Sei stalle in Alta Val Taro non potranno più conferire il proprio latte al Caseificio di Borio. Se in futuro nulla cambierà, sarebbe un duro colpo inferto alla già debole e tribolata economia agricola valtarese. Ma perché accade ciò?
Le due campane, allevatori da una parte e caseificio dall'altra, esprimono suoni decisamente diversi: "Se non mi prendi più il latte significa che lo trovi altrove ad un costo più basso", tuonano gli allevatori; "Le analisi di qualità del vostro latte non ci permettono di continuare a ritirarlo", risponde il caseificio. E ancora: "Le mie analisi sono in regola!", dice un allevatore; "E allora aumenta la produzione!" chiede il Caseificio.
Sembra il teatro dell'assurdo, un dialogo tra sordi.
Allora, ci permettiamo un'ipotesi di lavoro, per il bene del territorio e di chi lo abita. Riteniamo che l'innovazione nella tradizione sia la via più sicura per creare futuro: serve quindi una svolta culturale che adegui un territorio ricco di opportunità alle sfide che l'attendono nel contesto europeo.
Una svolta culturale e pratica che permetta e suggerisca alle stalle di produrre latte qualitativamente e quantitativamente ineccepibile; una svolta culturale e pratica che consenta alla proprietà del caseificio di comprendere l'importanza della permanenza di sei stalle attive nel territorio di Bedonia.
La semplicità del bene. Ma per ora nulla di nuovo... niente latte, solo fiele.
Gigi Cavalli - Federico Rolleri
Se la soluzione fossero le "casette del latte"? (se la qualità è certificata e sicura penso che gli abitanti sarebbero d'accordo a bypassare il consorzio e a comperare da allevatori in zona. E non comprate latte del consorzio voi consumatori se non ritira il latte di qualità prodotto lì. Quali sono i prodotti del consorzio? Perché io mi sono stancata di queste politiche e da consumatrice sono pronta a boicottare chi non agisce eticamente e con coscienza
Il punto centrale è la svolta culturale auspicata dagli autori del post. Dobbiamo rimetterci in gioco tutti e chiederci cosa possiamo fare per dare un futuro alle nostre terre e a chi le abiterà. Discutiamone, scontriamoci se necessario, ma non stiamo fermi sperando che le cose si sistemino da sole, perché così facendo, condanneremo la montagna ad una lento e inesorabile abbandono.
La svolta culturale è il dialogo invece dello scontro, le parole invece dei silenzi: confronto, pazienza e obiettivi comuni. In questo caso, è in gioco la sopravvivenza di alcune stalle (si pensi alla cura dei campi, al presidio, alla mera presenza di animali così importanti per l'ecosistema), così come il nome di un Caseificio che, se si rivelerà lungimirante, saprà gestire la situazione in modo da mantenere l'importantissima presenza territoriale delle stalle e in futuro fregiarsi di aver saputo guardare non solo al proprio interesse (legittimo e sacrosanto), ma anche a quello della comunità bedoniese.
Altrettanto lontano dovranno guardare le stalle e chi le gestisce...
p.s.: Il Caseificio di Borio non è gestito da un Consorzio ma da privati, un'azienda estranea al territorio che ha investito nella produzione casearia di montagna. Che tale rimanga.
Come sempre a bedonia si da piu ascolto alle persone piu inconcludenti che sparano sentenze senza conoscere le motivazioni, dopo la ceramica la taroglass i motorini e tante altre piccole attivita facciamo chiudere anche il caseificio porcari e tambini poi le 11 pesone che ci lavorano li mandiano a lavorare con loro
Credo nessuno si auguri che il Caseificio chiuda, anzi. Ma lo stesso ci si augura anche per le stalle, per le ragioni e con le modalità esposte più sopra.
Chi, a livello amministrativo, ha il compito di mediare tra le parti, lo sta facendo.
Le ragioni del post riguardano la sollecitazione alle parti in causa a non abbandonare il dialogo e cercare una soluzione che permetta a tutti, nell'interesse comune, di proseguire il lavoro intrapreso.
Nel territorio delle due alte valli, sono nate e stanno nascendo nuove attività imprenditoriali nel campo agricolo: se chiudono quelle esistenti, saremo di nuovo da capo.
Non si puo' negare che i due caseifici della zona (Borgotaro e Bedonia) sono sempre stati linfa vitale della nostra economica agricola. Negli anni hanno saputo mantenere l equilibrio tra il coltivatore e lutilizzatore finale, ora apprendo che uno di questi trova impedimento a continuare il rapporto di lavoro. La soluzione non si realizzerebbe conferendo tutto il latte a Borgotaro ?
