Mauro, l'ultimo calzolaio
La storia di Mauro Ponzini, della sua famiglia e dell'ultima bottega bedoniese che riparava le scarpe
Per aggiungere qualche tassello in più al suo passato, ricorro a Maria Pina Agazzi. È lei che mi racconta un po’ di lui e della famiglia: "La notizia della sua scomparsa mi ha addolorata, e così, come al solito in questi casi, ho lasciato spazio ai ricordi, portandomi indietro negli anni. Mauro lo conoscevo dai tempi dell’asilo, e già allora, rispetto agli altri maschietti, era un bambino educato, tranquillo e anche un po’ timido. Poi mi ricordo anche suo nonno Felice, classe 1860, che faceva il postino: per i bambini era un po’ come vedere ogni volta Babbo Natale, poichè dal suo grosso borsone estraeva lettere e cartoline in bianco e nero, e sorridendo diceva: Tanti baci!"
Il papà e lo zio erano gli storici calzolai della Bedonia del secolo scorso: suolavano e aggiustavano scarponi e scarpe dal mattino presto alla sera tardi. Erano dei veri artisti, ed è proprio in quella loro bottega che Mauro ha imparato il mestiere: "Ogni volta che entravo con un paio di scarpe in mano da accomodare, ricordavamo con piacere la nostra gioventù e, con una certa galanteria, mi faceva qualche complimento e anche un piccolo sconto".
Maria Pina poi mi parla anche della mamma. Maria Luigia "Cesira" Caramatti è stata una delle prime donne a confezionare maglie, maglioni e gonne di lana con la macchina de cucire. Nel suo laboratorio lavoravano anche le figlie Caterina, Teresa, Lucia ed Elena, oltre ad altre ragazze bedoniesi.
Si può quindi rilevare che sia stata una vera imprenditrice, visto il numero delle ragazze che sono uscite da lei con la dote di un "mestiere": requisito non da poco negli anni ’50, poiché le famiglie potevano beneficiare di un’ulteriore entrata economica, se pur modesta. L’arte di confezionare capi in lana e cotone è poi continuata con Elena, la figlia più giovane.
Qualche anno fa anch’io incontrai Mauro, curvo sul suo deschetto da ciabattino, sempre con la sua inseparabile coppola in testa e il grembiule di cuoio al collo, un'occasione per farmi raccontare la storia della sua bottega.
L'attività era iniziata nel 1918, alla fine della Prima Guerra Mondiale, quando il padre Luigi, assieme a suo fratello Roberto, decisero di dar vita a nuovo laboratorio. Poi nel 1950 a dare una mano in bottega arrivò il nostro Mauro e rimasero in tre fino al 1959, anno in cui morì d’infarto il papà. Mauro avrebbe voluto fare il postino come il nonno, e ne aveva la possibilità; ma lo zio Roberto non se la sentì di procedere da solo, e così Mauro abbandonò il suo proposito di diventare uno "statale" e continuò a fare il calzolaio. Proseguì con lo zio Roberto fino al 1983, anno in cui morì anche lui d’infarto davanti al televisore mentre ascoltava la messa.
Mauro Ponzini "du Felice" ha gestito incessantemente l'attività di ciabattino per cinquantatré anni.
Mauro si è sempre alzato alle cinque del mattino e, prima di aprire il negozio, ma anche durante la pensione, puliva tutta la piazza antistante la chiesa, ogni giorno, anche in inverno, tant’è che nel 2002 il sindaco Sergio Squeri gli attribuì una medaglia d’oro per il suo costante impegno civile. Nei ritagli di tempo, soprattutto dopo aver chiuso il negozio (2006), la sua disponibilità era rivolta anche al parroco e alla chiesa, sbrigando piccoli lavoretti e raccogliendo le offerte durante la messa. Non per ultimo, l'aiuto che ha sempre prestato amichevolmente ai fratelli Mauro e Luigi Rossi.
È un altro tipico personaggio bedoniese che ci lascia, ma che non sarà facile dimenticare.
