979 "Il Centesimo" a Sugremaro di Compiano e nei primi anni ’80 il "Babajga" a Montegroppo di Albareto.
È proprio con l’inizio del 1980 che le luci di quel piccolo "desiderio" chiamato "Las Vegas" si spegneranno e da quel momento inizieranno a risvegliarsi i ricordi, quelli che dovranno poi alimentare la "leggenda" di uno storico locale, anche dopo mezzo secolo.
Per alcuni aneddoti rievocati ringrazio Fausto Moglia, Giancarlo Neri e in particolar modo Giacomo Berni per avermi fornito gran parte delle bellissime fotografie qui allegate.
Hanno collaborato a questo post:
Arturo Curà Personaggi Botteghe Musica Tradizioni Ricordi/Storia Bedonia Racconti Persone Carpani Amici
Gli anni più belli e indimenticabili della mia vita, dall'autostop al moroso di Bedonia, a quei 18 anni che non torneranno più
E' indubbiamente il locale più iconico della Valtaro. Un insieme di sensazioni che vanno dal ricordo piacevole alla malinconia. Vince il ricordo piacevole, oltre al veglione di carnevale ricordo con un sorriso gli interi pomeriggi passati nella sala giochi. Il tempo trascorso sotto la tettoia con gli amici di allora. In quel mio periodo ricordo anche chi non c'è più, Marco Mazzadi, Flavio Pesci, Giancarlo Motta. Quanto tempo passato con loro a far nulla.
Las Vegas non poteva esistere senza la famiglia Berni e l'innata passione per la creazione dei momenti di svago di condivisione che Giacomo Berni porta ancora avanti alla Baita di Borgotaro.
E come non menzionare Giulio. Un unico grande Giulio, presente da sempre per me.
Grazie Las Vegas
Claudio Agazzi
Non ricordo con precisione l'anno, credo metà anni '60, ma Giorgio Gaber era stato ospite una sera a Las Vegas, allora era quasi sconosciuto ma già molto bravo e apprezzato.
Ma che tempi... solo nostalgia musica compagnia I Dinosauri con loro serate fantastiche eravamo una bella compagnia
I miei ricordi relativi a Las Vegas riguardano relativamente poco la sala da ballo (abitavo ad Anzola e c'era "il Mago dei vini") ma soprattutto il bar e la sala giochi negli anni delle scuole medie e superiori... quante ore passate lì dentro in attesa della corriera!
Nelle gelide mattine d'inverno arrivavo da Anzola con la prima corsa ...e che meraviglia trovare il cappuccio già pronto sul bancone perché Giulio sapeva chi eri... cosa prendevi... e a che ora arrivavi già dalle 5 del mattino... e poi nell'attesa ci stava anche una partita a calcetto o con i primi videogiochi... una sigaretta di nascosto... o una pomiciata 😉
Ricordo il prezzo di ingresso primi anni 70
Pomeriggio della domenica 500 Lire.
Grazie Gigi la frequentavo negli anni settanta quando giocavo nel Bedonia calcio col dott. Gandi...... dopo le partite si andava a las Vegas........
Facendo un po' di conti direi che nel 1983/1984 era ancora aperta!! Io ho frequentato questo locale negli ultimi anni della sua apertura quando tu dici che era tornato alla musica tradizionale. Devo ammettere che leggere questo tuo articolo Gigi mi ha creato tanta nostalgia.
Un altro ricordo. Davide mi faceva entrare gratis ma di nascosto dalla Celestina, si guardava attorno e poi con la mano mi indicava l'entrata e mi diceva via via.
Poi Giulio suo nipote al bar c'era giorno e notte. E la Bina che serviva ai tavoli, il giorno dopo quando mi incontrava mi faceva i vari commenti sulla serata.
Ci sono stati gruppi già allora famosi i Rokes o Equipe 84. E Davide mi disse durante le prove "Ve a veide l'en di cadenasi".
Io andavo spessissimo nella giornata al bar da Giulio per farmi dare la moneta che mi serviva per dare il resto quando ero commessa dal Pino il fotografo.
Enrico Giacomo e la bimba che non ricordo il nome erano i nipoti di Davide. Sono tornata indietro di 50 e più anni. Non ridete mi sembra ieri... anche nelle foto tante persone che non ci sono più... ma che si guardano volentieri. Grazie Gigi continua così
Il mio ricordo del Las Vegas erano i veglioncini di carnevale, con le classiche foto sul tavolino, unico momento in cui ci era concesso entrarvi... altrimenti Juke box e videogiochi, e le serata sulla veranda per il gelato con la scuola di sport Barilla e Devoti Carlo !
