Digitale sì, ma con Nesquik
Praticamente è quello che sta succedendo in questi giorni, siamo ancora tutti lì, in fila, ad acquistare un nuovo televisore o il decoder. Ehh sì, oggi è andato in pensione l’analogico per far posto al digitale terrestre, un’altra televisione del futuro. Più canali, più pluralismo, ma anche più pubblicità.
Domani mattima già mi aspetto la telefonata tutta ansimante di mia zia Mina: “Ne se veida pù gninte, vè va… te farö ina turta”.
Lo si può tranquillamente intuire, tutti i rivenditori e i tecnici saranno subissati da angoscianti chiamate, tant’è che oggi, il nostro “Sugo”, alla chiamata della Maria Pina, gli ha gentilmente risposto: “sì sì vengo subito, non appena ho finito con gli altri 800”.
Da stasera sul telecomando posso scegliere tra decine di canali, ma ho ugualmente un cruccio, avrei preferito che Berlusconi fosse stato “Mister Telecom” e non “Sua Emittenza”, a quest’ora l’Italia sarebbe tutta collegata alla linea ADSL, anche perché la televisione mi andava bene anche com’era prima, mentre i collegamenti internet sono da terzo mondo… e chissà per quanto ancora!
P.s.
Nel video accanto potrete ascoltare i vari annunci del "passaggio" bianco/nero-colore e vedere tante vecchie sigle e spot (reclame), ovviamente a colori... veramente divertente quanto malinconico.
Hanno collaborato a questo post:
Eh si, in questi giorni il nostro elettrotecnico antennista bestiale deve andare a tutta cannella...
Come da copione... la zia Mina si è fatta viva alle 10.45. Dopo avermi proposto una torta di zucca e riso per il pranzo ha aggiunto: "ne te vurè miga che vagga a lettu sensa television..."
MA CHE BELLO!!! SI RIASCOLTANO MUSICHE E SIGLE, SI VEDONO IMMAGINI E PERSONAGGI CHE, COME D'INCANTO, FANNO RIEMERGERE IN NOI EMOZIONI CHE CREDEVAMO DIMENTICATE. CIASCUNO DI NOI RIVIVE MOMENTI PARTICOLARI LEGATI A PERSONE CHE MAGARI NON CI SONO PIU', RIPRENDENDO FORMA NELLA NOSTRA MENTE CON UNA FORZA INCREDIBILE. BRAVISSIMO! E CORRI DALLA ZIA MINA, BUON APPETITO!
Incuriosito dal commento di Barbara ho visionato il filmato che prima avevo trascurato.
Beh, che dire, altra perla di selezione... Gigi... il bignami della mia cultura... ahahah
Confermo la malinconia e i dolci ricordi.
Ps. se ti può consolare io mi ero attrezzato con 2 decoder che ovviamente è diventato 1 poichè l'altro è finito in prestito subito il primo giorno... eppure di tempo ce n'era!!!!
Grazie.
A proposito di digitale.... Autocitazione.
"Ai bei tempi quande che Berta a filèva
tutt'e seire se n'anèvena in firòssu:
ina vota a cà de qustu, ina vota a cà de qullu
e se feiva a menu d'a Television!
Ohime, vèh... a u dì d'incoeu l'è cambièu tuttu...."
Ma siamo sicuri che questa Televisione è cambiata?
Certo, ci sono più canali ( i grandi numeri fanno sempre impressione ) molti dei quali però andrebbero bene per buttarcisi dentro e affogare nella loro quotidiana stupidità per la serie "digitale" del "Venghino, venghino siòre e siòri.....
Più animali entrano, più bestie si vedono!"
Ma, chissà.... l'Italia, tutto sommato, continua ad essere il Grande Paese dei Grandi Miracoli, Premier permettendo.
Buone visioni terrestri a tutti.
Arturo Curà
Approfitto del commento di Arturo per segnalarvi un altro suo intervento, questa volta nel prestigioso Forum del Corriere, all'interno della rubrica curata da Aldo Grasso, per approfondire ulteriormente l'argomento "televisione".
