Una sacrosanta pulizia

Sono entrato in chiesa per cercare Don Pietro e vi ho trovato una “Babilonia”. Poltrone sparse sull’altare maggiore, candelieri appoggiati a terra, candide tovaglie ammassate in un angolo, quadri staccati dai muri, ragazze in piedi sugli altari delle cappelle, il tutto tra un frastuono di aspirapolveri all’opera e puliscipavimenti in piena attività "sembrava Pasqua".

E’ questa la baraonda che mi sono ritrovato di fronte in un luogo tipicamente ordinato e silenzioso.
Era una schiera di donne bedoniesi, tra loro anche delle ragazze e il mitico Filippo, che anziché essere assorbite in una divina preghiera, erano immerse, ma sarebbe meglio dire affaccendate, in una “sacrosanta” pulizia. Il loro mezzo di devozione era lo straccio in una mano e il “Vetril” nell’altra.

Dopo aver chiesto chiarimenti mi è stato riferito, ovviamente dalla più anziana del gruppo, che era dalle fine degli anni settanta, in occasione dell’incendio del campanile, che la chiesa non veniva lustrata come “Dio comanda”.
Il risultato era già lì, davanti ai miei occhi, in una fila di bacinelle con l’acqua nera come il petrolio, considerando anche che il mio arrivo era già al secondo giorno di pulitura.

Con l’occasione ho colto la palla al balzo per aggirarmi tra vecchi dipinti, antiche statue e attempati stucchi, per poi  infilarmi su per la scala a chiocciola, stretta e straripante di ragnatele per raggiungere il palco dell’organo a canne, ormai in completo abbandono “un vero peccato”.

Ho voluto dar voce a questo evento per ricambiare la fatica di tutte coloro che si sono occupate di questa volenterosa iniziativa, altrimenti finita in “gloria”.
Mi sento di ringraziarle a nome di tutta la comunità bedoniese e, ci vuol poco ad immaginarlo, anche da parte di “San Antonino”.

Ha collaborato a questo post:


Alcune immagini della chiesa in baraonda - Foto Gigi Cavalli



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