Dall'Argentario al Giglio: a nuoto e di notte
Roberto Chilosi ci racconta un'altra delle sue imprese sportive
Perche’ l’ho fatto? Sinceramente non lo so, oramai mi sono rassegnato alla mia follia sportiva esistenziale. Un paio di mesi fa ero sull’Argentario in bicicletta e avevo il Giglio di fronte a me e ho pensato: “Perché no?”.
La data originaria era il 24 dicembre, poi posticipata per motivi di salute al 31. Ho scelto queste due date non casualmente, ma per la totale assenza di traffico marittimo. Quale italiano preferirebbe una gita in barca rispetto a un'abbuffata natalizia?
Sono entrato in acqua verso le 16 a Mare Morto, una caletta posta tra Porto Santo Stefano e Porto Ercole. Alle mie spalle trascinavo la canoa per lo stivaggio del vestiario asciutto, del cibo e il sacco a pelo. Giunto al Giglio avrei dormito in spiaggia. Il mare era abbastanza calmo se non per un paio d’ore di un fastidioso vento laterale che mi portava fuori rotta. Il buio era totale: mare nero, cielo nero.
Facevo fatica a vedere la canoa a due metri da me. Ho nuotato bene, ho impiegato 5 ore e 30 circa, ma ho avuto anche paura. Paura degli squali, paura dell’ipotermia, in alcuni momenti mi sembrava di sentire dei rumori o che qualcosa mi sfiorasse il ventre, ma erano solo pensieri della fatica. E di fatica ne ho fatta parecchia, benché mi fossi allenato duramente per questa prova. Allenato a resistere al freddo, alla fame, alla fatica, a nuotare in mare con qualsiasi condizione metereologica.
Il nuoto in mare su lunghe distanze, magari anche di notte, credo che sia lo sport che più si avvicina alla meditazione pura, dopo un po’ vai come in trance ed esiste solo l’eterno ciclo: bracciata respirazione, colpo di gambe. L’impressione è di essere fermo, non ci sono riferimenti, non ti puoi permettere il panico e devi conoscere molto bene il tuo corpo per evitare sprechi di energia. Ti riprendi solo quando un rumore o una vibrazione ti allertano i sensi, ma poi ricadi nell’oblio della ciclicità del movimento.
Ho iniziato a vedere le luci di Giglio Porto dopo un paio d’ore. Le distanze in mare sono traditrici, sembra tutto vicino e più avanzavo e più sembra che l’isola si allontanasse. Quando sono riuscito a distinguere distintamente l’Isola del Giglio ho iniziato a nuotare in maniera quasi forsennata. Il freddo iniziava ad esigere il suo prezzo (14° l’acqua, 7° all’esterno), avevo fame, nonostante avessi fatto una sosta per mangiare barrette energetiche e bere acqua.
La nuotata lunga e distesa, quasi ipnotica, delle prime ore ha ceduto a un ritmo feroce per arrivare prima possibile. E sono arrivato. Un’emozione fortissima, ho pianto credo. Subito ho iniziato a vuotare le sacche stagne per mettermi i vestiti asciutti e lì accorgermi che non avevo il portafoglio, dimenticato in macchina. Praticamente “surgelato”, affamato, distrutto, senza nemmeno i soldi per rientrare col traghetto. Mi sono rivolto ai Carabinieri di Giglio Castello (dopo 7 km di salita a piedi) che, gentilissimi, hanno interceduto con gli uffici dell’Agenzia Marittima per farmi salire gratis sul traghetto. Li ringrazio ancora!
Ma la fame e il freddo sono stati terribili per tutta la notte, avevo a disposizione solo un paio di barrette energetiche. Ciliegina sulla torta… i 13 km sempre a piedi che la mattina dopo ho dovuto fare per recuperare l’auto, naturalmente sotto la pioggia.
A cosa mi è servita questa nuotata? Ha cambiato o cambierà la mia vita? Domani sarà tutto diverso? No. Mi sono solo dimostrato che fisicamente sono molto forte e che se mi impongo un obbiettivo lo raggiungo. Ma ahimè, questo vale solo per lo sport. Forse dovrei essere fiero di me, ma non me ne frega niente. Domani non sarò una persona migliore.
Roberto Chilosi
Grande, grande, grande
Bravo Roberto. Già in passato avevo letto delle tue altre nuotate e leggere le tue emozioni e sensazioni, bracciata dopo bracciata, è emozionante anche per noi. Ma che freddoooooo
A mio parere un resoconto un pò troppo da macio
Nn ti conosco ma.....COMPLIMENTI. Io nn avrei il coraggio x fare una cosa cosi. Bravo!
FAVOLOSO ROBERTO!
Questa volta, col tuo racconto magnifico, mi hai veramente messo... 'K.O.'!
A parte l'estrema difficoltà e (concedimelo) la lucida...'follia' dell'impresa di per sé, il tuo modo di condividerla con noi 'mortali' (e dire che è un 'Nuotatore di Lungo Corso' a scriverti) ha raggiunto in questo tuo ultimo saggio livelli che non esito a definire SUBLIMI. Complimenti vivissimi all'Atleta, sì, ma anche all'impeccabile narratore, dunque!
Mi ha lasciato di stucco, in modo particolare, l'immagine '100% ZEN' del finale: "Domani NON sarò una persona migliore"; segno di uno che, in realtà, ha capito 'Tutto'!
Al nostro prossimo incontro casuale nei mari talamonesi, Grande Roberto!
Tuo Francesco R.
Boh io non capisco ...
Dovrei essere abituata alle tue pazzie dopo averne lette ed ascoltate così tante e invece ogni volta sai stupirmi come la prima volta
In queste imprese ai limiti "dell' umano", aldilà della preparazione fisica, c'è solo una cosa che ti permette di arrivare alla vittoria ed è la motivazione. La testa alla fine è più importante delle gambe, delle braccia, dei polmoni e di tutti i muscoli messi insieme
E la tua ... si sa ... è de coccio
E secondo me continuerà ad esserlo ancora a lungo.
Quindi io mi metto qui comoda e aspetto la prossima ... che ci sarà (anzi ci stai già pensando) e ancora una volta come tutte le volte un po' ridendo e un po' no penserò "no ma questo è matto ! "
Giusto Fra, la mia testa è de coccio e certe volte mi spaventa perché nessuno mi impone certe cose che per me poi diventano quasi obbligatorie. Mi impongo queste nuotate come fossero un cilicio per espiare le mie colpe...
Complimenti al grande nuotatore! Però è troppo modesto; dice che quello che ha fatto vale solo per lo sport, invece con la sua tenacia nell'ardua traversata del mare potrà affrontare anche ardue traversate della vita.