Con chi dobbiamo discutere? Con quelli che rifiutano il latte della zona per comprare più quantità a basso prezzo (dove non si sa) è poi sfornano parmigiano Doc di Parma? Non sto parlando di caseifici in zona ma del consorzio. Possibile che il consorzio chieda per 0,4 lire al litro più quantità? In montagna? Dove lo prendono il latte che rifiutano le stalle montane? Io vorrei saperlo
No riletto e mi scuso per aver confuso il consorzio con il caseificio di Borio. Non ho capito bene se il caseificio di Borio non ritira il latte dove lo prende, gli allevatori non hanno un altro punto di raccolta? Il latte di montagna dovrebbe essere di buona qualità indipendente mente dalla quantità o no? Chiedo perché non mi è chiara a questo punto la situazione
Ciao Lorella... non è che il caseificio borio non vuole più prendere il latte delle nostre zone, ci sono dei parametri da rispettare sia per il benessere degli animali che nella qualità del latte
Grazie per la precisazione Sante, allora sono le stalle che non rispettano benessere degli animali e non sono attente alla qualità del latte? Ma la quantità allora cosa c'entra?
No la quantità non c'entra,anche perché tante piccole stalle portano il latte al caseificio a loro spese
Le analisi di qualità del latte, molto complesse nel disciplinare del Parmigiano, sono proprio l'oggetto della contesa: il Caseificio di Borio sostiene, dati alla mano, che le analisi di qualità delle stalle in questione non siano accettabili; alcuni allevatori interpellati sostengono il contrario, rilanciando con i propri dati alla mano, e tirando in mezzo la questione dei costi.
Non è certo in questa sede che si deve risolvere la questione, e si ribadisce che il post serve da sollecitazione per una soluzione condivisa che non porti alla chiusura delle stalle, con sforzi da entrambe le parti.
Da parte mia, sentendo le esperienze di altri caseifici, specialmente nel bardigiano dove le problematiche sono simili, mi sono fatto l'opinione che, laddove il Caseificio è gestito da un soggetto giuridico collettivo, vengono compiuti molti più sforzi per includere coloro le cui analisi di qualità sono altalenanti. Senza nulla togliere alla privatizzazione del Caseificio di Borio, legittima e benvenuta, faccio tesoro del grado di comprensione e lungimiranza degli altri caseifici.
Quanto al conferimento del latte in altri caseifici, speriamo vivamente che non serva ricorrere a tale soluzione.
Va bene che non in questa sede si possano creare "imputati" ma cosa significa che nelle realtà "collettive" si accettano meglio qualità altalenanti? Quali sono i motivi di questa poca qualità? Davvero una minore attenzione? Non si può fare qualcosa? Io parlo da parte del consumatore: se compro chiedo qualità ... non altalenante altrimenti ti chiedo anche un prezzo altalenante (cioè non sono disposta a pagare di più). Questo il mio punto di vista da consumatrice. Però grazie per questo confronto l'importante è saperlo che il privato è attento alla qualità e altre soluzioni collettive lo sono meno ... poi ognuno decide per sé
No, la situazione non è questa: la qualità in questione riguarda i parametri organolettici del latte conferito, che, come accennato sopra, sono estremamente stringenti. Non riguarda direttamente il prodotto finito, che comunque ne risente, ma non nell'appetibilità del prodotto. Considera che i parametri sono gli stessi da Reggio a Parma, passando da Sissa e Vezzano, fino ad arrivare ai crinali. Rifletti su questo.
Le analisi riguardano carica batterica e la cosiddette cellule: parametri che hanno a che fare con la pulizia delle mungitrici, con la nettezza delle mammelle, con il costante monitoraggio della mungitura.
Sono tutti parametri che nelle stalle "modernizzate" non si ha difficoltà a rispettare, mentre in quelle un po' all'antica è più difficile monitorare.
Detto questo, come opinione personale, il Parmigiano che assaggiavo trent'anni fa, fatto con latte munto a mano o quasi, in stalle ben meno curate composte da mucche che andavano regolarmente al pascolo, in un tempo in cui queste analisi non erano certo così stringenti, mi è sempre sembrato migliore dell'attuale.
Siccome le stalle che rischiano la chiusura sono quelle che più si avvicinano a questo passato modello, sono qui a ribadire che esse vanno salvate, rinnovandole nella direzione dell'efficienza nella tradizione.
Ma, Lorella, fossi in te da consumatore non mi preoccuperei: in questo caso non è in dubbio la rispettabilità del Parmigiano prodotto a Borio, quanto le modalità di reperimento del latte. E dunque la sopravvivenza di stalle e animali che popolano i campi da Bedonia al crinale.
Sì Federico, è proprio un problema di adeguamento alla normativa comunitaria e statale e alle leggi del mercato. La nostra gente deve essere aiutata ad "Entrare in Europa e in Italia", rimanendo a casa propria ed in filiera corta. Voi giovani potete fare molto per aiutarla a rapportarsi con i cambiamenti, anche tecnici ed igienici, secondo il principio di sussidiarietà ed in sinergia con il settore pubblico.
Mi piange il cuore a vedere quel latte delle nostre vallate che scende nel bidone e che forse si arresterà' o comunque diminuirà...