Ha collaborato a questo post:
Mauro, il papà e lo zio sempre nella loro bottega. I rumori che facevano erano sempre gli stessi. Quando vado lì nella piazza adesso mi viene la malinconia. Mancano Italo e la Giulia, Gennari e le sue stoffe, Raggi il farmacista e mio zio Camillo, erano le persone della Piazza e Mauro l'ultimo.
Condoglianze alla famiglia.
Forse chi non frequentava le balere nostrane non ricorda della passione di Mauro: la batteria! Eh sì, ed era anche bravo, suonava con Pierino Camisa di Caneso e qualche volta con Putaciello da Franchi. Qualcuno ricorda qualche altro particolare?
Qui un po' di tristezza mi prende al ricordare i bei tempi e dei sani divertimenti.
Caro Mauro,
il tuo sorriso, di sottecchi, quando passavi e ci salutavamo su via Ronconovo, era un inizio bello della mattinata o la chiusura della giornata passata al desco dei "Felici" che odorava di cuoio buono... Il tuo humor metteva sempre di buonumore, indice della tua simpatica intelligenza.
Un ricordo che mi è caro di un personaggio operoso nella Pieve e che ora ci ha lasciato.
Condoglianze a Remo, a Elena e agli altri parenti tutti.
Scusate il ritardo del mio intervento, ma il decesso di mio fratello mi aveva lasciato affranto e completamente esausto. Con la testa la mia innata razionalità mi faceva accettare l'evento ma il cuore correva per suo conto lasciandomi nella condizione dianzi esposta.
L' Esvasante, con la sua solita capacità descrittiva, ha fatto una esposizione da libro "cuore" dettagliando ogni particolare della sua angusta esistenza. Mi resta poco spazio ma voglio aggiungere una peculiarità che riguarda entrambi. Mio padre, nell'immediato dopoguerra, comprò dalla ditta "Sapori" di Firenze una tromba (o cornetta) per me ed un clarino per Mauro.
Perché lo fece ? Era ancora avviluppato dai timori bellici e, nella sua mente, ritenne che, in caso di un analogo avvenimento, se avessimo saputo usare uno strumento musicale, invece di mandarci al fronte ci avrebbero messo nella banda militare. Imparammo a leggere la musica ed a mettere le basi per metterla in pratica. Mio fratello continuò ma io, quando entrai in seminario, dovetti mettere la tromba in soffitta. Poi lui, quando le danze del liscio imperarono un pò ovunque, imparò a suonare la batteria.
Grazie al coro ed alla banda bedonia che hanno saputo indorare anche un evento funebre con la loro partecipazione. Avevano beneficiato in passato di qualche sua elargizione e si sono ricordate di questa piccola generosità che gli fece.
Sentite condoglianze a Elena e a Remo & Gabriella. Che il buon Mauro riposi in pace. Nella piazzetta vicino alla chiesa, c'era un tempo anche un negozietto di scarpe gestito dalla Caterina du Fullettu, proprio davanti al bar Italo.
Peppino Serpagli
Mi dispiace per il ritardo ma ero in vacanza e, come al solito, non ho seguito con attenzione la posta elettronica. Vorrei anche aggiungere che io sono solo un "oriundo" (aggettivo ormai in disuso; era molto di moda negli anni 60 nel mondo del calcio) e non un bedoniese di nascita per cui queste persone le ho conosciute solo marginalmente. Conosco invece benissimo Remo (Ponzini ) e Gabriella
dei quali mi onoro di essere amico di vecchia data.
A loro mando le condoglianze più sentite e la mia vicinanza morale. Presto sarò a Bedonia e non mancherò di incontrarli come al solito. Perdere una persona cara anche se in età avanzata è pur sempre un dolore e una ferita che si può rimarginare solo col tempo.
Un saluto a Mauro e uno a Remo... Ora divisi con dolore... Ma quando questo lascerà posto ai ricordi... Remo ti sentirai meno solo. Un abbraccio forte forte