Gli Schizzinosi
Gentile dott. Grasso,
in questo Forum leggo spesso lamentazioni a ruota libera sulla RAI-TV. Altrettanto spesso mi trovo d'accordo: nei programmi cosidetti di intrattenimento siamo al liquame. Ma non tutto è materiale da discarica e credo che non occorra fare tanto gli schizzinosi davanti al Programma più azzeccato dell'intera stagione, anzi delle ultime 10 stagioni. "Vieni via con me" è nuovo, fresco, intelligente, informa e soprattutto cerca di offrire una visione "sghemba" delle cose, una visione che non s'accontenta degli ospiti con il libro o il disco da pubblicizzare. Fa altro. Usa un linguaggio corretto e perciò "alto" rispetto al cicaleccio da pollaio che ci invade a ogni ora del giorno; per questo, credo, vada di traverso a chi, appena sente odore di "cultura", oggi diventata una brutta bestia da tener lontana, alzano lamentazioni insipide e naturalmente volgari ( il punto più basso è quando ci si chiede con scandalo quale sia il cachet del conduttore ). Fazio è un signor professionista ma gli si fa il tiro a segno perchè è moderato, gentile, parla l'italiano, non dice ovvietà(tutte cose bandite dalla TV odierna ), invita persone e artisti veri, sa fare un programma assolutamente non banale. Ce ne fossero!
Credo che i lamentosi, non sapendo bene a che cosa attaccarsi, rivelino una inguaribile invidia nei suoi confronti. I bravi sono sempre stati invidiati... Questi signori evidentemente prediligono altro. Ma che altro, se il panorama è debilitante? Ora Fabio Fazio e i suoi autori non fanno probabilmente la rivoluzione televisiva( che poi quale sarebbe?)
ma miracolosamente sono riusciti ad acciuffarci per i capelli tirandoci fuori dalla immensa cloaca in cui gli altri ci hanno fatto precipitare. Che non è poca cosa. I difetti? Certo che ci sono, come ci sono in qualsiasi realizzazione in diretta, ma non credo deturpino il tutto, anzi, ci raccontano che in quel momento chi sta sul palco è lì per farci sorridere e farci pensare. Non è una cosa d'eccezione? Mi pare proprio di sì. Chi ha buona memoria ricorderà che "gli schizzinosi" c'erano anche ai bei tempi di "Quelli della notte" e "Indietro tutta". Quelli che oggi glorificano Arbore con 30 anni di ritardo. Ecco, il difetto principale di "Vieni via con me" è probabilmente quello di essere una cosa "diversa" e di aver scavalcato tutti.
Un doveroso saluto. Arturo Curà
http://forum.corriere.it/televisioni/24-11-2010/gli-schizzinosi-1665905.html
Ave Prode Arturo, morituri te salutant
Questo era l'abusato saluto con cui ti apostrofavo al tuo apparire.
Tu non gradivi quel " morituri " e mi stoppavi sul nascere mentre le tue mani roteavano mulinanti a cercare quelle ovette anti jella che abbiamo appese li in basso. Evidentemente anche tu avevi assimilato la battuta di Totò :
" Non è vero ma ci credo " .
Eravamo agli inizi degli anni 70 in piena crisi economica e con il prezzo del petrolio che era schizzato alle stelle.
Nacque l'era della austerità e per contenere l'enorme spesa della bolletta energetica il governo adottò i noti provvedimenti di riduzione dell'illuminazione pubblica, delle targhe alterne e delle domeniche in bicicletta.
Ma erano anche gli anni in cui arrivò la TV a colori in tutta Europa.
In Italia ci misero ancora in castigo rinviando di qualche anno l'inizio delle trasmissioni. L'intento era di evitare che l'inflazione, già alta, esplodesse sotto la spinta dell'incremento di spesa delle famiglie. Il debito pubblico aveva già iniziato il suo impietoso cammino verso l'alto e non si sarebbe più arrestato.
Ma allora, caro Prode, noi giovani avevamo una capacità di adattamento ammirevole. Eravamo i figli della guerra; quelli che avevano conosciuto la fame e la miseria. L'indigenza degli anni precedenti ci aveva temprato donandoci quell'inventiva e quell'estro che ci permetteva di divertirci in ogni frangente.
Bastava che tu, acutissimo osservatore di tutto quello che ci circondava, adocchiassi un qualsiasi personaggio tipico per imbastirne, con una creatività genialoide, un condensato di situazioni comico-grottesche da farci sbudellare dal ridere. E come se non bastasse ogni giorno arrivavi al Mellini con una cartellina ripiena di fumetti sequenziali illustranti ogni spaccato della vita di Bedonia e di chi la popolava.