Quante volte nella latteria di mio padre, da giovane, ho lavato i bidoni del latte la domenica, quando i collaboratori dovevano avere il giusto riposo domenicale... e le mucche non potevano interrompere la produzione di quel prezioso alimento.
Spero vivamente che le nostre stalle sopravvivano, nonostante non siano in Svizzera o Germania...
Grazie a te e a Gigi che avete dato voce al problema e cercate soluzioni concrete e di aiuto.
Un saluto. Claudio M.
Oggi, durante un incontro avvenuto a Bedonia tra proprietà del Caseificio, gestori e associazioni di categoria, è emersa finalmente una concreta volontà di dialogo e confronto con gli allevatori che, al momento, risultano esclusi dal conferimento del latte al Caseificio di Borio.
Un confronto fondato sul miglioramento qualitativo e quantitativo del latte conferito.
Stupisce l'assenza degli allevatori all'incontro, ma la proposta che ne emerge è positivamente tesa a studiare le modalità di rientro, da parte delle stalle, nei parametri richiesti dal disciplinare di produzione.
Un buona notizia, le si darà luce al più presto.
Meno male dai, mi fa piacere questa Buona notizia. Tienici informati, spero che gli allevatori possano trovare il modo di continuare la loro attività
Dall'Amministrazione comunale di Bedonia, mediatrice nell'incontro di ieri tra le parti, compresi gli agricoltori, giunge questa buona novella: nei prossimi giorni la proprietà del Caseificio, assieme ai tecnici necessari, incontrerà i singoli agricoltori, così da studiarne un percorso di rientro nei parametri previsti dal disciplinare.
Si apre una via percorribile affinché le stalle che rischiavano la chiusura rimangano fornitrici del Caseificio di Borio.
Buona mediazione da parte dell'Amministrazione, buona disponibilità da parte della proprietà, buona opportunità per gli agricoltori.
Appunto, una buona novella.
Ma non doveva aprire un indirizzo superiore di Agraria? Mi sa che i trattori li andranno a vedere a Collecchio i fanciulli....
Sembra di no, menagramo. E, se ci metti anche del tuo, forse Agraria riesce meglio: serve il concime.
Certo marco ..come doveva riaprire la ceramica di bedonia
Rolleri:
....nei prossimi giorni la proprietà del Caseificio, assieme ai tecnici necessari, incontrerà i singoli agricoltori, così da studiarne un percorso di rientro nei parametri previsti dal disciplinare....
Quindi era questo il problema! e tutte queste discussioni?
Prima non era certo nemmeno questo.
Le discussioni servono a far sì che tutti sappiano, e a te di esprimere un parere.
Mica ho espresso dei pareri, è che siete (sei stato) a discutere, a ragionare sui massimi sistemi, su complotti delle multinazionali, sulle leggi di mercato sulla rava e la fava, quando:
...rientro nei parametri previsti dal disciplinare...
ovvero, smetto di comprare se la roba che mi vendi è balorda, che poi era cosa logica :-)
Dalle nostre parti, si sa, tra omertà e omissioni non si sa mai cosa credere...
E per questo l'indagine continua...
Sembra proprio che non tutte le stalle che rischiano la chiusura abbiano analisi del latte fuori controllo.
Ora, va bene che ognuno tiri acqua al proprio mulino, e va bene che gli interessi sono interessi, ma andare a cercare il latte lontano (in rima, si vocifera di Varano, seguiremo la botte di raccolta per averne certezza o smentita, visto che non si sa mai a chi credere) per lasciare a piedi le stalle del territorio sembra una mossa ben poco lungimirante.
Oltre tutto, dato che le stalle in questione non stanno conferendo latte, e vista la decisione di effettuare sopralluoghi alla ricerca di soluzioni per la continuazione del conferimento, ci si chiede quando questi sopralluoghi avverranno.
Perché fino ad ora non se ne ha notizia...
Ma tu Rolleri hai dei problemi grossi.
non ti rassegni all'idea che il motivo è già stato spiegato, ma poi un privato potrà fare come cazzo gli pare?
potrà esistere almeno uno in Val Taro che se ne fotte dei politici e dei tuttologi ambientalisti?
Certo che un privato può fare come gli pare, direi addirittura fortunatamente. Ma di fronte ad un'ingiustizia (le analisi del latte, ti assicuro, non per tutte le stalle sono fuori controllo), credo sia un dovere non tacere, se non altro per senso civico, specialmente se si tratta di provare a far sopravvivere attività economiche che, in un contesto sociale già precario, costituiscono un importante presidio territoriale.
Non è tuttologia ambientalista, è tautologia del buon senso.
PK, ti facevo più combattivo e meno allineato.
Ma mica ho capito che cosa volete tu e gigi.
è un privato, potrà fare come cazzo gli tira? se poi il latte per lui non andava bene ... :-)
mentre questo:
...seguiremo la botte di raccolta per averne certezza o smentita, visto che non si sa mai a chi credere...
e qui è grave, non avete proprio modo di far passare il tempo.