P.S.
A proposito di chi saliva dalla Liguria , ricordo il racconto di mio papà sul fatto che molti di questi ragazzi per tornare a casa prendessero a prestito ( all' insaputa dei proprietari ovviamente) alcune auto... fu così che da casa mia sparì la 500 per poi essere ritrovata a Chiavari abbandonata una settimana dopo.
Ho iniziato a fumare al Las Vegas… quanti pomeriggi! E quante monete in quel jukebox
In quel bar ho conosciuto il mio primo grande amore. Giulio era un grande (vive ancora?), la Celestina ci sapeva fare, Gianfranco aveva la moglie sempre incinta, Davide era un bullo.
Ai primi tempi si ballava solo con la musica dei jubox, poi arrivò Bruno Battoglia con i Dinosauri (Angelo e Arturo Cura’), Luciano Jacopi cantante, un romano che suonava la tromba, il batterista di Varese Ligure.
Erano gli anni più belli che la nostra valle abbia mai avuto, non c’era violenza, villeggianti da tutto il nord Italia, emigranti che venivano a fare le ferie a casa, ma soprattutto i giovani si stavano liberando dal giogo della chiesa (preti).
Grazie Frank, grazie per il bel racconto, molto reale.
Ti confermo che Giulio è l'unico vivente e conduce una bellissima vita in un agriturismo della zona.
L’ultima volta l’ho visto 15 anni fa a Cà del Duca con Annamaria Torre che conosco fin da quando era bambino. L’ho fatto commuovere, gli ho chiesto di cantarmi una canzone "Mi vedeu Zena tutta illuminà…." che la domenica sera dopo aver chiuso il bar lui veniva a cantare da Franchi e lui me l’ha cantata e ci siamo commossi insieme.
Se ti capita di vederlo, per cortesia, me lo saluti. Grazie Gigi per risvegliare i bei tempi della gioventù, anche se sono 56 anni che son partito dall’Italia il mio cuore è sempre lì, i ricordi si fanno sempre più forti ma sopra tutto mi mancano gli amici che non ci son più.
Se chiudo gli occhi... Vedo una fila di donne sedute fuori dalla locanda... tutte attorniate di sporte... qualcuno col gelato fantastico che li si vendeva. Tutte ad aspettare la propria corriera... ed era un viaggio... Tra una curva e uno strombazzamento... che quando si arrivava a destinazione... lo stomaco era in subbuglio e il gelato pure.... Las Vegas l'ho frequentato una volta sola e già da sposata... ma gli esercenti... quell'ambiente che era 'allora' all'avanguardia... sogno di ogni giovane... Rimarrà vivo nel ricordo di tutti che sperano anche di rivederlo splendere come un tempo...
Che ricordi Las Vegas! Avrò avuto giusto 12 anni quando ci ho messo piede.
Ero sempre insieme alla mia amica Franca Squeri, l’amica prediletta dell’adolescenza, d’estate ed eravamo spensierate com’è possibile esserlo solo a quell’età.
Ci eravamo appena affacciate alla vita e ho ancora ben presente quella atmosfera fumosa, malsana ma nel contempo imperscrutabile con i ritmi di Heroes, dell’impareggiabile, del sublime David Bowie nella testa. Questa era Las Vegas e si ballava volentieri. Mi ricordo come fossero quasi un po' imbarazzanti i lenti di quegli anni, forse perché eravamo tutti davvero molto piccoli... E come era facile fare l’autostop per andare al Centesimo! Era un passaggio sicuro e, noi ragazze non si aveva nessuna paura. Davvero altri tempi, oggi impensabile!
Leggendo il tuo articolo, Gigi, e i vari commenti mi ha fatto sorridere e divertire pensare a Fausto Moglia che faceva il dj, conoscendo il personaggio chissà che simpatia da ragazzo! E immagino Ermanno Cavalli molto ben calibrato e concentrato nella scelta dei dischi…
È stato un piacere sentire dalla Signora Maria Pina che sia stato ospite "un tipo", un grande come Giorgio Gaber, che poi io ho avuto la fortuna di vedere diverse volte a Milano.
Di Las Vegas parlavo appunto qualche mese fa con una, allora ragazza, che era un po`un idolo per me perché di un paio d’anni più grande: Claudia Giovannini. La trovavo carina e con un certo stile. Incredibile, l’ho conosciuta dopo tanti decenni in una delle nostre mostre a Bedonia questo autunno.
Parlandone sembrava fosse passato un secolo per come il mondo è radicalmente mutato. Pare davvero un’altra vita!