L'ilarità esplodeva raggiungendo livelli parossistici; un vero attentato per lo stomaco e per l'impianto venoso.
Riuscivi a canzonare senza insolentire. Anzi, pur facendo caricature molto mordaci, sapevi condirle con una piacevolezza così intrigante e così coinvolgente che ci induceva ad amare le persone rappresentate.
La tua verve creativa spaziava in tutti i campi artistici-culturali. Dalla pittura alla letteratura; dalla regia cinematografica alla sceneggiatura ed al giornalismo. E' un vero peccato però che tante di queste tue creazioni siano andate distrutte e disperse. Ci sarebbe voluto un archivista che le preservasse dalla tua incuria e da quella pervicace forma di auto-distruzione che ti permeava.
Ho seguito, su segnalazione del Gigi, le tue performance pubblicate dal Corriere della Sera. Non mi hanno certo stupito le tue molteplici doti che conosco ormai da cinquant'anni.
Sono convintissimo che, alle sopracitate attitudini, tu potresti anche eccellere, a qualsiasi livello, come critico tv, cinematografico e teatrale.
E so pure che per tre o quattro mesi non ti affaccerai più su questo blog di noi poveri derelitti che scriviamo solo... cazzate ma spero capirai che ognuno di noi da quello che può.
Ciao.
Remo Ponzini
Caro Remo,
la possibilità di vedere tante belle "Annunciatrici" TV, mi ha fatto venire in mente come mia madre fosse gelosa di Nicoletta Orsomando (mi pare si chiamasse così la leggiadra figurina "Mezzo busto" che apre e chiude le immagini donateci da Gigi). Era gelosia vera e vissuta, e mio padre ne rideva di gusto, perchè gli sarebbe piaciuto vedere anche le gambe dell'annunciatrice...
Ciao. Claudio M.
Carissimo Claudio,
hai proprio toccato un punto dolente ed al contempo piacevole.
Allora c'era solo mamma Rai ed i suoi spettacoli erano castigatissimi. Le ballerine erano imbrigliate dentro dei mutandoni larghissimi; le gemelle Kessler dovettero ricoprire le loro cosce con dei calzettoni neri; la conturbante Abbe Lane, che si esibiva avvolta in abiti da sera fascianti e conturbanti, dovette subire il divieto di ancheggiare.
Era questa la morale pubblica di quei tempi. Imperava il bigottismo ecclesiastico che imponeva i suoi voleri ed i suoi dogmi anche al mondo politico a cui era strettamente legato.
Erano gli anni in cui si andava a spulciare sulle riviste osè il "ginocchio" nudo di una starlet con le gambe accavallate; e ciò bastava a procurare inconfessabili tempeste ormonali e squassanti turbolenze erotiche.
Ecco perchè le mogli di allora scrutavano, con una gelosia ossessiva, i volti estasiati dei mariti che ammiravano i mezzi busti delle varie Nicolette Orsomando che si alternavano a presentare le fustigate trasmissioni dei quei tempi. Ognuno aveva la sua icona. La mia preferita fu Marina Morgan, che con quegli occhioni conturbanti, incorniciati da una chioma di capelli color rosso tiziano, bucava lo schermo Tv e ti entrava nel cuore.
Ma poi ci fu la rivoluzione del 68 che capovolse anche quella morale bacchettona. Esplose il femminismo e con esso tutte le discriminanti tra gli opposti sessi iniziarono a crollare. Si intraprese quel percorso che avrebbe velocemente portato alla parificazione sociale ed economica tra l'uomo e la donna.
E con la caduta dei tabù legati alla sfera sessuale anche le ipocrisie ad esso correlate tesero a svanire.
Ma non era finita caro Claudio. Contemporaneamente, nel campo della moda, accadde l'evento del secolo.
A Londra una certa sign. Mary Quant partorì la minigonna che si diffuse nel mondo con la velocità di un fulmine. Fu una rivoluzione nella rivoluzione.
Tutte les maisons de haute couture armarono i loro stilisti di forbicioni imponendo loro di tagliare drasticamente in ogni direzione.
