I ragazzi di Graiana
Quattro ragazzi stavano tornando a casa, ma a causa di una forte nevicata persero l'orientamento. Le salme verranno ritrovate il mese dopo. Era il 13 gennaio 1922
Elvira era a servizio come domestica presso una famiglia di Parma, i ragazzi invece, come garzoni, accudivano il bestiame presso una fattoria a Costa di Lisara, trasformandosi durante l’estate in pastori.
Erano le stesse famiglie, allora numerose, che mandavano a servizio i ragazzi e le ragazze, presso famiglie più benestanti, non avendo i mezzi per un loro dignitoso mantenimento. Talvolta per mesi non rivedevano i loro cari e dunque è da comprendere la loro impazienza nel voler ritornare alla propria casa, per trascorrervi le festività natalizie.
Partiti da Ravarano, dopo una breve sosta a Fugazzolo di Sopra, alla destra del Baganza, decisero di riprendere il cammino nonostante le avverse condizioni del tempo. A nulla valsero gli inviti a fermarsi in paese, dove i compaesani avrebbero garantito loro ospitalità e un pasto caldo, per rimettersi in cammino il giorno successivo. Era tanto però il desiderio di rivedere i propri cari, che decisero di continuare, adducendo il fatto di conoscere perfettamente il sentiero, di essere ben equipaggiati e di avere anche un ombrello per proteggersi.
La neve continuava a cadere sempre più fitta. Il manto nevoso coprì il bosco, nascondendo il sentiero e ogni riferimento che favorisse l'orientamento. Smarrirono così la strada e cercarono protezione sotto un grande faggio. Il freddo però non lasciò loro scampo e morirono assiderati.
L’assoluta mancanza di strumenti di comunicazione, ritardò la notizia della tragedia. Solo due settimane dopo un incontro fortuito a Berceto, tra un membro della famiglia affidataria e un parente dei ragazzi, fece emergere la terribile verità. Furono subito allertati gli abitanti dei paesi vicini che esplorarono ogni angolo del bosco. Con l’aiuto del cane Fido, il 12 gennaio del 1922, furono trovati ancora abbracciati sotto un grande faggio e trasportati in corteo dolente al piccolo camposanto di Fugazzolo dove riposano insieme.
A rendere ancor più doloroso il ritrovamento, il fatto che a pochi minuti dal luogo del dramma, i ragazzi avrebbero potuto raggiungere un’antica casa in località La Vecchia e così salvare le loro giovani vite. La notizia della tragedia, corse veloce nelle valli anche attraverso la narrazione dei cantastorie. Furono inoltre composte poesie e canzoni per mantenere viva la loro memoria. Anche in Val Taro, i nonni, nei giorni delle feste natalizie, raccontano la tragica odissea dei quattro ragazzi di Graiana Castello.
Alla storia di Elvira, Angelo, Antonio e Guido, lo scrittore Antonio Lucchi ha dedicato un bellissimo libro: “Tragedia sui monti di Graiana. Natale 1921, su quei monti la morte passò”.
Storia che non conoscevo e ancora struggente nonostante sia trascorso un secolo
Chi si straccia le vesti per il cambiamento climatico, addebitandone la responsabilità all'uomo e ai progressi da lui ottenuti con l'ingegno e il lavoro, chissà se (potendo scegliere) preferirebbe vivere nelle condizioni di cento anni fa. Alla faccia della coerenza, ne dubito...
Non c'entrano le condizioni storiche nè tantomeno il tipo di clima e il suo mutamento; è solo questione di prudenza, che, purtroppo, può mancare in qualsiasi epoca e con qualsiasi mezzo.
Ecco quello che è successo presso Chamonix nel 2018:
https://www.corriere.it/cronache/18_maggio_01/svizzera-tutti-italiani-4-morti-alpi-292dd4ee-4cff-11e8-a1cf-d60abdb1ce87.shtml
A maggior riprova di quanto ho scritto, ecco quello che purtroppo è accaduto, sempre in Svizzera, meno di venti giorni fa:
https://www.rsi.ch/info/svizzera/Intrappolati-nella-montagna-la-frustrazione-dei-soccorritori--2104546.html