Condannato a morte

L'11 gennaio scorso è stata eseguita in Texas la pena capitale di un cittadino con bisnonni e nonni bedoniesi
Huntsville, Texas. Nel mese di novembre del 1994, una donna di 33 anni, di nome Farah, è stata uccisa con due colpi alla testa nel garage di casa sua. Ad essere incolpato sarà il marito Robert Fratta e altri due uomini, da lui ingaggiati per uccidere la moglie simulando una rapina. Nel 1996, gli imputati, vennero ritenuti colpevoli e per questo condannati a morte.

Robert Fratta, per gli amici Bob, è stato giustiziato la sera dell’11 gennaio scorso per mezzo di un’iniezione letale. La sua è stata la prima esecuzione del Texas nel 2023.

Il suo caso rientrò anche nella serie televisiva “Death Row II”, diretta dal regista tedesco Werner Herzog che lo intervistò nel braccio della morte: “Robert Fratta era un ufficiale di pubblica sicurezza a Missouri City, Texas. Bob e Farah hanno avuto tre figli, ma nel 1992 la moglie non poteva più sopportare le perversioni sessuali del marito, le vere ragioni del divorzio. Bob Fratta è stato condannato per aver assunto Joseph Prystash e Howard Guidry per uccidere sua moglie, Farrah Fratta, che è stata colpita due volte alla testa con una pistola calibro 38 fuori dalla sua casa. L'omicidio è avvenuto nel corso di una battaglia legale per la custodia dei figli. Nei documenti processuali la moglie cita gli abusi sessuali del marito. Dopo aver chiesto il divorzio ha detto ai suoi amici che voleva vedere la donna morta. Poco prima del processo di divorzio, Bob ha assunto due sicari per ucciderla. Ha portato i suoi figli in un asilo nido della chiesa ed è rimasto lì per procurarsi un alibi. Farah è stata uccisa quella notte mentre arrivava a casa. Successivamente, la polizia ha arrestato uno dei sicari, che ha confessato di aver ucciso la donna per 3.000 dollari”.
 
Perché ne parlo? Tutto nasce da una comunicazione che ho ricevuto su Facebook nei giorni successivi all'esecuzione: “Volevo avvisare che nei giorni scorsi è stato giustiziato in Texas Robert Fratta, i cui bisnonni e nonni erano originari di Bedonia”.
 
A scrivermi un suo “amico di penna”, una persona italiana che chiamerò Erik. Ho verificato in internet la notizia che mi aveva riferito e quindi ho chiesto altri dettagli e i motivi del loro rapporto: “Con Bob ero un suo “pen pal”, ci sono tante buone ragioni per diventare “amici di penna” di un condannato a morte. Scambiarsi lettere amichevoli tra sconosciuti è un gesto per far capire che qualcuno pensa alla tua vita, nonostante tutto. A volte nascono amicizie sincere, durature e confidenziali. Anzi, ti posso confermare che anche il peggiore serial killer ha sempre diverse corteggiatrici, ne era un caso anche Bob (risulta che nel 2005 dovrebbe aver sposato una ragazza di nome Jody, per poi separarsi un anno dopo).
Queste lettere cartacee, per un detenuto in “attesa”, quindi costretto alla solitudine e al silenzio, rappresentano un importante diversivo, tant’è che ci sono molte Comunità, anche in Italia, che prestano quest’opera caritatevole. Ti allego anche una delle tante pagine da lui scritte. Io l’ho fatto per alcuni anni, autonomamente e con diversi detenuti (ora però ho smesso), e quando scrivevo, di solito, non mi permettevo di giudicare, ma solo di ascoltare e capire. Ad esempio, con Bob abbiamo parlato di molte cose, ma non ha mai toccato l’argomento dell'uccisione. Poi, in una delle ultime lettere che scrisse, mi riferì che l’origine della sua famiglia era di Bedonia. I primi ad emigrare furono i nonni, mentre i bisnonni dovrebbero essere ancora sepolti nel cimitero bedoniese, uno di questi si chiama Andrea. E quindi eccomi qui, a riferire la notizia, nulla di più
”. 
 
