Al limite del buio
È vero, mi manca la svolta finale, ma nonostante questo le premesse ci sono già tutte, la narrazione dell’omicidio di Giobatta Bernabò è particolareggiata, convincente e ricca di colpi di scena. Un noir che lega drammaticamente uomini e donne, presente e passato, bene e male.
Anche in questo racconto, come nel precedente: "Donne altrimenti amate", le indagini sono condotte dal giornalista Riccò e dal Maresciallo Nusca. Stessa sorte per la scena del delitto che rimane ambientata nel nostro levante ligure: Cavi di Lavagna e Chiavari, anche se l’inviato di Teletua, per motivi d’indagine, si spingerà curiosamente fino a Bedonia, anzi a Cavignaga, patria dei famosi "Orsanti", narrando al tempo stesso vizi e virtù di queste storiche compagnie di "artisti erranti".
Il romanzo prendere il via da due farfugliate parole, consegnate dal Bernabò a un Carabiniere prima di morire, ma che permetteranno al cronista Riccò di svelare un mistero che risale a un secolo prima e di scoprire in quale luogo la mano assassina si nasconde, proprio lì, dove è difficile trovarla, al limite del buio.
Aldino anche questo libro mi è piaciuto e hai fatto il bis col botto. Lo consiglio
Ancora Teletua; ancora Fabio, il cronista che di quella piccola emittente ha fatto una ragione di vita; ancora la Riviera di Levante, quellodoroso angolo dItalia nel quale non succede mai niente, ma che torna a far da cornice ad un inspiegabile, quanto intrigato delitto.
Può Giobatta, un integerrimo pensionato dissanguarsi in un angolo buio di Lavagna? E perché si è infierito su di lui fino ad arrivare ad accelerarne la fine strangolandolo con un collant?
Un vero rompicapo sul quale sarrovellano le ipotesi più disparate di Nusca, il maresciallo dei carabinieri e della bella Maria Furlato, il Pubblico Ministero incaricato delle le indagini.
Fabio, sempre in cerca di notizie per la sua emittente, comincia ad indagare sulla vita privata della vittima finendo collincappare in sordidi meandri di prostituzione, in loschi figuri che organizzano combattimenti di animali, nonché in vecchie signore ancora vogliose ed altre nelle cui vene scorre solo ghiaccio.
Ma questo secondo libro di Aldo Boraschi è molto di più.
Il racconto, infatti, seppure affascinante e con un finale a sorpresa, è quasi una scusa per dare sfogo alla intima filosofia di vita dello scrittore, il quale cerca di dare un senso alle cose che più ama: il giornalismo; la vita di provincia; lodore ed il suono delle strade del suo quotidiano, la gente comune che gioca la briscola a cinque... e che lotta per il suo spazio; lanelito ad un utopistico ideale di giustizia.
Sicché, man mano che il racconto si evolve, fra i personaggi che lo popolano ritroviamo anche quelli a lui da sempre più cari: dalloste Brunin la cui unta focaccia è un tripudio per i sensi, al marocchino vu cumprà che stupisce per saggezza ed umanità; dallanonimo entusiasta, finto come giuda, alla donna, madre - sorella - compagna - sposa - sostegno - saggia - coraggiosa - mai vinta.
Vi sincontra, perfino, la sua piantina di basilico, profumata allegoria duna esistenza intimamente irrequieta, in cerca delle risposte ai tanti interrogativi della vita.
Questo nuovo lavoro si presta così a varie letture - a seconda se conosci o meno luomo Boraschi - ma in ogni caso ha in sé la capacità di catturarti e di sorprenderti.
Un bellissimo intervento del mio amico Dario Temperino! Non ho ancora letto il libro, ma una volta letto quanto scritto da Dario qua sopra, lo farò senz'altro quanto prima... e lo sapete anche perché? Perchè il mio amico Gigi Cavalli, come fulimine a ciel sereno, saputo che ancora non l'ho letto, mi ha scritto che me lo regala lui ! Urka ! Questa notizia mi ha fatto veramente piacere e ne sono lusingato specialmente per le motivazioni addotte.
Un buon libro è un bel regalo sempre e comunque, perciò un libro si legge, ma anche si regala...
Gli ottimi interventi di Dario e di Gigi dovrebbero aver perlomeno incuriosito molti, come d'altronde sono riusciti ad incuriosire me, ed allora gente... tutti in libreria !
E poi... quando Aldo scrive è certo che non sciupa carta... è inchiostro buono ed ottima penna.
Ciao a tutti da Stefano