Il forno della Scaletta
Una delle poche botteghe bedoniesi rimaste immutate nel tempo
Le origini di questo negozio e della sua collocazione vanno indietro nel tempo, almeno fino a quando, cinquant’anni fa, era gestito da un altro fornaio storico bedoniese, Giuseppe Squeri detto Cucù, poi trasferitosi nella centrale via Garibaldi, successivamente in via Aldo Moro, in ta’ Perperan-nà, per poi cedere la conduzione, verso la fine degli anni ottanta, ad altri gestori.
La carriera di fornaia della Rina Prato, nata a Ne, nelle alture vicino Chiavari, e deceduta nel 1997, era iniziata sposando in "seconde nozze" il borgotarese Carlo Delchiappo, oggi novantenne, di professione “garzone fornaio”. La loro avventura iniziò nel 1954 aprendo un forno “in proprio” a Tarsogno per poi trasferirsi, dopo un paio d’anni, a Berceto dove rimasero fino al 1959. In quello stesso anno, quando Cucù si trasferì lasciando libero il punto vendita, traslocarono definitivamente l’attività a Bedonia.
Il motivo per cui mi occupo di questa attività è semplice. Nonostante tutti gli altri forni abbiano ormai un’immagine moderna: insegna luminosa, specchi, cristalli, luci, bilance elettroniche, registratori di cassa (con l’oroscopo), pane, focacce e pizze di mille tipi, la "Rina" diversamente è rimasta come mezzo secolo fa, tutto si svolge nello stesso ed unico ambiente, vale a dire con il medesimo forno, lo stesso bancone, la stessa bilancia, lo stesso cassetto dei soldi, gli stessi tre tipi di pane "Rosetta, Spaccata e Pastadura" e con l’unica focaccia, unta e cotta al punto giusto, sempre come un tempo.
Ricordo anche quando negli anni settanta si portava al forno una dozzina di uova per fare il Marsapàn o la teglia di torta di patate a far cuocere, ovviamente infagottata nel tipico "Mandillo", blu a righine bianche… una benevola concessione di un tempo, oggi ti farebbe rischiare la galera.
Il forno è ancora gestito dalla famiglia, dal figlio Ferruccio e dal nipote Nicola, e fino al 1994 a "dar man forte" c’era anche l’altro figlio Rinaldo.
Oggi, quello stesso forno di allora, rimane per gran parte dei bedoniesi un punto di riferimento, un luogo dove si respira la "passione" oltre all’odore di pane di una volta: "E cosa c’è di più buono?". C’è anche qualcosa d’altro, entrando si ha tuttora l’impressione di sentirsi salutati dalla "Rina"... con quella sua classica cadenza ligure, che forse era più di un accento.