Un divano di "panna", disposto a L, arreda il soggiorno. Su i muri tutt'intorno le foglie a ventaglio di alcune chenzie riflettono straordinarie ombre dal ricordo esotico. Su quelle stesse pareti, anche loro "panna", sono appesi numerosi quadri a tinte forti, ritraggono dei momenti vissuti da chissà chi, tra loro spiccano in rilievo alcune maschere africane dagli sguardi minacciosi. La luce è bassa, nonostante due abatjour siano accese. Poi due candele. Una è corta e larga, l'altra galleggia inerte dentro ad un piatto colmo d'acqua. Da un tavolino, dalla manifattura indiana, sale lento il fumo di un bastoncino d'incenso. Brucia lentamente.
Lì, proprio lì, dal quel punto, guardai film come: Il Buono, il Brutto e il Cattivo, Roma spara e la polizia s'incazza, Quel gran pezzo dell'Ubalda tutta nuda e tutta calda o Un uomo chiamato cavallo... ehh sì, questa casa era il vecchio Cinema Orfeo, da una decina d'anni è stato trasformato in abitazione.
Silvano abita al secondo piano, la galleria di un tempo, è una mansarda accogliente, il tetto è in legno a vista con grossi abbaini e l'arredamento è in gran parte etnico. A ricordo di quel nobile passato le pareti mantengono ancora oggi molte di quelle locandine: DJANGO, TAXI DRIVER, C'ERA UNA VOLTA IL WEST, TRINITA', PROFONDO ROSSO, 5 MATTI ALLO STADIO.
Da qualche giorno è in vacanza. Mi ha invitato a cena. Ottimo cuoco. Vino eccellente. Abbiamo trascorso una splendida serata, pur incontrandoci spesso abbiamo chiacchierato, chiacchierato e chiacchierato, facendo tardi. Poi si è fatta viva la tiepida brezza della notte facendo accendere il ventilatore, quelli di un tempo, tutti neri, con la ventola rivolta verso quegli aggeggi che agitandosi producono un suono cristallino: "Come diavolo si chiamano... ma sì, quelli che si appendono per respingere gli spiriti ribelli?... nome a parte, il clima a questo punto è diventato ancor più confortevole, di fatto d'amicizia.