Andarono in pensione i lunghi vestiti cadenti sostituiti da gonne lunghe quattro misere dita; anche le vecchie mutandone della nonna furono soppiantate da striminziti ed impalpabili triangolini di stoffa.
La nostra generazione subì un trapasso scioccante; un autentico trauma questo repentino ribaltamento di costumi. Dal proibizionismo al permessivismo totale.
Nel giro di un paio d'anni ci trovammo catapultati in un mondo completamente diverso ed inconcepibile; ci mancò il tempo per metabolizzare questa rapida trasformazione epocale.
A presto risentirci.
Remo Ponzini
Mi sento proprio tirato per i capelli che, fortunatamente, ho ancora ben saldi. Non ci sono cattivi riferimenti personali, sia chiaro, carissimo amico Remo/blogghista!
Dunque. Sai benissimo che non mi piacciono gli amarcord sul come eravamo belli, sani e intelligenti ma ti devo confessare che un briciolo di orgoglio per i nostri anni ruggenti di allora mi è rimasto, pur avendolo accantonato e spesse volte buttato via. Perchè praticare l'accanimento terapeutico alle cose che avevano lo scopo del divertimento mordi e fuggi? Non mi sento nè la Binetti nè, dio mi scampi, quel trombone sfiatato di Giovanardi!
Lo sai, non sono un raccoglitore soprattutto delle mie cose cosidette "leggere". Le cose "leggere" sono leggere proprio per la loro impalpabile e fatua consistenza: sono un soffio, sono fugaci meteore che se ne vanno dopo una fulminante apparizione nei cieli delle nostre piacevoli fantasie.
Sta di fatto che oggi, credo, rari ventenni abbiano la spinta, la voglia e la capacità di inventarsi il piacere impagabile di saper scherzare con leggerezza e con una certa acutezza, senza avere a disposizione i mezzi strepitosi dell'attuale società telematica. Oggi si comunica tramite gli infernali "messaggini" riducendo tutto ad un semplice "cliccamento" molto vicino alla nevropatia.
Ma proprio questo era il bello: inventare e costruire i propri "giocattoli" col nulla, come i bambini di un tempo cui bastava un vecchio rocchetto di filo ed un elastico per crearsi una macchina semovente con cui giocare all'infinito, sognando e lasciando libero sfogo alla fantasia: esattamente quello che i veri artisti hanno sempre fatto.
Ora mettiamo da parte l'Arte ( oggi sono tutti Artisti... che noia! ) e gli Album dei ricordi pur piacevolissimi di un'età, la nostra di allora, tutta proiettata in avanti. Sta di fatto che eravamo "curiosi" e assetati di novità. Quante volte, a bordo delle nostre traballanti 500, facevamo le spedizioni a Parma per andarci a vedere l'ultimo film di Fellini, Visconti, Antonioni, e, buon ultimo, Monicelli... per poi discutere e magari litigare sui contenuti, sui lati estetici, sul fronte poetico dei loro (capo)lavori, sulle nuove tendenze della "Nouvelle Vague" etc.? Ecco, mi basta questo ricordo per sentirmi appagato di una giovinezza che mescolava il sacro e il profano, l'impegno e il semplice divertimento, i giovani e i non più giovani. Eravamo fortunati?
Forse anche. Ma, accidenti, le occasioni ce le andavamo a cercare e quotidianamente dialogavamo non solo tra noi ma con i cosidetti "vecchi" del paese per arricchirci delle loro piccole e grandi esperienze, per discutere, per mettere a confronto la nostra "modernità" con le loro idee più legate alla tradizione.
Si discuteva ridendo e litigando ma si discuteva cioè si dialogava in un proficuo confronto quotidiano che forse solo ora riusciamo a capirne la preziosità.
Insomma, era tutto bello? Certo che no ma in ogni modo riuscivamo a trovare sempre il lato divertente di ogni situazione proprio come in uno dei tanti film di Monicelli. E oggi che fanno i nostri giovani? Con certezza non lo so ma, sempre rimanendo al cinema, se le sale si riempiono per i "Cinepanettoni" qualche motivo ci sarà!
Fine del pistolotto per l'amico blogghista.
Un abbraccio.
