Museo del tempo

A Compiano è visibile una raccolta di attrezzi che rappresentano il passato e il lavoro dei nostri nonni
Il luogo è sempre lo stesso, la chiesa di San Rocco, quella sconsacrata dal 1884. In pratica è lo spazio dove Maria Teresa Alpi allestì il Museo degli Orsanti… finché non prese il volo la scorsa primavera.
Sul cortile, ad accogliere i visitatori al posto dell’orso, un vecchio carro da buoi, quanto basta ad anticipare che si sta entrando in un posto dedicato alla nostra ruralità, al nostro passato contadino, alla memoria del lavoro dei nostri nonni.
È stato aperto in sordina nello scorso mese di luglio, ma già ampiamente apprezzato da diversi visitatori durante l’estate. L’idea di realizzare un “museo del tempo”, orientato a farci ripercorrere quelli che erano i lavori o le consuetudini del passato, è venuta a Ginetto Bertani, Luigi Galluzzi, Giuseppe Guadagnoli, Silvio Delnevo e Gino Toscani, guida al "Museo Guatelli" di Ozzano dal 1974.

I muri sono ricoperti da migliaia di arnesi, ben disposti per generi, tanto ingegnosi quanto misteriosi. Testimonianze messe lì per descrivere le tante storie legate indissolubilmente alla terra, alla povertà e al lavoro di uomini, donne e bambini.
Questi attrezzi ornano pareti, soffitti e pavimenti, uno accanto all’altro come tessere di un immenso mosaico, disposti ordinatamente, dai più piccoli a quelli più grandi. Con un po’ d’immaginazione si possono persino intuire i rumori o gli odori che quegli strumenti producevano o rappresentavano: dal battito del martello alla ruota sul selciato, dal profumo di cuoio a quello del lucido da scarpe.

Anche quella che un tempo era la sacrestia è stata oggi trasformata nella cucina delle nostre nonne: stufe, mestoli, ferri da stiro, “preti” per scaldare il letto, paioli di rame e casseruole in terracotta sono lì a rammentare un tempo nemmeno troppo lontano.
Penso che questa raccolta, ma l’intento è di trasformarla in un museo stabile, ben rappresenti quella che era l’armonia della vita quotidiana fino al dopo guerra.  
Com’è ovvio c’è ancora molto da fare, ma la premessa e l’idea sono già di per sé ottime e ognuno di noi può contribuire a far crescere questo progetto, magari donando oggetti inutilizzati che si trovano in cantina, nei solai o in stalle e fienili.
Non dubito che lo sviluppo di questa collezione potrà dare notevoli soddisfazioni e raccontarci così, tante altre piccole storie.

FOTO: alcuni oggetti esposti...



3 Commenti
  1. Tommaso

    Una ottima chance dopo la chiusura del museo Orsanti. Compiano dai che ce la fai

  2. Alberto Squeri

    Buona idea per un paese che era destinato a diventare fantasma, nonostante sia uno dei borghi più belli d'Italia

  3. Remo Ponzini

    Finite le polemiche per la perdita del museo degli Orsanti alcuni cittadini di Compiano, anzichè stare a compiangersi, hanno ideato e messo in opera questa pregevole iniziativa atta a rinverdire i ricordi del nostro passato contadino. Va tenuto presente che a quei tempi la stragrande maggioranza della popolazione era dedita a questa attività che consentiva, quantomeno, di disporre di alimenti per sfamare la famiglia. Le eccedenze (peraltro modeste) permettevano, con la vendita o il baratto, di fare fronte alle altre necessità quali scarpe, abiti, tasse e trasferimenti ai mercati per il bestiame da vendere o da comprare.

    Descritta così parrebbe una visione bucolica, romantica, elegiaca ma in realtà era una lavoro faticosissimo che richiedeva un grande impegno fisico a fronte di redditi modestissimi. I figli erano braccia preziose da utilizzare appena possibile mentre la scuola era una sorta di passaggio rapido che si concludeva, quasi sempre, in terza elementare.

    Ecco quindi l'importanza per noi montanari di ricordare quei tempi che oggi appaiono,sopratutto ai giovanissimi, come preistorici. Questa raccolta di attrezzi di ogni genere sarà la nostra memoria storica. Ci aiuterà a comprendere meglio quello che ci è stato raccontato dai nostri nonni. Anche le scuole dovrebbero attivarsi per portare gli alunni a visitare questo luogo che gronda di sudore e di fatiche immani.
    Un caloroso ringraziamento a coloro che si sono attivati per allestire questo museo.

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