Lettera da un matrimonio
Il racconto di un matrimonio celebrato oltremanica nel 1974. A narrarlo è Arturo Curà attraverso una lettera inviata ai genitori della sposa
Tre dei membri del complesso "I Dinosauri", ovvero Arturo e Angelo Curà, assieme al fisarmonicista Franco Felisa, si trovavano oltremanica per allietare musicalmente il banchetto nuziale. Il party fu un vero successo e riempì di gioia i cuori dei trecento invitati, poiché l'ascolto delle canzoni in dialetto bedoniese, per molti dei nostri emigrati presenti, fu un'esperienza davvero emozionante.
Carissimi Sigg. Berni,
mi sembra proprio un sogno l’essere stato da voi e aver trascorso quel breve tempo in vostra compagnia e in mezzo alla nostra quiete in un paese che non è l’Italia. Ho sentito non solo il dovere di scrivervi per ringraziarvi ancora una volta, ma soprattutto il desiderio di fare ancora due chiacchiere con voi e per tenervi ancora cinque minuti di compagnia per distrarvi un po’ dal vuoto che avrà lasciato nella vostra casa Angela.
Il nostro viaggio è stato molto piacevole ma, come ci aveva detto, mi sembra, Bruno, vi abbiamo lasciato il bel tempo e ci siamo tirati dietro la pioggia… Pazienza: qui di sole ne abbiamo avuto fin troppo! Siamo arrivati un po’ stanchi, ma felici di una esperienza nuova assolutamente irripetibile. E tutto questo grazie a voi e alla vostra ospitalità così generosa e spontanea.
È successo un piccolo incidente tutto sommato divertente, dato che si è risolto per il meglio. Quando io e mio fratello Angelo, sotto una pioggia scrosciante, eravamo a Collecchio ci siamo accorti, tutto ad un tratto, che con noi non avevamo la chitarra… siamo stati assaliti da una specie di panico. Dove l’abbiamo lasciata? Pensa che ti ripensa, a mio fratello viene in mente di averla lasciata a Milano, vicino alla cabina di un custode del parcheggio dove avevamo lasciato l’automobile.
Come si fa? A Fornovo abbiamo speso un’ora nel tentativo di trovare qualche ufficio o qualche guardia adatta alla ricerca di bagagli perduti. Finalmente ci risponde un carabiniere molto gentile (strano, in Italia!) che ci assicura di interessarsene. Infatti arriviamo a casa e ritelefoniamo: la chitarra era stata trovata e consegnata alla polizia. Per fortuna in aeroporto avevamo incontrato un nostro amico di Compiano che lavora là sicché lui per telefono ci ha assicurato che domani ce la porterà. Tutto sommato una bella fortuna…
Stamattina sono andato a trovare sua mamma, signor Primo, sta bene e le ho parlato della festa e di tutti voi e le ho detto anche del vostro arrivo in Italia. Caro Signor Primo, si è rimesso dalla fatica? Certo che l’altra mattina aveva la faccia un po’ stanca e le giuro che l’averla obbligata a fare quel viaggio mi dispiaceva molto. Al ritorno per fortuna c’era Bruno che le avrà fatto compagnia.
Lei signora Bruna come si sente? Vi ho qui davanti agli occhi insieme a Bruno e Sandra, John e Angela, Antonio e Anna in modo molto vivo e piacevole. Perché la nostra esperienza in mezzo a voi è stata così intensa “lovely” e così difficile da raccontare che, pensata ora, sembra di aver visto uno di quei film meravigliosi, così belli, che si sognano poi di notte.
E dentro questo film ci sono tutte le facce che abbiamo incontrato, nuove o conosciute, la vostra gioia e la nostra commozione, i colori delle case e dei prati, la lingua inglese mescolata al nostro dialetto (you know?) con i vari “ohime!” bedoniesi e i vari “really” gallesi, i vostri applausi e la vostra soddisfazione per la festa eccezionale, e le vostre mani che ci salutavano nella porta di casa.
È stato arrivando qui in Italia che mi sono reso conto di questi due giorni passati da voi. Infatti non ve ne sarete accorti, ma ero un po’ frastornato e come me Angelo e Franco. Franco poi al ritorno continuava parlare con grande entusiasmo.
Io quella sera avrei continuato fino all’alba. Non mi importa la stanchezza quando vedo che quello che si fa è di tanto godimento, anzi si ha sempre il timore che non piaccia mai abbastanza.
Comunque devo veramente farvi i miei complimenti per l’organizzazione perfetta di tutto e soprattutto perché, pur avendo fatto le “cose in grande” le avete sapute fare con enorme semplicità d’animo e con una spontaneità commovente.
Mi scuso ancora una volta se vi abbiamo fatto così penare in sede di “accordi postali e telefonici”.
Gentili e cari signori Berni, io starei qui a scrivere cento pagine se volessi dar sfogo completo alle emozioni che ho provato lì da voi, ma termino perché suppongo che vi avrò già stancato gli occhi!
Un particolare saluto rivolgetelo ad Antonio e ad Anna e ai loro meravigliosi bambini. Un augurio caldo affettuoso ancora ad Angela e a John e un altro saluto e un grazie a Bruno e Sandra.
A voi un grazie anche a nome di mio fratello e di Franco e un abbraccio.
Arturo
Ps.
Signora Bruna, ho cominciato a salutarle “Tütti i şenèiveri de Bedonia” (Tutti i ginepri di Bedonia).
Hanno collaborato a questo post:
Arturo Curà Tradizioni Religione Curiosità Matrimoni Ricordi/Storia Bedonia Personaggi Emigrazione Persone Musica
Grazie infinite Gigi per aver pubblicato questa bellissima lettera di Arturo. Purtroppo molti di questi invitati non sono più con noi. Un grazie particolare a mio figlio Niki, che con la sua infinita curiosità (che frà l'altro per me è un segno di intelligenza, la curiosità intendo) ha trovato questa lettera in qualche cassetto. Una lettera che non vedo da tantissimi anni!!
Volevo precisare che quando mia Mamma dice a Arturo " salutami tutti i nostri seneiveri" intendeva tutti i suoi carissimi monti. I " seneiveri" fra l'altro erano alberi che lei adorava, e che le ricordavano Bedonia. Grazie di nuovo Gigi.
Franco, Angelo ed Arturo hanno "accompagnato, rallegrato" la mia gioventù.
Franco con "I Messenger", è stato il Maestro di "Las Vegas". Lo ricordo con grande nostalgia.