Istituto don Costa
L'Istituto San Marco è stato intitolato al "suo costruttore" mons. Renato Costa
Da oggi, infatti, si chiamerà “Istituto San Marco don Renato Costa”. Una scelta meravigliosa e che andava necessariamente fatta. La targa in pietra arenaria posta ora sulla facciata riporta: “Coraggioso testimone del Vangelo, infaticabile tessitore di relazioni umane, lungimirante realizzatore di questa grandiosa opera, ideata con il suo maestro e predecessore monsignor Silvio Ferrari, a servizio dei giovani per la loro formazione e crescita”.
Correva l’anno 1962 e l’idea di realizzare una struttura, inizialmente concepita per essere un orfanotrofio, era stata del suo “braccio destro” mons. Silvio Ferrari, ma a mettere le ali ai suoi sogni fu poi don Costa. Da quel momento iniziò a progettare, necessariamente a conteggiare i costi e inevitabilmente a cercare i fondi, in gran parte reperiti presso i nostri emigrati all’estero, per il compimento della nuova opera.
Dai primi anni ’60 al ‘77 decollò per otto volte, con destinazione New York, California e Canada, per raggiungere le tante comunità/associazioni dei nostri valtaresi là emigrati e con loro stringere un patto di sostegno economico (oltre ai lavori di questo nuovo fabbricato, c'erano da terminare anche quelli del Santuario). Praticamente non c’è stato emigrato valtarese a cui don Costa non bussò alla porta.
Perspicacia, volontà e lungimiranza non gli mancavano, tant’è che nel 1969, la faraonica struttura, sorta sul Colle San Marco, era terminata e destinata ad uso scolastico: interamente costruita in pietra dall’allora impresa edile Ferri-Serpagli, il costo fu di 220 milioni di Lire e con una superficie calpestabile di migliaia di metri quadrati suddivisi su quattro piani.
Per meglio comprendere un lato del carattere di don Costa e il rapporto instaurato con i suoi “sostenitori” d’oltreoceano, riporto un curioso aneddoto che mi fu raccontato dal dott. Livio Verti riguardante suo zio Domenico Verti, emigrato “sarto” a New York.
Siamo negli anni ’70 ed ecco dunque che don Renato arriva a bussare anche alla porta dell’ormai affermato stilista bedoniese, ma a Domenico Verti i preti non vanno tanto giù, non si fida: così, dopo averlo ascoltato, lo licenzia e pur di toglierselo di torno gli chiama un taxi, oltre a mettergli in mano i soldi per la corsa.
Allo zelante sacerdote non resta che tornare sui suoi passi, una delle rare volte, a bocca asciutta. Domenico lo segue con lo sguardo dalla finestra, lo vede parlare con il taxista e nota che la macchina gialla riparte senza il passeggero, poiché don Costa scelse di proseguire a piedi, nonostante la pioggia.
Il giorno dopo, incuriosito da quella scelta, lo rintraccia al telefono e chiede chiarimenti: “Domenico, ho preferito aggiungere i suoi 10 dollari a quanto stavo raccogliendo, perché ne hanno più bisogno i ragazzi di Bedonia che i taxisti di New York”.
Da quel momento Domenico capì chi era veramente don Renato Costa, così il giorno dopo lo mandò a prendere con la Limousine, lo invitò nuovamente a casa, nel contempo gli prese le misure e gli fece poi recapitare un nuovo abito scuro: "Se vai in giro per l'America ti serve un vestito come si deve". Domenico Verti, negli anni successivi, diventò uno tra i suoi più grandi benefattori. 2014: intervista a don Costa Don Silvio e don Costa: la mente e il braccio
Finalmente! È già qualcosa. Don Costa merita tutta la stima e l'affetto, non solo per quello che ha costruito, ma per aver ascoltato e mai giudicato nessuno.
Finalmente le istituzioni ecclesiastiche si sono ricredute su questo reverendo che fu volutamente dimenticato sia in vita che dopo la sua morte. Non sono mai riuscito a capire il motivo di questa avversione che si manifestava in una sorte di ingratitudine per tutto quello che aveva fatto per il Santuario e l'Istituto San Marco.
