C’è poco da dire, purtroppo: i ragazzi che sono tornati da Istanbul sono ancora parecchio abbattuti.
Direi che sono quasi al limite della depressione. Non deve essere stato facile sopportare quello che è successo, durante gli interminabili minuti del secondo tempo della partita, dopo il pareggio degli inglesi; chi ha avuto la fortuna di aver frequentato una finale, probabilmente sa di cosa parlo; la rimonta, la tensione dei rigori, lo sfogo desolato della sconfitta. L'amarezza e il senso di vuoto, dopo tante speranze, dopo tanto tifo.
E’ lo sport, è il calcio: c’è sempre un vincitore e uno sconfitto, un primo e un secondo. Sono le regole. Di questo e di tanti altri momenti, se ne parlerà ancora per lunghi anni, ne sono sicuro.
Zeffiro (quello di Kaleidos), uno della comitiva dei valtaresi in terra turca, ancora oggi stenta a credere a quello che è successo. Sulla panchina, davanti al suo negozio, mi ha raccontato che neanche i tifosi del Liverlpool credevano a quello che era successo. Tutti, comunque, si sono comportati da veri sportivi.
In compenso i loro ricordi fuori dallo stadio, i loro racconti a contatto con altre tradizioni, altre forme d’arte, con altre forme religiose, sono magnifici, al limite del resoconto del viaggio fiabesco. I nostri moderni "Marco Polo" hanno avuto un'ottima occasione per visitare il centro della città, i monumenti, i bazaar; per entrare per qualche tempo in contatto con le tradizioni, con il folclore, con la misticità della Moschea Blu; per poter fare l'esperienza, anche se un po' turistica e occidentalizzata, del bagno turco.
Le foto del nostro Gigi Cavalli sono stupende e di altissima intensità emotiva, come sempre. In alcuni casi, sono definibili come coraggiose. Un resoconto fotografico unico, visto attraverso gli occhi di un valtarese in Turchia.