Le bancarelle della Madonna di San Marco
Sarebbe curioso sapere cosa gira nella testa di questi ambulanti "frettolosi"
Certamente le prime edizioni erano diverse, si basavano sul mercato degli animali, con quell’osteria allestita alla bene meglio sotto un tetto di frasche, alle bancarelle di verdura e collane di nocciole delle donne “zerasche”.
Le bancarelle appunto. Quelle di oggi, proprio quelle che a metà serata (alle 22) chiudono. Sarebbe veramente curioso sapere cosa gira nella testa di questi commercianti “frettolosi”. La gran parte degli ambulanti proviene da provincie e regioni limitrofe, non certo da dietro l’angolo, perciò sono gravati dalla lontananza, dalla scomodità di dormire spesso sul furgone e dal plateatico da pagare al Comune… e tutto questo “ambaradan” per esporre solo per qualche ora la mercanzia? Specialmente il sabato e la domenica sera, quando la maggior parte delle persone verso la mezzanotte se ne torna a casa, dunque più propense all’acquisto… invece cosa trovano: luci spente e banchi coperti da un telone di plastica.
Una scelta davvero avvolta nel mistero!
So che regolamentare gli ambulanti non è cosa facile, tantomeno puntare solo su quelle di qualità, ma certamente suggerire regole di buona condotta lo credo fattibile e vantaggioso, principalmente per mantenere inalterato il buon nome della festa.
Ricordo con nostalgia i tempi in cui girovagavo per le bancarelle con poche lire in tasca e dovevo fare attentamente i conti con la paghetta... sempre uguale, sempre contenuta anche se a San Marco impazzavano le luci delle giostre e forse, e dico forse, per una volta la nonna poteva sganciarti qualche lira in più... Vabbè!
Comunque, l'appartenere al gentil sesso ti permetteva di fare tanti giri gratis sul calcio in c... (!) e sugli autoscontri perché c'era sempre qualcuno che ti filava un po'. E magari pensava, chissà... Ma lo shopping ante litteram era affar tuo! E allora, ti scervellavi a fare i conti e decidere se regalarti un fermaglio per i capelli dipinto a mano o una cintura artigianale con una fibbia da urlo, un paio di sandali in vero-verissimo cuoio o degli orecchini frutto di mani speciali che sapevano creare oggetti unici e irripetibili. Oggi, questo dilemma proprio non esiste più... La mercanzia è pressoché tutta uguale, banale, realizzata in serie e per di più di pessima fattura. A un certo punto ho smesso di contare le offerte "12 paia di calze, 5 euro"! E non parliamo delle ciarabattole di plastica di indubbia provenienza, fra cui un esercito infinito di cover per tutti i cellulari che l'umano ignegno ha creato e ancora dovrà creare! Il buon nome della Festa ne trarrebbe senz'altro lustro se qualcuno più in alto di noi si decidesse a regolamentare la qualità delle bancarelle cui viene data la possibilità di presenziare a una Festa che ha visto crescere generazioni e generazioni di valtaresi e non. Resistono le bancarelle di croccantini e bon bon, mandorle e noccioline caramellate... fortunatamente! Almeno potrò ricordare a vita quanto brillino gli occhi di mio figlio di fronte a quella girandola colorata di orsetti e fragole, lucenti nastri di liquirizia e coca cole frizzanti, morbidosi e lecca-lecca. Resiste anche, intramontabile e inalterato, il profumo di tiglio. E non c'è bancarella che ne possa eguagliare la l'immutata magia.
Non credo ci sia bisogno di obbligare a restare, le bancarelle chiudono presto perché c'è poca gente e quella poca compra poco. E più che di un problema economico penso di stratti di un problema di qualità. Almeno la metà vendono la solita cianfrusaglia che si vede da vent'anni!!!
Una buona idea mi è sembrata quella dello street food (che adesso funziona), ottimo sia servizio che prezzo!
Se si punta sulla qualità, più che nel numero causa plateatico, nel giro di qualche anno la fiera tornerà ad essere attrattiva, certo che se una bancarella su due vendono cover di smartphone, calzini e cineseria da quattro soldi il declino resta inevitabile.
Sono d'accordo con Matteo Musa io non mi permettevo a parlarne perché è una festa vostra, sentita e quindi è giusto che sia chi la ricorda trovarsela come tradizione. Io però non ho mai trovato attrattive le bancarelle; oggi in molti posti puntano sull'artigianato di qualità, sul fatto a mano con idee originali ... forse sarebbe bello vederla rinnovata (assieme allo streetfood per chi apprezza)
Siamo sempre lì..... è il comune che sbaglia. Vuoi venire?.... bene, hai l'obbligo di rimanere fino all'una. Non lo fai?... bene, l'anno prossimo non ti concedo il posto.
Fine!
Credo invece che il problema della qualità sia legato al fatto che nessuno ci vuole più venire su da noi perché anche i buoni dopo il primo anno della novità vendono poco...magari poi mi sbaglio...
Per quale motivo un ambulante dovrebbe sottostare a orari visto che paga il suo spazio ?
Effettivamente i commercianti ambulanti avrebbero interesse a rimanere sino a tardi considerando che le spese sono già state pagate. Mi viene il dubbio che, conoscendo il mercato locale, sappiano che, dopo una certa ora, le vendite siano scarse. Non credo che le imposizioni possano essere utili a risolvere le problematiche evidenziate.
Per quanto riguarda la scarsa qualità dei prodotti offerti sposo la proposta di Lorella che vorrebbe fosse incentivata la peculiarità ed il pregio della merce offerta. Occorrerebbe sondare il mercato e ricercare le aziende che sappiano distinguersi per il loro livello qualitativo. Ma per fare ciò ci vuole gente capace e fattiva come il signor Claudio Agazzi (vedi: Lovetaro&ceno) o il nostro Esvasante Gigi Cavalli. Ma anche Lorella Aviano ha doti che ho sempre apprezzato.
Fa un brutto vedere poi quali sono i motivi non lo so