5 - 23 Maggio 2024
Bedonia nei secoli scorsi
Un breve excursus sull'importanza storica della Pieve tra il Sei e l'Ottocento
Su invito di Gigi, presento anche qui un documento il cui testo è già stato letto pubblicamente il mese scorso in una delle iniziative collaterali alla giornata sul fungo prugnolo -documento che, per la visione storica di Bedonia, risulta eccezionalmente interessante.
Si tratta di una parte, quella riguardante appunto il nostro paese, di un componimento letterario risalente alla piena epoca dei Landi, e cioè a quell'inizio Seicento in cui le alte valli del Taro e del Ceno fiorivano di completa autonomia e vita propria, organizzate in forme sociali adeguate e in uno Stato di fatto indipendente, seppur sotto l'egida del Sacro Romano Impero (germanico) ed inquadrato nell'area d'influenza della potente Monarchia spagnola.
In tale contesto, il principe Federico Landi, residente anche a Milano in quanto capitale dei dominii ispano-imperiali in Italia, coltivava la vicinanza con personaggi di cultura atti a portare lustro alla sua dinastia e ai suoi territori, tra i quali il letterato ed umanista Francesco Piccinelli: che nel luglio 1617 scrisse appunto una descrizione degli stessi in latino, in forma di epistola familiaris, elegante genere letterario già degli scrittori classici e rimesso in voga secoli prima dal Petrarca. La lettera fu pubblicata in quello stesso anno nel volume delle sue opere.
Bisogna osservare che, come riferito brevemente dallo stesso autore milanese, tale descrizione è il frutto della sua memoria, di quando in gioventù andava a trovare la propria madre, abitante (per motivi non specificati) a Compiano. La sua testimonianza è dunque particolarmente suggestiva, in quanto frutto di esperienza personale, ma anche di un inevitabile confronto con la prestigiosa città in cui egli medesimo risiedeva.
L'immagine che da tale scritto esce di Bedonia è quella di un luogo tanto vivace quanto qualificato, sia dal punto di vista economico che sociale e religioso; il nostro osservatore privilegiato non stenta a riconoscere, nel suo ricordo del paese, un carattere particolarmente civile e industrioso, anche rispetto ai due capoluoghi feudali di Bardi e Compiano (ai quali pure dedica ovviamente parole di apprezzamento).
Ecco dunque che, nel file allegato, i lettori di Esvaso.it potranno trovare la suddetta descrizione in una nuova traduzione da me effettuata con l'intento di renderla pienamente comprensibile (non mi sono rifatto a quella a suo tempo prodotta da Giuseppe Micheli).
Insieme, voglio anche segnalare un dato che emerge invece da una pubblicazione di fine Ottocento, altrettanto sorprendente in senso positivo. Si tratta (vedi allegato) di un libro del 1891 per le scuole elementari, che ai tempi prevedevano un insegnamento riguardante il territorio della provincia di residenza. Qui, nelle tabelle riguardanti la popolazione (censimento 1881), si notano cifre che, se non fossero scritte, di primo acchito sarebbero difficili da credere vere, talmente abissale è la distanza dalla situazione di oggi: con 9755 abitanti, Bedonia è addirittura il terzo comune per popolazione dell'intera provincia, secondo solo al capoluogo (43.553) e -ma solo per poco- a Fidenza (10.937)!
Ancora più evidente la situazione all'interno della circoscrizione altovaltarese, dove Bedonia è nettamente il comune più abitato; anche se va detto che, comprendendo anche l'alta Valceno, il primato spettava a Bardi (10.054), all'epoca ancora sotto la provincia di Piacenza.
Ci sono dunque state epoche in cui il nostro paese era effettivamente il centro di un territorio ben dotato di attività e di popolazione. Giovi ricordarlo, anche in vista delle ormai prossime elezioni comunali, sia ai Cittadini elettori che al futuro Sindaco.
Maria Pia
24/05/2024Sempre molto interessanti e piacevoli queste letture. Bello conoscere la nostra storia. Immaginare i luoghi di oggi come potevano essere qualche secolo fa. Grazie Piero per la tua costante ricerca, e grazie Gigi che dai a tutti la possibilità di scoprire il nostro passato, per cercare di capire il presente, e perché no sperare nel futuro… si dice che la storia si ripete… e allora chissà