Ora devo solamente ricordare ciò che accadde, a me e a miei amici, nella primavera del 2005, durante un breve soggiorno nell'antica Costantinopoli. Credo che il viaggio ad Istanbul possa essere concentrato, raccontato e vissuto per mezzo di un solo momento, per quel che è stato il tempo di un bagno turco. 'Hamam' come lo chiamano loro. Credo anche che a suo modo sia un luogo 'sacro', dove i rituali sono costanti da secoli, forse millenni.
Sulla strada l'insegna ci indica che è il posto giusto, è il nostro, il più antico, quello posto dentro alla città vecchia. Con lo sguardo cerchiamo il nostro ingresso, quello riservato agli uomini. Una scala rimanda al seminterrato. Ci ritroviamo dentro ad un atrio silenzioso. Alle spalle lasciamo i clacson dei taxi gialli, il frastuono dei passanti e le grida dei venditori. Un profumo di te nell'aria ci da il benvenuto. Al centro una fontana di marmo bianco. Tutt'intorno panche di legno per l'attesa del proprio turno. Sopra di noi, attorno a noi, stanzette che a poco a poco vediamo liberarsi. Sui parapetti rimangono distese di salviette bagnate.
Saliamo anche noi per spogliarci e avvolgerci l'asciugamano, asciutto, rigato e sottile, attorno alla vita. Sguardi silenziosi e discreti, mal celati da alcune finestrelle, ci osservano prudentemente. La porta del 'bagno' dev'essere antica, bisogna chinare il capo per oltrepassarla, la sommità è a semicerchio. Una volta dentro lo sguardo si alza inconsapevolmente verso il soffitto. Dalla cupola cosparsa di piccoli fori, scendono obliqui fasci di luce che finiscono tra il vapore che invade la stanza. Il pavimento, gran parte dei muri, gli acquai, lì tutto è di marmo.
Gli 'Hamam' sono strani luoghi dove il vapore rilassa il corpo, il profumo del sapone rasserena la mente e lo scorrere dell'acqua gelida placa i sensi. Ci stendiamo sulla pedana centrale, anche lei di marmo ci aspettiamo un brivido di freddo ma è piacevolmente calda. Poco dopo ci raggiungono due braccia muscolose tra un paio di baffi neri. Ci insaponano tutti, la mani lisce scorrono sulla pelle, la schiuma si fa sempre più abbondante. A portarla via ci pensano un paio di secchiate d'acqua fredda. Un attimo di pausa e poi sopraggiungono i massaggi leggeri, distensivi, robusti, quasi dolorosi. Quel lieto vivere stava per terminare. A malincuore. Inevitabile, a quel punto, è stato il rimando ad una battuta di Abatantuono in un bagno di 'Marrakech':
ciaosonorita
12/02/2007Un'amica mi ha raccontato di aver vinto la repulsione per gli spazi angusti estremamente popolati e di essere andata in gita in pullman a Torino in un famosissimo hamam.... se vi interessa posso chiedere dettagli sull'ubicazione. Dice che è stata una delle esperienze più incredibili della sua vita...... ricorda anche che ad un certo punto del rituale le han passato sul corpo delle frasche di una pianta particolare (non lo ricordo) con cui si otteneva il rilassamento sia attraverso l'odore che attraverso il massaggio fatto con tale fascio di rami e foglie... le han anche fatto bere una sorta di tè purificante e a lei è sembrato di bere la cultura araba, di sciogliersi nel tutto, di riunirsi allo spirito creatore di tutto..... Dev'essere davvero molto intensa come esperienza.... chissà, magari un giorno....