L'agonia di Gesù in croce, rappresentata nella cripta della Basilica di San Marco, è opera di Arturo Curà, che la dipinse nel 1986. La scena illustrata è divisibile in tre parti, di cui quella centrale (che non è un dipinto murale come il resto, ma una scultura in legno massiccio dipinto) raffigura gli ultimi momenti di supplizio con il Cristo inchiodato alla croce ed ai lati Maria e san Giovanni.
Sulla destra ci sono i personaggi maschili, quasi tutti con lo sguardo ancora incredulo e sbigottito per quanto accaduto, figure in cui si riconoscono soldati romani, sacerdoti, giudei (tra questi i somiglianti Franco Curà, Pier Luigi Manfredini e Giorgio Mocellin); ed infine un piuttosto enigmatico dottore della legge –in realtà autoritratto dello stesso Arturo– in cui un’espressione partecipe al dramma contrasta con la posizione del corpo già rivolto ad allontanarsi. Sulla parte sinistra si staglia invece un gruppo di donne dal volto triste e rassegnato, alcune delle quali distolgono lo sguardo dalla scena.
Le trentadue figure, dipinte a tinte forti, come da stile del nostro Curà, sono poi racchiuse dentro ad un cielo terso e uniforme, un blu notte che non tralascia interpretazioni, tanto da trasportare lo spettatore in una sorta di abisso: "Un blu elettrico delle notti di New York", come riferì al tempo l'autore.
L'opera, eseguita con colori a tempera, fu commissionata ad Arturo da don Renato Costa, col fine di perfezionare la nuova Cappella della Crocifissione: una nicchia posta sul lato sinistro della cripta, ancora bianca nei muri e fino a quel momento allestita con sole sculture lignee, intagliate da un abile scultore di Ortisei.
Si tratta di una raffigurazione pittorica che non rispecchia in alcun modo quelle solitamente presenti nelle chiese, ed anche per questo motivo è a suo modo coraggiosa e di particolare fascino: qui, infatti, c'è solo la "Passione" di un breve momento.
Ammirandola con la dovuta calma, come è successo a me oggi, è possibile percepire il vento che scuote le vesti e scompiglia i capelli dei personaggi, così come le loro parole pronunciate sommessamente o affidate al gesto concitato di tante mani. Mani che manifestano l'impotenza davanti a quell'Uomo in croce, ma anche la maestria legata a un nome che s’intravede, a malapena, nell'angolo più basso: Arturo Curà.
P.S.:
Nella stessa cripta, a lato dell'ingresso, è posto un altro grande quadro sempre raffigurante il momento della crocefissione, mentre in una sala dell'attiguo Seminario è conservato un ulteriore pannello ligneo, sempre con Cristo in croce –entrambe opere realizzate da Arturo. Con l'occasione, ringrazio mons. Lino Ferrari per la consueta disponibilità e Cristina Maestri per il professionale reportage fotografico.
Benni
15/04/2022Che bellezza, che anacronistica avanguardia artistica; è sempre bello ed emozionante conoscere preziosità così vicine.
Grazie Gigi