Ave o Prode
Ti ringrazio per il gratificante " pistolotto " che mi hai confezionato con affetto. Ti dirò che, nella mia ignoranza, pensavo che fosse un termine gergale ma il mio Zingarelli, a cui attingo frequentemente, mi ha prontamente smentito.
Sono particolarmente affezionato a questo vocabolario in quanto da ragazzino ricevetti dal mio insegnante un consiglio ... categorico : ricordati di consultarlo sempre quando senti una parola di cui non conosci il significato.
E così feci. Fu uno dei migliori suggerimenti di cui beneficiai nella mia adolescenza e che tutt'ora, nella mia vetusta età (pari alla tua), seguo con umiltà e perseveranza.
E questo mi riporta ad un articolo del Corriere di circa due o tre mesi fa che parlava della regressione e del decadimento della lingua italiana.
Si citavano i giovani che, approdati all'università e sottoposti a test, avevano evidenziato carenze delle più elementari conoscenze grammaticali, sintattiche e lessicali.
Vi si rimarcava che la vittima più illustre di questo svilimento della nostra scrittura era il disconoscimento del congiuntivo diventato ormai un oggetto misterioso ai più. Stessa sorte anche per il condizionale ed il passato remoto. Una lingua sempre più impoverita ed appiattita dove nella coniugazione dei verbi si usa solo l'indicativo. E dove, le regole della punteggiatura, verrebbero costantemente ignorate. Per non parlare poi dell'improprio ed errato uso dell'apostrofo, dell'accento e delle tanta regole che vengono costantemente vilipese.
Questo produce incapacità nell'impostare un ragionamento scritto; ovvero non si riesce più ad esporre in un italiano accettabile quello che si ha in mente.
Una analisi impietosa che non faceva intravedere inversioni di tendenze o soluzioni credibili.
Abbiamo una lingua composta da oltre 130mila vocaboli ma quelli usati in modo attivo sono solo poche migliaia. Un autentico dispregio.
Ti saluto caro Prode. Mi ero ripromesso di ciacolare d'altro ma quel "pistolotto", di cui ignoravo il significato, mi ha indotto a disquisire sulla nostra lingua. Ho debordato dell'oggetto di questo blog ma spero almeno di non sparato cacchiate.
A presto.
Remo Ponzini
Caroremo tutto attaccato,
mi ritiri per i capelli ma giuro che queste, almeno per il momento, saranno le mie ultime parole. La tua dotta disquisizione, che profuma ancora di Seminario Vescovile, mi è sembrata adatta a quella frase/proverbio che recita più o meno: " E' come chiedere all'oste se il vino è buono!"
Il che vuol dire che mi trovi ovviamente d'accordo o, come scriverebbe il ventenne incellulato:"dacordo"!
Il pastone deculturato è ormai sbobba quotidiana e il panorama italico fa sperare poco perchè chi può se ne fugge a Berlino dove, si dice da più parti, si respiri ancora una civiltà ordinata, sapiente e sensibile. A noi toccherà soffrire chissà fino a quando e, non avendo il coraggio di Mario Monicelli, staremo qui a ripeterci stancamente ogni giorno: "Abbiamo toccato il fondo" consci che invece domani ci sarà un sottofondo. E così per sempre? Per ora pare di sì. Meglio allora affrontare la tragedia tramutandola in commedia come in maniera sublime aveva fatto il succitato regista di cui mi preme dire due cosette.
E' un caso se, a partire dai parlatori televisivi, uno dei film di Monicelli più citato come capolavoro sia la serie imbarazzante di "Amici miei" ( stringi stringi una lunga sequenza di barzellettacce da caserma ) e ci si dimentichi di elogiare quell'assoluto capolavoro ignorato dalla critica e dal pubblico che fu "Risate di gioia" con Totò e Anna Magnani?
Anche qui leggo la tentazione tutta italiana di passare dove l'acqua è più bassa, di lasciarsi scivolare sulle facilonerie, di gridare a miracoli quando i miracoli non ci sono. Non è un caso che il nostro, un tempo "Bel Paese", abbia battuto il record mondiale delle Madonnine che piangono....
