Dai Salti del Diavolo al Dente del Gigante
In Val Baganza alla scoperta delle spettacolari affiorazioni di arenaria
La destinazione della giornata sono state le formazioni sedimentarie che risalgono a circa 80 milioni di anni e che si estendono con continuità nel sottosuolo, dal Monferrato all’Appennino modenese, ma che trovano in questa zona uno dei più significativi e spettacolari affioramenti denominati Salti del Diavolo, Dente del Gigante, Squalo e Pinguino. Degna di nota è poi la corte rinascimentale dei Pallavicino che si incontra sul sentiero.
Guglie, creste e pinnacoli in arenaria spuntano bruscamente tra prati, faggi e cerri, donando a quelle praterie e a quei boschi un’aria quasi fiabesca. Poteva quindi mancare la leggenda? Si narra infatti che quelle stravaganti conformazioni siano le orme del diavolo, messo in fuga alla vista di una croce ostentata da un santo eremita che abitava la vallata.
Queste formazioni in arenaria, localmente chiamata “Mass ladèin”, sono state sfruttate fin dal medioevo dagli abili scalpellini di Cassio per realizzare sculture, portali, fontane e caminetti, manufatti che ancora oggi adornano le case e i borghi della Val Baganza, in particolare la corte rinascimentale dei Pallavicino che si incontra sul sentiero.
L'occasione che mi ha portato in quel luogo è stata un’escursione domenicale organizzata da Antonio, una delle nostre Guide Ambientali Escursionistiche. Un aspetto curioso della giornata, emerso durante il piacevole pranzo presso l’area attrezzata le “Chiastre”, è quello di essere stato l’unico partecipante locale, i restanti 29 escursionisti provenivano da Parma, Piacenza, Cremona e Reggio Emilia. Una dimostrazione concreta che il nostro Appennino nasconde diversi “Gioielli”, ma che per farli scoprire e apprezzare necessitano della giusta promozione.
La bellezza è ricchezza.
Può sembrare un luogo comune, un modo di dire, ma lo è nella realtà. C'è molto da fare per usufruire dei doni che la Natura ha conferito alle valli del Taro e del Ceno.
Sono molti coloro che ritengono non sia possibile avviare un'economia basata sulla valorizzazione dell'ambiente. Pensano, infatti, che lo sviluppo corrisponda essenzialmente a industrie di trasformazione, al posto fisso, al cartellino da timbrare.
Costoro non tengono conto che, nel mondo globalizzato, i costi d'impresa sono dirimenti per definire dove localizzare le aziende. Un territorio difficile da raggiungere, con un costo del lavoro abbastanza elevato, non è competitivo rispetto a paesi come la Bulgaria, dove un'operaio costa, oneri compresi, quattro euro all'ora.
E' chiaro, dunque, che lo sviluppo sostenibile deve basarsi su altri paradigmi.
Le leve da azionare sono essenzialmente due: una di tipo "interno" ed una di tipo "esterno". Penso ai "Biodistretti", per esempio. Il Biodistretto è una maniera di pensare il territorio, la partecipazione attiva dei suoi abitanti in un progetto di condivisione di valori, consuetudini, comportamenti. Distretto biologico significa che gli attori, a cominciare dagli Enti Locali si sentono coinvolti nella valorizzazione dei piccoli produttori locali ( agricoltori, allevatori). Significa proibire l'uso del glifosfato sul proprio territorio, preferendogli lo sfalcio e la raccolta della risulta da utilizzare come biomassa ( un impianto di lavorazione delle biomasse costa circa due milioni di euro ed è in grado di produrre pellet e cippato per scaldare un gran numero di abitazioni ed edifici pubblici). Significa fare in modo che i ristoranti portino in tavola frutta e verdura locale prodotta in modo biologico; ugualmente facciano le refezioni scolastiche. Tutto ciò aumenta l'autosufficienza delle comunità locali e, allo stesso tempo, ha anche un valore "esterno", in quanto migliora l'attrattività e l'offerta turistica, basata sul buon vivere.
Il futuro è nelle "reti" nella condivisione, nella sussidiarietà.
In definitiva, e questo vale per tutti, serve comprendere il significato profondo del messaggio di Jhon Fitzgerald Kennedy : "Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese"
L'estate a Cassio con il nonno Nello, ci andai con lui che ero bambino ma ancora oggi rimango meravigliato a vedere tanta meraviglia.
Grazie. Francesco
Meraviglioso! Ho ricordi bellissimi di quei luoghi. Qualche anno fa, quando ancora non era vietato praticare arrampicata sportiva sulle pareti dei salti del diavolo, a noi pochi eletti arrampicatori senza troppo sale in zucca era concessa la possibilità di ammirare il panorama da un punto di vista particolare. Si apriva, infatti, sotto i nostri piedi uno spettacolo unico una volta raggiunto il "balcone" della linea baby. 20 metri d'altezza..
Ma che bellezza.. Vabbè sentirne parlare ma vedere questi posti è un' altra cosa. La prossima volta vi seguo