Vittorio Podestà, un Campione del Mondo

Un'altra pagina di sport di Roberto Chilosi, questa volta dedicata alla Handbike
Qualche anno fa, leggendo il libro fotografico “Fortissima…Mente” di Marco Giaroli, un carissimo amico e compagno di sport di Genova, vengo colto, come al solito, da una curiosità terribile, insanabile. Un libro che racconta per immagini e storie la vita di quattro atleti disabili: Alex Zanardi, Vittorio Podestà, Federico Villa e Francesca Fenocchio. Quattro atleti ai vertici delle loro categorie di Handbike, le bici per disabili appunto, su cui l’atleta è sdraiato e la cui propulsione avviene attraverso le braccia.

Delle vere e proprie astronavi, veri prodigi della tecnica, molto più complesse e costose delle normali bici da corsa. Ma a parte il mezzo, atipico, inusuale, a tre ruote, vengo rapito dai racconti autobiografici delle loro vite, dal momento dell’incidente o dall’insorgere della malattia che li ha portati comunque ad una vita in “carrozzina”. Non c’e’ traccia di autocommiserazione nelle loro parole, né ricerca di pietà. Solo forza, determinazione, voglia di vivere, di competere, di vincere.

Ne sono così avvinto che organizzo la presentazione a Borgotaro del libro di Marco Giaroli, affiancandolo alla presentazione di un altro caro amico scrittore, Saverio Fattori di Ferrara, autore dell’altrettanto splendido e scomodo libro “Acido Lattico” questo tutto incentrato sul mondo del doping.

A Borgotaro si presenta così Federico Villa, vero fiume in piena, ragazzo spassoso e divertentissimo, che ci intrattiene con i suoi aneddoti e racconti della sua carriera sportiva. Ma non mi basta, sempre sfruttando Marco assisto alla tappa a cronometro del “Giro d’Italia per Disabili” a Forte dei Marmi e ne resto sbalordito. I primi classificati realizzano dei tempi al passo con quelli che realizzerebbero i professionisti normodotati.

Quest’estate, sapendo che Vittorio Podestà abita a Chiavari e che più volte l’ho incrociato in allenamento sulla sua “navicella spaziale”, chiedo al mio amico Marco se è possibile organizzare un incontro: vorrei conoscerlo, assolutamente, sono sempre interessato alle vite degli sportivi di alto livello.

Vittorio, 41 anni, ingegnere, è disabile dal 2002, dopo un incidente d’auto al rientro dal lavoro. È un ragazzo alto, magro, robusto e incontenibile. Dall’incidente la sua vita è chiaramente cambiata, ma da subito ha reagito dedicandosi prima al basket, poi virando sulla Handbike, perché in ogni caso il ciclismo è lo sport di famiglia.

Adesso, come potrete vedere dal palmares in allegato, è Campione del Mondo, ha vinto la Coppa del Mondo e medaglie olimpiche. Sì ha vinto… e, penso io, vincerà ancora tutto. Molto amico di Alex Zanardi, al quale spesso è accostato e paragonato, ingnorando però che nello sport per disabili le categorie variano in base al grado di disabilità appunto e i due non appartengono alla stessa categoria.

Vittorio, insieme alla splendida moglie Barbara (conosciuta in un centro di riabilitazione), mi parla del senso dello sport, dei suoi allenamenti, del rapporto che ha col suo allenatore. Per ottenere i risultati che ha ottenuto non basta allenarsi, bisogna avere qualcosa in più, una motivazione e una determinazione che solo pochi hanno.
Si allena a casa e fuori ed essendo la Handbike molto bassa e poco visibile dalle auto, ha avuto un altro incidente che gli ha comportato un lungo stop agonistico.

Vittorio Podestà mi ha veramente conquistato e spero di riuscire a portare anche lui e il suo futuribile mezzo a Borgotaro, per farci raccontare dalla sua voce, la sua bellissima storia.
Tutti i titoli conquistati (PDF)

Foto: gli allori di Vittorio Podestà



3 Commenti
  1. Cristina V.

    Grazie per questa lezione di vita e complimenti a tutti questi Campioni, davanti a Voi non si può altro che imparare "tutto".
    Mi permetto di ricordare che nel mio paese, Varano M.ri (PR), vive un altro Campione di vita, Norberto De Angelis, lui compie imprese ardue in solitaria e devolve i proventi a favore dei più bisognosi.
    Di nuovo grazie.
    C.