A quel punto ho iniziato le ricerche delle origini bedoniesi. Ho delegato l’amica Virginia Biasotti per trovare qualche traccia al cimitero, visto che lo conosce a menadito: “Ho trovato un Andrea Fratta (1841-1919) e sua moglie Isolabella Leporati (1854-1931), il loro periodo potrebbe interessarti, poi ci sono altre due persone con questo cognome, ma sono decedute recentemente, tra il 1980 e il 1990”.

Così ho iniziato a fare le ricerche presso il Comune di Bedonia, però senza esisti positivi (per privacy), ma sono ugualmente riuscito ad identificare con internet i famigliari di Robert, indagine poi approfondita anche grazie all’assistenza di "Erik", James Bassi e Niki Manfredi. Quella che segue è la storia risultante della famiglia Fratta.
 
I bisnonni: Andrea Fratta – nato a Valmozzola il 30 aprile 1841 e deceduto a Bedonia l’8 settembre 1919 a 78 anni – e Isolabella “Isabella” Leporati – nata nel 1854 e deceduta il 21 febbraio 1931 a 77 anni. Attualmente sepolti nel cimitero di Bedonia. Ebbero quattro figli: Massimo (1875-1940), Michele-Domenico (nato nel 1889), Teresa e Martino (nato nel 1890). Alcune tracce riportano che hanno abitato sia in località Coste che a Cavignaga, piccole località bedoniesi alle pendici del monte Pelpi.
 
I nonni: Martino Fratta – nato a Bedonia il 11 novembre 1890 e deceduto a New York il 18 aprile 1951 – sposato con Angelina Franza nata il 25 luglio 1889 e deceduta a New York nel 1946. La coppia lasciò Bedonia per raggiungere New York nel 1907. S’imbarcarono a Genova sul Duca di Genova, grande ed elegante piroscafo passeggeri (poi affondato nel 1918 dal sommergibile tedesco U64). Nel 1912 si sposarono a Manhattan, lui lavorò come “chef”, mentre lei era “casalinga”. Vissero nel quartiere di Astoria, nel Queens (NY). Ebbero quattro figli: Ida, Nora, Andrew “Henry” e Aldo.
 
I genitori: Aldo Fratta – nato a NY il 27 gennaio 1922 e deceduto a NY il 22 novembre 1974 – di professione “meccanico”, si sposò nel 1955 con la “casalinga” irlandese Gloria Ward – nata in USA il 16 dicembre 1925 e deceduta a NY nel 2006. Ebbero due figli: nel 1957 Robert e nel 1959 Jill.
 
È poi emersa un’evidenza relativa al cognome, poiché i “Fratta” non sono di origine bedoniese, esattamente come quelli presenti nei Comuni di Compiano e Berceto, ma sono tutti oriundi della frazione Case Fratta, nel Comune di Valmozzola.

Ha collaborato a questo post:

L'intervista di Werner Herzog a Robert Fratta Servizio da un notiziario americano sul caso

Alcuni documenti emersi dalle ricerche



13 Commenti
  1. Marco

    Il Comune di Bedonia è una anomalia ? La legge sulla protezione dei dati personali consente l'accesso ai dati di persone decedute da parte di chiunque vi abbia interesse, ed è inoltre consentita la consegna di una copia integrale dei documenti anagrafici o degli atti richiesti. Se vi è opposizione interviene l'abuso di ufficio.

  2. Davide Galli

    Uno squarcio di storie trasversali interessantissimo. Grazie Gigi, come sempre

  3. Paolo Agnetti

    Il ripudio alla pena di morte è da me sottointeso ma la storia narrata si dimostra avvincente, apre ad un mondo lontano e passato dove le avversità erano solo fastidisosi sassolini sul proprio cammino, niente di più. Giù il cappello a questi nostri emigranti coraggiosi ed intraprendenti.

  4. Antonio

    Ho letto che i bisnonni hanno abitato anche nei dintorni di Cavignaga. Sarà per questo motivo che quel posto è anche conosciuto e chiamato ancora oggi come "Int'a Fratta" ?