Ricordo tutti i suoi viaggi in America e cercare risorse economiche dai nostri emigrati per poter procedere nei lavori delle opere che ho menzionato. Aveva una bella faccia tosta ma il tutto finalizzato a scopo benefico. Ricordo anche tutti i suoi viaggi nelle discariche a raccattare merce che potesse essere riciclata. Mi sovviene il contenitore dell'acqua santa a forma di conchiglia rovesciata che era il marchio della Shell. Adattissimo per l'uso impiegato.
Avrei tante storie da raccontare su questa persona che stimavo moltissimo ma non sono inerenti alla sua nobiltà e grandezza d'animo. Solo rapporti di amicizia condivisa con Sozzi dr. Alessandro e signora, e Ghiorzo cav. uff. Arturo.
Concordo pienamente. Don Costa un grande secerdote ma anche una grandissima persona ...manca anche oggi. Ricordo mio nonno che ne parlava con enorme rispetto
Anche noi della Scuola Sport Barilla ci sentiamo riconoscenti a Don Renato Costa. Anche noi abbiamo potuto godere della sua opera e del suo impegno. Grazie don Renato. Carlo Devoti.
Ho conosciuto credo abbastanza bene Don Costa… il Monsignore gli dava fastidio, mi diceva che "lassù" i titoli nobiliari erano malvisti.
Quanto ha fatto è sotto gli occhi di chi vuol vedere, non solo a Bedonia, dove è passato le Sue impronte sono tuttora visibili.
Nella "Sua" Tiedoli", dove riposa in pace accanto ai suoi cari, nell'ombra per non imporsi, anche lì aveva fatto qualcosina.
Ho ricevuto delle piccole confidenze che tengo gelosamente custodite in quello scrigno chiamato "cuore", il rispetto verso una persona che si rivela amica fin dal momento in cui le fa… servono sempre nelle esperienze della vita.
Quando qualcuno gli chiedeva un aiuto o un consiglio, non diceva mai di no! Rispondeva che si informava.... e poi vedeva quel che si poteva fare.
La frase che mi ha sempre colpito era quella di rimarcare che lui, tutto quello che faceva e aveva fatto, era con i soldi degli altri.... un vulcano pieno di idee.
Dio e la nostra cara Madonna di San Marco lo abbiano in Gloria per l'eternità.
Una preghiera e un "Ciao"… affettuoso Don Costa.
Grande persona/personaggio, amato da tutti.
Con il suo pragmatismo e la sua simpatia, è sempre stato un passo avanti.
E' giusto ricordarlo, intitolandogli un'opera che ha voluto con grande determinazione.
Finalmente!
Una scelta sacrosanta e doverosa in ricordo di una persona, prima di un prete, davvero straordinaria.
Ciao don
Una scelta dettata da una liceità della coscienza morale clericale. Una scelta ispirata dal legittimo sentimento emerso tra i bedoniesi e valtaresi. Non si poteva ignorare il diffuso affetto dimostrato al monsignore Renato Costa, don per tutti.
Don Renato, S. Marco e le caramelle che aveva sempre in tasca indimenticabile.
Aperto sempre con la battuta. Eh si manchera' per sempre a chi l'ha conosciuto.
E la targa e' giusta e un bel ricordo.
Era ora! E il comune di Bedonia dovrebbe dedicargli una via importante, non un vicolo. Non ripeterò le lodi già espresse in altre occasioni su questo blog, ma ribadisco che le meritava tutte e anche di più. Oltre tutto quello che ha fatto per Bedonia, non si dava mai arie ed era sempre simpaticamente disponibile al dialogo.
Peppino Serpagli
Caro Gigi, ti leggo sempre e sempre volentieri ma ...Periodo un po' religioso o sbaglio? “Prega come se tutto dipendesse dal Signore e lavora come se tutto dipendesse da te”.
Rivedendo le foto sono affiorati i piu' nascosti ricordi, una grande persona e un monsignore unico