  2. Remo Ponzini

    " Se fosse successo a me come mi sarei comportato ? Come avrei reagito ? "
    Sono domande che ognuno di noi si pone quando si verificano questi gravi incidenti che devastano corpo e mente. Le risposte che mi diedi erano tutte tetre e la più ricorrente, scusate la crudezza, era : suicidio.
    Ho sempre ritenuto che non sarei stato in grado psicologicamente di "accettare" di vivere menomato per il resto dei miei giorni.

    Rimasi annichilito quando Alex Zanardi subì in Germania quello scontro violentissimo che gli amputò letteralmente le gambe all'altezza del ginocchio. Ma anche gli altri tre atleti citati nel servizio ebbero sinistri ugualmente invalidanti. Ma la cosa che accomuna queste coraggiose persone è la loro sterminata forza d'animo. Avranno senz'altro avuto momenti di sconforto infinito ma, anzichè limitarsi a sopravvivere (che è già tanto), hanno saputo trovare, con grande pervicacia, la vitalità di allenarsi e di diventare atleti di fama internazionale.

    Di fronte a questi insegnamenti di vita, dobbiamo tutti inchinarci ed esprimere profonda ammirazione per il loro eroico comportamento che varrà da esempio per tutti.

  3. Dolores

    Quando si vedono questi 'eroi', vivere la loro vita 'colpita', con naturalezza, forza e vigore, è davvero un esempio e sprono per chi è stato vittima di un qualcosa a non abbattersi e a lottare a vivere come o meglio di prima. Lo spirito è tutto e non sempre è facile 'tirarlo fuori'... ma c'è sempre qualche angelo...
    Potrei parlare di mio padre che gli ultimi anni della sua vita li ha passati 'sepolto vivo' (per le difficoltà a spostarlo) ed in carrozzina, ma aveva sempre il sorriso e le bastava aver mia madre vicino. Potrei parlare di mio cognato che ha perduto 4 dita e temeva che la sua vita lavorativa di falegname fosse finita, col mutuo da pagare, e, e, e... invece, come gli dicevo io che il corpo si adatta con quello che ha e con la moglie che lo ha aiutato ad accettarsi senza nascondersi, ora va anche a ballare ed è tutto superato.
    2 piccolissimi esempi familiari che mostrano sì volontà e spirito, ma anche una vicinanza che aiuta a farsi forza e non cedere alla depressione. Potrei parlare anche della mia figlia minore che lo scorso anno è stata operata alla testa per un neurinoma al nervo acustico. Quando ci è stato spiegato che era un tumore ci è gelato il sangue, ma solo per tre secondi, perché quando il medico ci ha detto che era benigno non ci importava più nulla anche gli strascici, e i risvolti non erano nè semplici, nè leggeri, MA E' QUA! I segni e le tracce permanenti ci ricorderanno che i 44 punti più 26 e tutto il resto, sono però VITA.
    Quando vedo in ballando con le stelle, m'inchino davanti alla ballerina con le protesi alle gambe e ride quando gliene 'parte' una CONTINUANDO a ballare leggera e disinvolta. E che dire della ballerina senza braccia o come quelli sopra citati o come tanti altri: Splendide persone, come lo sono Remo, Gigi e Curà che sanno così bene esprimere le emozioni e le opinioni, con cultura, ma anche con cuore. Tanto che basterebbe dire, a chi volesse esprimere 'la sua', mi associo. Tutta la mia ammirazione!
    (Un Ciao anche a Cristina V.)

Commenta

Somma e invia : 2 + 11 =
Accetto Non accetto


Resta aggiornato

Post simili

Il Camp dei Crociati

Bedonia ospiterà in luglio il camp estivo del Parma Calcio 1913

Dal ghiaccio dell'Artico al sole della Valtaro

Carlo Devoti, ideatore della Scuola di Sport Barilla, fu precursore indiscusso nell'ospitare in valle i giovani provenienti dalle repubbliche ex sovietiche. Nel periodo che stiamo vivendo viene naturale ripercorre queste sue esperienze

Corri X Bedonia

La prima edizione della corsa organizzata dai ragazzi di I Love Run e non solo

Valtarese: trent'anni di canestri

A raduno il basket femminile: atlete, allenatori e dirigenti

Dall'Argentario al Giglio: a nuoto e di notte

Roberto Chilosi ci racconta un'altra delle sue imprese sportive

Sulle strade dell'Est

Un'altra testimonianza di Carlo Devoti in cui emerge che l'arte e lo sport possono essere considerati strumenti di pace

Tutta colpa del vento

Sul Monte Pelpi per il trofeo di Parapendio: la voglia di volare, l'attesa e infine la rassegnazione