La Maria dal Gatu
Un ricordo della gelataia per antonomasia di Borgotaro: Maria Gatti
Gli anni, com'è natuale, cominciarono a portarsi via i più anziani della famiglia, iniziando da Pèin dal Gatu, deceduto nel 1955. I nipoti, dopo aver prestato la loro collaborazione sceglievano altre strade, così, all'inizio degli anni ottanta, Maria si trovava a gestire la gelateria con l'aiuto della sorella minore Rita e del fratello Aldo, armai anziano. Fu una decisone molto sofferta e contrastata. Alla fine anche Maria dovette convincersi che non v'era altra soluzione che cedere l'attività. Tutto accadde nel 1983, quando Beppe si sostituì ai Gatti nella gelateria di Via Nazionale.
Quando la Maria scomparve dalle strade, furono in molti a chiedersi come sarebbe stata la sua esistenza. Come avrebbe potuto adattarsi alla vita casalinga, lei globetrotter del gelato, abituata a passare l'intera giornata all'aperto, lei che ormai faceva parte integrante dell'arredo urbano del Borgo, una specie di monumento mobile. Chi l'incontrava, affermava che aveva perso il sorriso, che "non era più lei", come s'usa dire al Borgo.
Dopo qualche mese, cominciò il passaparola: in qualche famiglia bene, quelle abituate ad ospitare persone importanti, si serviva un gustoso gelato. Chi lo produceva? I fortunati mantenevano il segreto anhe verso gli ospiti. Al massimo facevano riferimento ad una donnetta... Quella "donnetta" era Maria, che si stava preparando al grande rientro. Era, ormai, alla soglia dei sessant'anni, un'età da pensione per una come lei che aveva cominciato a lavorare a dodici.
Ma quelle ore trascorse in casa, senza l'incontro quotidiano con la sua gente, coi sui bambini, parevano eterne. Così un bel giorno aveva acquistato una piccola attrezzatura, aveva adibito una stanza a laboratorio e... via con la solita ricetta: quella della sua crema. S'accorse che, ogni giorno, la domanda cresceva, sempre più la sua crema veniva richiesta, così acquistò un'APE, l'attrezzò e ricominciò da capo.
Se i Gatti pensavano d'aver scritto la loro leggenda per intero, si sbagliavo. Maria v'aggiungeva una coda, la sua personale leggenda. Ed eccola, ormai motorizzata, riprendere il suo cammino, ritornare agli antici luoghi di sosta, eccola riapparire a sorpresa qua e là, dove qualcuno aspettava la sua apparizione. In paese i punti vendita dei gelati, industrializzati e no, crescevano, ma la sua crema restava inimitabile, insostituibile. Con gli anni divenne un simbolo, un richiamo. Chi tornava al Borgo dopo una lunga assenza correva subito nel viale, dove sotto i platani secolari, Maria sostava spesso.
A volte riconosceva, anche a distanza di tempo, i suoi clienti che, sorpresi, si sentivano ricordare l’ultimo loro incontro. Ti guardava con quegli occhi chiari e non ti faceva mai mancare un sorriso. Famosi i suoi berrettini d’ogni foggia e colore. Era riservata, ma spesso le bastavano poche parole, un accenno, un atteggiamento del viso per far capire che sapeva di te più di quanto ognuno di noi immaginasse.
Dal suo punto d’osservazione, con l’immancabile gracchiante radiolina, non le sfuggiva nulla di quanto le accadeva attorno. Nei vicini giardini vedeva nascere e spegnersi i primi amori tra i giovanissimi e più d’una volta quando due fidanzatini immusoniti trovavano una scappatoia ai loro silenzi avvicinandosi al carretto della Maria, lei con una frase, una battuta, riusciva a volte a risistemare le cose. Aveva un rapporto particolare con i bambini. Quel suo sguardo limpido e sincero altro non era, forse, che uno specchio che rifrangeva gli occhi felici dei tanti bambini che si lasciavano ammaliare dal suo gelato.
Negli ultimi anni, quando ormai aveva superato la soglia dei settantacinque, il suo fisico venne provato da qualche serio problema di salute. Tuttavia, niente poteva fermarla: la sua favola continuava, fosse estate o inverno, sempre la trovavi.
Poi arrivò il 2002, una primavera fredda e instabile. La seconda metà di aprile dovette rinunciare ai suoi giri. Quel martedì sera, guardando verso ovest, come sono soliti fare i borghigiani per prevedere il tempo, le parve di riconoscere un cielo amico. Il giorno dopo era il 1° maggio, una giornata solitamente buona per i gelatai. Ai famigliari seduti davanti al televisore disse: "Forse domani ci sarà bel tempo. Vado a preparare il gelato”. Più tardi la trovarono senza vita nel suo laboratorio. Insieme a lei, la sua crema pronta per essere gustata da grandi e piccini. Una crema che non sarà mai distribuita. Aveva, ormai, settantotto anni.
Maria non avrebbe potuto immaginare che per qualche anno chi faceva ritorno a Borgotaro continuasse a cercarla nel viale. Non avrebbe potuto immaginare che l’assenza di un semplice carretto lasciasse un vuoto così grande in paese. Che ancora oggi ad anni di distanza capitasse di parlare di lei e del suo gelato.
Nemmeno poteva immaginare che grazie a Internet, la rete delle reti, il ricordo di lei superasse confini e oceani per giungere fino al Borgo attraverso messaggi giunti da ogni dove per ricordare lei, dispensatrice di sorrisi e creme.