Pazienza? No. Più nessuna pazienza. Bisogna fare come gli studenti, naturalmente vituperati, che occupano monumenti e chiese e torri per ottenere una legge intelligente e nuova che non li umili mirando soprattutto ai tagli. Ma, caroremo, abbiamo un'età però ancora capace, spero, di affermare che un Paese che non abbia fatto la sua brava Rivoluzione politica e civile cioè culturale, deve arrancare alla sperandio. Dobbiamo ricordarci che i Francesi questa Rivoluzione l'avevano fatta non ieri ma nel lontano 1789 se non sbaglio. Erano naturalmente saltate molte teste ( troppe per la verità ) ma era stato un bel giro di boa: il mondo, da quella data, aveva iniziato a percorrere nuove strade. Ma già, quando mai noi italianai abbiamo fatto una bella Rivolta?
Ho il timore che quella in atto ( studenti, operai e addirittura alte manovalanze ) finisca a tarallucci e vino, come sempre.
Ti prego, caroremo, non tirarmi più per la chioma, non "sinsigarmi" oltre. Lo sai che ho un terribile difetto: non so trattenermi.
Un abbraccio rivoluzionario tutto diverso da quelli carnali che fa il Berlusconi formato "grande amatore pubblico" facendo ridere il mondo intero. Hai visto come sbaciucchia e avviluppa tra le sue braccia l'amato Putin?
Una vera "PUTINATA"!
Ciao.
Caro Prode
Ormai sono pienamente appagato.
Sono riuscito con le mie provocazioni, tirandoti capelli e giacchetta, a farti scrivere due lunghi post dove, con la solita sapienza, ci hai dato un autentico saggio di come si scrive nella nostra madre lingua. Oltretutto li hai conditi con la tua dirompente capacità di divertire divertendoti.
Non vado oltre perchè so che tu dell'incenso ami solo l'odore.
Le tue propensioni rivoluzionarie mi sono ben note e le hai manifestate schierandoti svisceratamente a favore di quella piccola frangia di studenti super-politicizzati che sono scesi in piazza e sui tetti a manifestare contro la riforma Gelmini. Non trovo giusto che i giornali e la tv ci abbiano fatto ascoltare solo le recriminazioni di questa sparuta minoranza ignorando il pensiero della grande massa di studenti rimasti a casa. Io penso che questa riforma sia migliorativa dello status attuale. Vi ho scorto il tentativo di scardinare le caste dei baroni intrise vergognosamente di nepotismo e clientelismo.
Non era più giusto che lanciassero i loro strali in questa direzione?
Concordo invece con te che i tagli, in questo settore, non andavano fatti. La crisi economica ci ha impoverito di risorse ma per reperirle era sufficiente dimezzare i benefici di cui gode la chiesa cattolica (già ricchissima) e le abnormi spese elettorali dei partiti. So che sto sognando e che ciò non avverrà mai, ma per questa finalità potrei essere un rivoluzionario più temerario di te.
Abbiamo purtroppo un parlamento occupato da una folta accozzaglia di faccendieri che eccellono solo nell'affarismo, nel malaffare e negli inciuci mafiosi.
Non ci facciamo mancare neppure i parlamentari bacchettoni (Binetti, Giovanardi, Bindi ecc.) che vorrebbero insegnarci come dobbiamo nascere, vivere e morire. Ce ne hanno dato una dimostrazione nella recente scomparsa di Monicelli dove hanno fatto sfoggio di bieco moralismo e di assoluta mancanza di sensibilità e di rispetto. I classici sepolcri imbiancati condannati da quel vangelo che loro sbandierano ipocritamente.
Un vero agglomerato di cervelli putrescenti.
Non posso però terminare senza fare una illuminata citazione al Re dei Re; quello che il noto sito Dagospia ha battezzato:
BERLUSCAO Meravigliao che prende per il culao il mondo intero.
So già che le tue viscere si stanno attortigliando, che la tua pressione è schizzata alle stelle, che il tuo fibrillante cervello è prossimo all'implosione.
Ammetterai che questo satrapo ha la mostruosa capacità di scatenare una sequela infinita di sentimenti che spaziano dall'odio, all'amore.
Un vero mandrillo che sa aggrovigliarsi indifferentemente con il Putin, con il Gheddafi, con Ergodan e con tutte le mignotte del mondo.
Un portento della natura; un altro miracolo italico che va ad accasellarsi con quello delle madonnine piangenti di cui deteniamo il record mondiale (ti sto citando).
Si merita almeno un'aureola.
Ave a te ed anche a Lui.
Remo Ponzini.