  5. Dani

    Grazie per condividere con noi le tue ricerche, magnifico salto nella nostra storia.

  6. Virgy

    Grazie Gigi, anche se è una storia molto triste, sapere che un nostro paesano oltre oceano, è morto in questo modo.
    Penso ai suoi antenati, che hanno lasciato la sua terra, con tanta malinconia e non avrebbero mai pensato che potesse succedere una cosa simile a un suo caro... Svelato il mistero

  7. Mauro Mozzani

    Innanzi tutto complimenti Gigi per questo racconto che mi lascia molta tristezza sapendo che esistono ancora troppo governi dove la pena capitale è vista come giusta punizione (il Texas è lo stato giustiziere per eccellenza). Sono da sempre contro la pena di morte, proprio alcuni giorni fa ho visto un film sulla sentenza capitale di un uomo innocente, tratto da una storia vera, dove venivano citati quasi 200 condannati a morte che sono riusciti a dimostrare la loro innocenza. Questo mi da ancora più convinzione ad essere contro la pena di morte. Mi domando che giustizia può essere uccidere un uomo dopo averlo lasciato nel carcere più di 30 anni, senza la tanto esaltata tempistica "esemplare", a me sembra più una sublimazione perversa della legge del taglione. Comunque ti rinnovo i miei complimenti per le tue interessanti narrazioni. Grazie

  8. Gio Malpeli

    Una bella storia, si fa per dire. Grazie al signor Erik per la diligente segnalazione ai bedoniesi e complimenti al padrone di casa Gigi per averla riportata dopo l'attenta ricostruzione. Infine una preghiera per Bob e i suoi famigliari. E che nessuno tocchi Caino!

  9. Giuseppe's

    Un’altra storia e un’altra conferma che allora si partiva per fuggire dalla miseria e dalla fame. L’attrattiva del nuovo mondo chiamato America, di quelle terre straniere e lontane dove magari fare fortuna e avverare i propri sogni che nelle nostre campagne tormentate sarebbero stati impossibili.
    Grazie per questo emozionante scenario che mi ha accompagnato nelle lettura di storie incredibili, di disperazione tangibile ma anche di morte.

  10. Gilio

    Al di là del protagonista con antenati bedoniesi, mi domando se sia peggio una giustizia sommaria immediata, come ci hanno abituato nei film western, o una giustizia che ti lascia per trent'anni nel braccio della morte in attesa che un giorno, magari rinviato chissà quante volte, arrivi un altro uomo venga a porre fine alla tua vita.

  11. Maria Pina Agazzi

    Mi ricordo che quando avevamo l'osteria, veniva sempre una persona di Cavignaga che di soprannome lo chiamavano "Fratta", anche se oggi scopriamo che non era nient'altro che il suo cognome.

  12. Peppino Serpagli

    Luigi Lucheni, l'alto-valtarese più famoso della storia, voleva essere "condannato a morte", ma il Canton Ginevra in cui era in carcere non prevedeva tale pena. Inutili le sue preghiere di essere trasferito in un Cantone svizzero dove era possibile la condanna a morte. Lucheni aveva assassinato con un punteruolo Elisabetta (Sissi), imperatrice d'Austria e regina d'Ungheria, a Ginevra nel 1898.
    Di Lucheni si sa solo chi era la madre (forse Lacchini) di Albareto che lo abbandonò in un orfanatrofio di Parigi prima di partire per l'America, dove pare avesse poi sposato un certo Longinotti e con lui gestito un bar a San Francisco.
    In quel periodo, gli anarchici italiani erano famosi per le loro gesta in tutto il mondo, tra gli altri Sante Caserio che uccise il presidente francese Sadi Carnot a Lione e Gaetano Bresci che uccise il re d'Italia Umberto I a Monza.
    Peppino Serpagli

  13. Mony

    Un pensiero alla povera ragazza di soli 33 anni strappata alla vita e ai tre piccoli innocenti privati della loro mamma.

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