Le miniere di Santa Maria del Taro
Il trascorso minerario del paese può essere oggi una valida risorsa turistica
Ad ottenere il massimo rendimento di questo territorio, prima di De Thierry, furono molti popoli: romani, goti, bizantini e longobardi. Dall’alto medioevo alla fine del diciassettesimo secolo fu invece dominio dei Landi, ed è proprio in questa zona che iniziarono a cercare quel rame che serviva a battere moneta propria, senza però un gran successo.
Le miniere vengono così gradualmente abbandonate, fino al 1874, quando, in piena rivoluzione industriale, De Thierry ottiene il permesso di sfruttamento del monte Penna, prima con i minerali, poi con la foresta. Passano solo pochi anni e lì realizzerà la più grande teleferica in Europa per il trasporto di materiale, un’opera straordinaria di ingegneria, il cui progetto e le successive fotografie sono ancora disponibili (vedi allegato).
Nel paese di Santa Maria, di questo suo leggendario trascorso minerario, rimane ben poco, sopravvivono alcuni capannoni industriali, un paio di abitazioni utilizzate dagli operai, l’ufficio amministrativo della Società in puro “Stile inglese”, la villa di De Thierry e alcune miniere.
Le gallerie minerarie sono fortunatamente sopravvissute agli anni e all’incuria, si sta ora considerando di metterle in sicurezza e poi sfruttarle turisticamente. A “risvegliare” questa opportunità, in collaborazione con il Comune di Tornolo e la Regione Emilia Romagna, è la fondamentale disponibilità, per la parte tecnica e progettuale, dell’Ing. Maurizio Stuppini, ex direttore della Sezione Museale della Miniera di Gambatesa, oltre all’essenziale supporto volontaristico di alcuni abitanti di Santa Maria, spronati dall'attivismo di Paolo Delucchi.
In occasione della nona edizione della “Giornata Nazionale dedicata alle Miniere”, iniziativa nata da ISPRA con lo scopo di promuovere i siti minerari del territorio italiano, ho preso parte all’escursione esplorativa delle tre gallerie di monte Costello e dove, successivamente, si è iniziato a parlare di questa nuova possibilità turistica, indubbiamente un toccasana per questo ultimo lembo di terra emiliana… se poi la l’esplorazione dovesse essere associata ad una calda e prelibata Baciocca “Cotta nel testo”, allora il successo è assicurato.
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In questo argomento, non posso dir nulla perchè non ho ricordi...ma intervengo solo per ringraziare Gigi (ho perso il tuo n°wz) per i suoi scritti e per le sue foto! Seduti comodamente a casa, impari e scopri meraviglie... dietro l'angolo... che ignoravi esistessero: GRAZIE!
Faccio il passo del Bocco da una vita e a Santa mi fermo spesso per un gelato o un caffè ma dell'esistenza delle miniere niet. Quante cose che ignoriamo della nostra bellissima valle, eppure sono solo dietro l'angolo ma la colpa è solo nostra
Ciao Gigi e grazie per l'interessante articolo. Io 3 o 4 anni, dopo aver letto dell'esistenza delle miniere, avevo fatto una giornata tra Santa Maria del Taro ed il Monte Carignone, scendendo poi per la carraia più agevole; non ricordo che ci fossero quei cartelli che vedo nelle foto...sarebbe stato forse tutto più facile. Deve essere veramente stata una escursione interessante, la vostra. Se potrò aiutare in qualche modo, fatemelo sapere. Ciao.
È molto interessante pensa che io sono nata in questi posti ma tante cose non le sapevo grazie
Molto interessante. Non ne sapevo nulla o confondevo con qualcosa di analogo che c'era più in là, proprio in Liguria. Quante cose interessanti che interessano a pochissimi. Le librerie (e le TV!) abbondano di fuffa, ma in fatto di saggistica c'é da mettersi le mani nei capelli. Nessun libro scorrevole che descriva la storia non solo delle miniere dismesse italiane ma anche quella delle ferrovie. E pensare che c'era una ferrovia persino tra Piacenza e Bettola, patria di un ben noto politico ancora molto attivo e laborioso per "il bene del Paese".
Peppino Serpagli - Milano
Grazie Gigi per la tua solita capacità di sintesi che permette di inquadrare l' argomento principale nel contesto storico/sociale dell' epoca e perché no anche dei giorni nostri. Altri avrebbero scritto un libro.......
Per noi che frequentiamo questi luoghi fin da quando, oramai troppi anni fa, ancora adolescenti, avevamo riadattato la vecchia cabina di controllo della cava Costa a rifugio dove passare i capodanni, normalmente fuori al freddo causa il fuochista dei tempi, Fausto, ora gestore del ristorante Alpino, che insisteva ad accendere il caminetto con i trucioli della segheria di suo padre, il grande e simpatico Pietro, tutto appare molto normale.
Ma visto con gli occhi di chi, per la prima volta, risale il torrente Incisa fino all' imbocco delle prime miniere dove, dietro gli alberi si intravede la prima cascata e poi la seconda con alla base un laghetto dove i più coraggiosi riescono anche a fare qualche tuffo nelle acque gelide e cristalline, mi rendo conto possa sembrare di tornare indietro nel tempo, in una zona inesplorata e primitiva dove anche il nostro commilitone Bertè di Borgotaro, noto naturalista tra i fondatori della Lipu, ci faceva notare la presenza sia di vegetazione che di fauna, presente oramai solo in questa parte dell' Appennino causa, per fortuna, dell' isolamento e della scarsa antropizzazione. Ti ringrazio inoltre per la passione e l' interesse dimostrato che ti ha portato a rinunciare ad impegni di lavoro per essere presente all' evento e di far conoscere luoghi a due passi da casa nostra per i quali vale la pena spendere una giornata in compagnia.........