Sulle strade dell'Est

Un'altra testimonianza di Carlo Devoti in cui emerge che l'arte e lo sport possono essere considerati strumenti di pace
L’incontro con le popolazioni dell'ex Unione Sovietica è continuato incessantemente per tutti questi anni, anche grazie alle visite annuali che mi hanno portato a viaggiare in automobile per tutta l'Europa dell’Est: da Varsavia a Smolensk, attraversando i Paesi Baltici, per poi raggiungere San Pietroburgo, Mosca, Samara, Volgograd o Sochi, ma anche Romania e Ucraina per spingermi fino alle città del Caucaso.

La prima visita in Ucraina fu nel 2005, quando il fotografo del quotidiano Libertà di Piacenza, Prospero Cravedi, mi suggerì di visitare la città di Zhytomyr, a pochi km da Kiev, poiché la comunità piacentina aveva instaurato degli ottimi rapporti culturali e di amicizia, tra cui la Cementi-Rossi che contribuì a costruire un asilo.

La stessa strada l’ho poi percorsa più volte anche per soddisfare le richieste degli amici Alpini di Parma e Piacenza, i quali mi chiedevano di invitare nel nostro "Festival" i giovani della città di Rossosh, una città che conoscevano bene perché avevano contribuito a costruire un'altra struttura, l'Asilo degli Alpini, considerato uno fra i più belli della Russia, e trasformare così il tragico passato in un presente di amicizia e fraterna collaborazione.

Attraversando l’Ucraina, da Siret a Kharkiv, mi resi conto dei veri problemi esistenti fra Ucraini e Russi, ma allora sottaciuti in virtù della loro appartenenza all'ex Unione Sovietica. Ne elencherò brevemente alcuni, potrebbero aiutare a meglio comprendere le ragioni dell’attuale conflitto. Gli ucraini sono sempre stati considerati "fratelli minori", tanto da essere obbligati, sino alla loro indipendenza, a studiare la lingua russa, a differenza dei russi che non ritenevano importante studiare la loro.

Negli anni 1932-33 avvenne lo sterminio di tre milioni di ucraini "per fame" ad opera di Stalin e conseguente repressione del sistema comunista fino all'indipendenza, tant'è che il primo atto fu quello di abbattere tutte le statue che riconducevano a quel tragico passato: prima quelle di Stalin e a seguire quelle di Lenin. Nel 2014 ci fu poi il tentativo della Russia di annettere la Crimea, il Donbass ed altri territori nella sfera dell’influenza russa.

Così iniziai ad invitare, inserendoli nello stesso turno, giovani ucraini e russi, un metodo che si è rivelato positivo per fargli toccare con mano quelle loro stesse radici e non mancò nemmeno l'occasione di fotografare i due gruppi "sotto" alle rispettive bandiere.
Questa grande attenzione verso i giovani l’ho potuta constatare assistendo e partecipando ai vari "Festival", sia in Russia che in Ucraina, ma anche per mezzo delle parole dei loro rappresentanti, fra cui il Console Generale della Russia a Milano, Alexander Nurizade, che durante le visite al nostro Festival ha sempre affermato: "Siete voi giovani i migliori ambasciatori della cultura e dell’amicizia fra i popoli".

È anche questa la ragione per cui ho chiesto al Console Nurizade di adoperarsi per invitare prossimamente, questa volta più che mai, un gruppo di giovani russi e ucraini a Berceto. Il proposito sarà quello di fargli rivivere il motto, scritto all'ingresso del Centro per la Pace Artek, insediamento per ragazzi che costruirono insieme in epoca sovietica: "Let's change the world to the better - Cambiamo il mondo in meglio".
E chi meglio dei giovani lo può fare?
Prima parte: dal ghiaccio dell'Artico al sole della Valtaro

Foto: i vari gruppi di ragazzi/e a Bedonia, Berceto e Ferriere



3 Commenti
  1. Carlo Devoti

    Ciao Gigi, quante cose si potrebbero raccontare a proposito dei nostri rapporti con tutte le Regioni della Russia fino alla lontana Kamciatka. Chissà che un giorno non si presenterà una buona occasione. Grazie, ciao, Carlo.

  2. Giovanni Capella

    Carlo, quando racconterai i tuoi viaggi nell'Est, in particolare modo della Russia, li leggerò volentieri, soprattutto delle tue visite nella regione da cui proviene mia moglie, Voronezh e del suo Oblast in cui è anche Rossoch.
    Ciao Giovanni

  3. Paolo Agnetti

    Verissimo e i giochi olimpici sarebbero capaci di fare quello che i due belligeranti non sarebbero capaci di fare

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